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#MeToo in Italia, Crescentini: “Sulle scene di sesso non sempre ci si sente tutelate” 

L'attrice italiana commenta così le denunce di violenza nel mondo del cinema raccolte dall'associazione Amleta

Pubblicato:23-01-2023 18:39
Ultimo aggiornamento:23-01-2023 18:45
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ROMA – In queste settimane sta facendo ‘rumore’ sul web quello che si può definire il ‘#MeToo italiano’, portato sotto la luce dei riflettori da Amleta. L’associazione di promozione sociale, fondata da 28 attrici, ha lo scopo di contrastare la disparità e la violenza di genere nel mondo dello spettacolo. #ApriamoLeStanzeDiBarbablù questo l’hashtag della campagna che sta raccogliendo molte voci di donne che hanno subito abusi tra set cinematografici e teatri. Secondo il report di Amleta e Differenza donna sono 223 le vittime, di cui 207 sono donne.  

CRESCENTINI: “SPERO VENGANO FUORI I NOMI MA I PROVINI NON SONO ‘ONE TO ONE’

“Piano piano stanno uscendo tanti casi e chiunque si sia trovato in situazioni del genere lo sta raccontando. Chiaramente, a breve bisogna fare i nomi. Vorrei sapere da chi mi devo tutelare, da chi devo stare attenta. Poi è chiaro, ma lo ripeto, non si fanno i provini ‘one to one’, c’è una figura professionale che si chiama casting, oppure c’è un aiuto regia. Non si va all’arrembaggio, non si fa questo lavoro a tutti i costi, si fa soltanto in un ambito professionale”, ha detto Carolina Crescentini all’agenzia Dire. “Sento storie di tante persone che si sono trovati in contesti del genere. A me non è mai successo, non sto da sola nemmeno quando vado dal dentista. Anche nella vita – ha proseguito l’attrice – se percepisco una situazione strana me ne vado. Quindi rinuncio io. Se sei competente e professionale in quello che fai non penso che ti chiudano le porte”.

“VORREI PIU’ ATTENZIONE AI PROTOCOLLI PER LE SCENE DI SESSO”

Crescentini ha poi espresso il desiderio che vengano rivisti i protocolli per le scene di sesso sul set: “Ci sono dei protocolli sui contratti in merito al comportamento, soprattutto in un momento molto delicato che sono le scene di intimità. Su questo bisognerebbe metterci un po’ più di attenzione perché è discrezione e sensibilità del regista e/o dell’aiuto regia. A volte ti senti tutelata, a volte no”. Una campagna italiana necessaria che arriva a qualche anno di distanza dal #MeToo diventato virale nel 2017 in tutto il mondo, dopo le rivelazioni pubbliche di accuse di violenza sessuale contro il produttore cinematografico Harvey Weinstein. Un caso che in questi giorni è nelle sale italiane. Il 19 gennaio è uscito ‘Anche io’ di Maria Schrader, che racconta la vera storia delle due reporter del New York Times, Megan Twohey e Jodi Kantor che con la loro inchiesta hanno svelato gli abusi di Hollywood, come quelli accusati a Weinstein, e spinto molte donne a denunciare.


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