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La storia di Giuseppe, orfano di femminicidio: “Ho pagato lo psicologo di tasca mia”

Al suo grido si unisce quello di Vera Squadrito, mamma di Giordana, uccisa a 20 anni, e da allora nonna-caregiver della nipotina rimasta orfana

Pubblicato:23-02-2022 16:58
Ultimo aggiornamento:23-02-2022 16:58

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ROMA – “Ho 45 anni e sono orfano da quando ne avevo 18. È solo da pochi anni, però, che riesco a parlare di quello che mi è successo”. Giuseppe Delmonte è un cosiddetto ‘orfano speciale’, ha perso la mamma per mano del padre nel 1997. “Un dolore pazzesco che non passa, il vuoto ti divora, ti manca la terra sotto i piedi. Pensi di farcela, ma ti rendi conto che da solo non puoi. Non ho avuto nessun sostegno psicologico al tempo. La cosa più assurda è che a mio padre hanno dato uno psicologo già dalla prima settimana di ingresso in carcere. Io, invece, uno psicoterapeuta l’ho potuto avere solo tre anni fa, pagandomelo di tasca mia”.

Giuseppe lo racconta nel corso dell’evento online ‘Orfani di femminicidio e diritto all’infanzia’, tenutosi questa mattina per presentare il progetto ‘Respiro – Rete di sostegno per percorsi di inclusione e resilienza con gli orfani speciali’. “Adesso che ho iniziato a parlare non voglio fermarmi più- dice Giuseppe- e soprattutto, alla luce della mia esperienza, ci tengo a lanciare un grido d’aiuto: servono interventi immediati, chi diventa orfano lo è da subito e non può aspettare del tempo per essere preso in carico, da ogni punto di vista. Per me- ricorda- il senso di abbandono istituzionale è stato pazzesco. Lo Stato non è riuscito a salvare mia madre, non è riuscito a tutelare me di fronte alle violenze subite, è giusto che perlomeno tuteli bambini e ragazzi dopo il femminicidio”.

Al grido di Giuseppe si unisce quello di Vera Squadrito, mamma di Giordana, uccisa a 20 anni, e da allora nonna-caregiver della nipotina rimasta orfana. “Sono la voce di tante nonne che hanno dovuto seppellire la propria figlia. Siamo anche noi le vittime dei femminicidi, noi che quando tutto accade entriamo in una macchina infernale di cui non potevamo avere idea. Nella tragedia devastante di quei giorni- ricorda- il sentimento prevalente è l’invisibilità. Molti professionisti vengono a cercarti per questioni legali e burocratiche ma nessuno ti sostiene come persona”. Da qui la sua proposta di creare “un tutor di assistenza, ossia qualcuno che guidi con empatia i figli e i familiari delle donne uccise a percorrere una strada che è molto difficoltosa e dolorosa. La mia resilienza l’ho trovata da sola- dice- nessuno mi ha spiegato quale sarebbe stato il mio calvario. C’è bisogno di una figura che faccia anche questo”.


Parte anche da queste considerazioni l’idea del progetto ‘Respiro’ che ha l’obiettivo di promuovere un modello di intervento e di cura che possa garantire una risposta efficace per la protezione di bambini e bambine quando si verifica un femminicidio, affinché i più piccoli e i loro familiari non siano più soli, ma vengano accompagnati in un percorso di sostegno. L’iniziativa si pone inoltre l’obiettivo di favorire un cambiamento culturale, costruendo insieme ai media e ai comunicatori un’alleanza per diffondere un nuovo approccio alla prevenzione della violenza domestica. Si tratta di un progetto selezionato dalla Fondazione ‘Con i Bambini’ nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. A dare vita all’iniziativa quadriennale è una rete di 13 partner attivi su tutto il territorio nazionale e in particolare in Campania, Calabria, Basilicata, Puglia, Sicilia e Sardegna. Più di 100 gli operatori qualificati coinvolti, 6 le équipe regionali di emergenza e presa in carico, 50 i protocolli d’intesa locali con enti pubblici e del terzo settore.

“Credo che questa sia una grandissima opportunità- ha sottolineato nel corso della presentazione Fedele Salvatore, presidente della Cooperativa Irene ’95, capofila del progetto– oltre che per raggiungere finalmente tutti gli orfani, offrendo a ciascuno risposte per bisogni diversi, anche per costruire le opportune sinergie tra quanti (operatori pubblici e del privato sociale) sono impegnati su questo fronte, in una logica di vera sussidiarietà orizzontale e verticale”.

Il bando all’interno del quale è stato finanziato il progetto ‘Respiro’ “è un’iniziativa necessaria e importante- ha evidenziato Marco Rossi-Doria, presidente di ‘Con i Bambini’– così come lo è stata la decisione di affrontare un fenomeno così grave e delicato. Abbiamo scelto di favorire un processo inclusivo di progettazione partecipata, coniugando sensibilità, competenze ed esperienze altamente qualificate. Si tratta infatti di bambini e bambine che hanno perso in modo violentissimo entrambi i genitori, e devono affrontare un presente e un futuro molto difficili, il che richiede un’opera di riparazione attentissima. Noi sosteniamo sia i ragazzi che gli adulti che se ne occupano. È una sfida di grande impegno per tutti. Ci auguriamo- ha concluso Rossi-Doria- che con questo lavoro dedicato a ragazzi e ragazze così colpiti, le istituzioni e la società aprano gli occhi anche sulle loro vite come è giusto e urgente che faccia tutta la comunità nazionale”.

Nel corso della presentazione è intervenuta anche la senatrice Valeria Valente, presidente della Commissione d’inchiesta sul femminicidio e la violenza di genere del Senato, che ha sottolineato: “Si calcola che ogni anno siano circa 250 i figli e le figlie che vengono resi orfani a causa del femminicidio delle loro madri, accompagnato a volte dal suicidio dei loro padri, autori del delitto. Migliaia sono invece i figli e le figlie che assistono agli abusi e alle violenze in famiglia. Nell’affrontare la violenza contro le donne dobbiamo sempre, necessariamente, tenere conto anche di loro. Nel 2018 il Parlamento ha approvato la legge n. 4, due anni dopo sono arrivati i regolamenti attuativi, ma sappiamo che tantissimi di questi ‘orfani speciali’, come li aveva chiamati Anna Costanza Baldry, la studiosa che per prima ha acceso i riflettori sulla loro condizione, non riescono ancora ad accedere al supporto previsto. Dobbiamo lavorare tutti insieme, istituzioni e società civile, affinché le criticità siano superate: un obiettivo sul quale la Commissione d’inchiesta sul femminicidio è impegnata da sempre e che oggi trova un alleato prezioso nella Fondazione Con i bambini”.

In particolare Valente ha rivolto un appello a tutti gli intervenuti alla presentazione “per capire dove si inceppa il meccanismo. Oggi- ha detto- i soldi ci sono, la destinazione c’è, le norme e i regolamenti attuativi ci sono ma ancora non riusciamo a farci carico delle situazioni quindi dobbiamo capire qual è l’anello che non funziona”. Il progetto ‘Respiro’ punta alla presa in carico di 50 orfani ‘storici’ e 50 nuovi, l’attivazione di 100 percorsi psicoterapici per gli orfani e 100 per i caregivers e 6 o più pronto soccorso in emergenza con protocollo d’intervento integrato.

“La violenza assistita per i bambini è spesso un male invisibile che purtroppo provoca gravi effetti sulla loro salute psicofisica a breve e lungo termine- ha ricordato poi Paolo Siani, vicepresidente della commissione parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza– È necessario e urgente approvare la legge ‘Disposizioni per la prevenzione del maltrattamento sui minori’, depositata alla Camera dei deputati”.

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