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Tg Riabilitazione, edizione del 23 febbraio 2022

In questa edizione si parla di: ernia disco e riabilitazione; obesità e articolazioni; ortopedici e 'Tempo perso' appresso alla burocrazia; dello studio sulla componente della rigenerazione muscolare

Pubblicato:23-02-2022 13:14
Ultimo aggiornamento:23-02-2022 13:15

Tg Riabilitazione
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ERNIA DEL DISCO, RIABILITAZIONE FONDAMENTALE A 3 SETTIMANE DALL’INTERVENTO

A volte capita di sentire un dolore, spesso molto intenso e tale da non permettere nessun movimento o sforzo. Può verificarsi a carico delle gambe o delle braccia nella parte finale della colonna lombare o nel tratto iniziale cioè cervicale. In quest’ultimo caso questi sintomi potrebbero essere la spia dell’ernia del disco. La riabilitazione può venire in soccorso del paziente? L’agenzia Dire sul punto ha interrogato Bernardo Misaggi, direttore della Chirurgia Vertebrale dell’Asst Gaetano Pini Cto di Milano e presidente della Società Italiana di chirurgia vertebrale e scoliosi Sicv&Gis. “Il soggetto affetto da ernia del disco deve attuare strategie precise come evitare il sovrappeso corporeo, praticare un esercizio fisico adeguato e sottoporsi ad un ciclo di riabilitazione motoria. Nel post chirurgico è fondamentale programmare un ciclo riabilitativo personalizzato a distanza di 3 settimane dall’intervento. In particolare gli esercizi devono mirare a un recupero della muscolatura che è meno tonica a causa dell’inattività. Via libera perciò a un protocollo di esercizi in isometria e isotonia sempre senza esagerare. Poi può rimanere la buona abitudine, anche dopo aver superato il momento acuto, di proseguire con la riabilitazione per salvaguardare la schiena e il paziente quindi da problemi futuri”.

OBESITÀ E ARTICOLAZIONI, DOPO IL DIMAGRIMENTO OPERAZIONE A 5 ANNI

Si parla sempre troppo poco di obesità. Una malattia importante che coinvolge più di un milione di persone nel nostro Paese. La colpa non sempre è dei geni ma piuttosto a fare la differenza sono gli stili di vita, che come ben sappiamo comprendono una dieta sana ed equilibrata e l’attività fisica. Un problema non indifferente a cui si dà troppa poca rilevanza, in termini di salute, è rappresentato dall’obesità e il sovrappeso in età pediatrica. Tra le varie complicanze dell’obesità c’è un aumentato rischio di soffrire di mal di schiena o le articolazioni. A volte il chirurgo ortopedico non può inviare in sala operatoria il paziente per impianto di protesi finché il candidato non perde chili. A quel punto diventa fondamentale avviare la collaborazione ortopedico-chirurgo bariatrico. Sul punto, anche in occasione della Giornata mondiale per la prevenzione dell’obesità che ricorre ogni 4 marzo, l’agenzia Dire ha ascoltato il dottor Giuseppe Marinari responsabile dell’Uo di Chirurgia Bariatrica presso l’ospedale Humanitas di Milano. “Il nostro reparto ha una assidua collaborazione con l’ortopedia e gli ortopedici che trattano in particolare i disturbi che affliggono sia l’anca che il ginocchio. L’obesità porta a degenerazione delle articolazioni sottoposte al sovraccarico, riduce la capacità di deambulare e può capitare che i nostri pazienti siano candidati a una protesi. Al tempo stesso l’ortopedico non può operare il ginocchio di un soggetto che pesa 150 kg. Per tale motivo ci inviano i pazienti per farli dimagrire e renderli quindi da loro operabili. La buona notizia è che un’alta percentuale di pazienti perdendo peso rinviano di 5 anni o più l’intervento. Poter spostare di qualche anno l’impianto di protesi è un grande vantaggio per il paziente”.

TROPPA BUROCRAZIA PER GLI ORTOPEDICI, L’INDAGINE ‘TEMPO PERSO’

A contare il tempo perso per dimissioni, compilazione di moduli, prescrizioni, certificazioni e tutti i vari adempimenti burocratici, quello che rimane da dedicare ai pazienti si riduce a poche decine di minuti, neanche un’ora al giorno a ortopedico. Sono questi i risultati importanti della ricerca dal titolo emblematico ‘Tempo perso’ realizzata dalla società scientifica Otodi, Ortopedici e Traumatologi Ospedalieri di Italia, in collaborazione con Otodi Young. La survey ha raccolto i dati di 82 unità ospedaliere di Ortopedia e traumatologia italiane (il 20% delle 400 totali) distribuite in modo omogeneo sul territorio nazionale, focalizzando l’analisi su tre macroaree: le attività svolte in reparto, in sala operatoria e in ambulatorio/Pronto Soccorso. “Abbiamo realizzato questo studio perché ce lo chiedevano gli ortopedici: il lavoro burocratico sta aumentando a livelli insostenibili a discapito delle attività davvero importanti, quelle cliniche e quelle chirurgiche- ha ribadito il presidente Otodi, Vincenzo Caiaffa- il passaggio alla digitalizzazione, che è fondamentale per il nostro Sistema Sanitario, non si sta compiendo nel modo giusto, si perde molto tempo in pratiche burocratiche e questo va a discapito del nostro lavoro”.


INDIVIDUATA LA COMPONENTE DEL SANGUE PER RINGIOVANIRE I MUSCOLI

Con l’avanzare dell’età, i nostri muscoli rimpiccioliscono, sono più deboli, e meno capaci di rigenerarsi dopo un infortunio. Un nuovo studio siglato Upmc e University of Pittsburgh, pubblicato su ‘Nature Aging’, identifica il ‘vettore’ di giovinezza nel sangue, permettendo di comprendere perché la capacità di rigenerazione dei muscoli diminuisce con l’invecchiamento, e apre nuove opportunità nelle terapie di rigenerazione muscolare.

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