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Nati pretermine, le madri parlano molto ma li toccano poco

Condividi su facebook Condividi su twitter Condividi su whatsapp Condividi su email Condividi su print ROMA - Si potrebbe delineare un fenotipo clinico della diade

Pubblicato:23-02-2019 16:18
Ultimo aggiornamento:23-02-2019 16:18

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ROMA – Si potrebbe delineare un fenotipo clinico della diade madre-bambino prematuro, che emerge sia dalle ultime ricerche scientifiche che dalla stessa pratica clinica: il bambino prematuro è tendenzialmente disregolato, mostra maggiori quote di affettività negativa, ha un movimento meno comunicativo, produce meno vocalizzazioni, è particolarmente irritabile, ha spesso delle posture asimmetriche e guarda meno negli occhi.

La madre, oltre a dover affrontare le difficoltà del bambino, si trova a far fronte alla natura post traumatica della sua condizione interna legata alla nascita prematura, ai sensi di colpa per non essere riuscita a portare avanti la gravidanza. Oppure deve affrontare la natura traumatica di quello che è avventuro: parti precipitosi e/o cesarei di urgenza.

È allora statisticamente dimostrata “una minore tendenza al contatto con il bambino tramite il tatto e una maggiore tendenza alla verbalizzazione, a una saturazione dello spazio relazionale attraverso le parole”, spiega Davide Trapolino, neuropsichiatra dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), questa mattina al corso sul neonato pretermine a Roma.


“La mamma di un neonato pretermine tende a fare meno sorrisi e ha più difficoltà nell’entrare nel ritmo giusto della relazione. Si delinea una vulnerabilità in cui non va puntato il dito né contro il bambino, né contro la madre- sottolinea il medico- anzi bisogna capire che è in questa interrelazione che avviene uno scambio di vulnerabilità dal quale si determina tutta la difficoltà dell’interazione madre-bambino. Una riflessione che ci invita a prenderci particolarmente cura del bambino, della diade, ma anche della madre che merita – soprattutto nei sei mesi seguenti la nascita prematura, a maggior ragione se traumatica – di essere seguita, accompagnata e gradualmente condotta a uno stato di maggiore regolazione anche in funzione del bisogno specifico del bambino”.

In assenza della voce materna, si nota infatti che questi bambini prematuri appaiono come se “fossero nudi. Spesso disorganizzano il proprio comportamento, è come se avessero bisogno di quella voce per ritrovare una stabilità. La madre deve essere accompagnata nel diversificare lo stimolo e nel ridurre le quote verbali utilizzando più un canale implicito fatto di affetti- conclude Trapolino- tatto e comunicazione”.

ADOLESCENTI NATI PRETERMINE PIÙ A RISCHIO ANSIA E DEPRESSIONE

Da uno studio condotto su 2.500 giovani adulti e tardo adolescenti nati pretermine (prima della trentesima settimana) “è emerso che sono maggiormente esposti, rispetto alla popolazione generale, a sviluppare condizioni ansioso-depressive, disturbi di attenzione e del comportamento. C’è anche una maggiore incidenza di ritiro sociale, di difficoltà diretta di socializzazione e di adattamento”, fa sapere Davide Trapolino, neuropsichiatra infantile dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), al corso sul neonato pretermine oggi a Roma.
“Retrodatando l’identificazione fenotipica- spiega meglio il medico- potremmo immaginare un fenotipo caratteristico del pretermine, caratterizzato da difficoltà primariamente declinate all’interno delle qualità socioemozionali delle sue competenze: difficoltà di attenzione, irritabilità, difficoltà nel recupero di una situazione di equilibrio dopo essere entrati dentro una condizione di stress, facilità allo stress (ridotta tolleranza e resilienza). Sullo sfondo c’è una globale menomazione delle capacità sociali e di regolare le proprie caratteristiche interne (la capacità di autoregolazione) con la necessità di essere co-regolati dall’altro. È questo- sottolinea il neuropsichiatra- l’equilibrio che spesso viene a mancare”.

È lecito, quindi, correlare i risultati di questi studi agli eventi precoci che riguardano la vita prematura, che “oggi sappiamo intervenire anche alterando la crescita cerebrale- ricorda Trapolino- in particolare la connettività funzionale delle strutture del sistema limbico deposte alla regolazione affettiva”.

“È lecito- ripete il neuropsichiatra- immaginare che lungo una traiettoria di sviluppo disarmonica, precoci stimoli stressanti che riguardano la vita psichica e socioemozionale del bambino prematuro si riverberino su tutta la traiettoria di sviluppo del sistema di regolazione affettiva, che non si interrompe mai- conclude- ma dovrebbe trovare il suo apice al termine dell’adolescenza”.

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