NEWS:

G5 Sahel, Rocca (Croce rossa): “Altro che missioni militari, serve dignità”

Intervista a Francesco Rocca, presidente della Federazione internazionale delle società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa

Pubblicato:23-02-2018 12:26
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:31

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – “A parole si dice sviluppo, poi in pratica si investe solo in ‘sicurezza’ e missioni militari“: Francesco Rocca, presidente della Federazione internazionale delle società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (Ifrc), è raggiunto dall’agenzia DIRE in Niger, tra Adagez e Niamey. Subito si parla della conferenza “di alto livello” aperta questa mattina a Bruxelles, con l’annuncio dell’aumento da 50 a 100 milioni di euro degli stanziamenti Ue per la forza “anti-terrorismo” dei Paesi del G5 Sahel.

“La conferma che si dice ‘aiutiamoli a casa loro’ e poi invece si investe tutto sulla ‘sicurezza’, dimenticandosi della dignità degli esseri umani” accusa Rocca. Convinto che un’emergenza sicurezza nel Sahel ci sia, ma riguardi anzitutto la sicurezza alimentare, “un tema enorme”.

E i migranti, non servono interventi dell’Ue per disciplinare i flussi?


Nessuno può fermare chi è disperato” risponde il presidente della Federazione: “L’Europa deve capire che il primo investimento da fare è sulla sicurezza alimentare, il lavoro e i servizi di base, a partire dall’istruzione“.

Rocca lo ribadisce dopo aver visitato una scuola a Niamey. Costruita nel 1985 grazie a fondi della Croce Rossa italiana, doveva ospitare appena 40 studenti. Nel corso degli anni, però, si è investito e sono state create opportunità. “Oggi a frequentare le classi sono ben 1.200 bambini, dalla materna alle elementari” sottolinea il presidente della Federazione.

“E’ un esempio della strada da seguire, mettendo al primo posto il rapporto con le comunità”.

Secondo Rocca, in Niger e nel Sahel delle rotte migranti la parola chiave è “dignità”.

“Me lo hanno ricordato le persone che ieri ho incontrato ad Agadez, testimoni di come il Sahara non sia meno letale del Mediterraneo” dice il presidente della Federazione: “La differenza è che non sappiamo quante persone siano morte nel deserto o quali condizioni inumane abbiano affrontato”.

Conseguenza dolorosa, sembra di capire, di approcci sbagliati. “Cosa accade puntando tutto sulla ‘sicurezza’?” chiede Rocca. “Lo abbiamo visto in Libia: un disastro”.


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it