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Cittadini contro l’arrivo dei rifiuti dalla Tunisia a Persano: “Non saremo la nuova Terra dei Fuochi”

Il territorio si oppone alla soluzione individuata dalla Regione Campania: "C'è il rischio di un disastro ambientale, di un deprezzamento delle abitazioni e danno alle attività commerciali"

Pubblicato:23-02-2022 18:12
Ultimo aggiornamento:23-02-2022 18:15

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NAPOLI – “No alla trasformazione nel nostro territorio nella nuova Terra dei Fuochi della Campania”. Questa la posizione dei cittadini della Piana del Sele che da questa mattina stanno presidiando il sito di Persano, a Serre (Salerno), dove sono attesi i rifiuti rientrati dalla Tunisia sul territorio campano. Alla manifestazione ha preso parte anche il sindaco di Serre, Franco Mennella, ma sono numerosi i primi cittadini del territorio che negli ultimi giorni hanno espresso la loro netta contrarietà rispetto all’allocazione dei rifiuti provenienti dalla Tunisia a Persano.

Il comitato cittadino organizzatore del presidio ha elencato i motivi per i quali il territorio si oppone alla soluzione individuata dalla Regione Campania: “c’è il rischio di un disastro ambientale, di un deprezzamento delle abitazioni e danno alle attività commerciali. L’oasi naturalistica Wwf di Persano, regno della lontra, sarebbe avvelenata e deturpata, anche a livello di immagine, con le migliaia di tonnellate di rifiuti presenti sul territorio. Sussisterebbe il rischio concreto di inquinamento delle acque. I fiumi Sele e Calore potrebbero diventare fogne a cielo aperto, inquinando anche il mare della costa a Sud di Salerno, con rischi per la balneazione”.

La piana del Sele – prosegue il comitato -, il territorio più esteso e fertile della Campania, con le sue eccellenze agroalimentari e i suoi prodotti di qualità esportati in tutto il mondo, non merita davvero questo affronto con questa sciagurata ulteriore allocazione di rifiuti“. La popolazione teme, inoltre, l’arrivo di rifiuti pericolosi.
“Il nostro territorio – spiegano i residenti – è a vocazione turistica ed agricola. L’arrivo del pattume (ben 6mila tonnellate), col danno d’immagine che ne sta derivando, sta già innescando le prime disdette dal Nord”.

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