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Juice, fra le lune ghiacciate di Giove per svelare i segreti della vita

Una missione per esplorare Giove e le sue tre lune ghiacciate: la sonda Juice dovrebbe partire ad aprile e porta una dedica a Galileo

Pubblicato:23-01-2023 17:52
Ultimo aggiornamento:23-01-2023 17:52
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scientificam 23 genn
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ROMA – Una missione tra le lune del gigante gassoso del nostro sistema solare in cerca di risposte ad alcuni tra i più fondamentali quesiti dell’astronomia: come si creano i pianeti? E cosa li rende abitabili? L’Esa prepara la partenza di Juice (Jupiter Icy Moon Explorer), che ad aprile dovrebbe lasciare la superficie terrestre a bordo di un razzo Arian 5 alla volta di Io, Ganimede, Europa e Callisto, i 4 satelliti di Giove. Un viaggio lungo e complesso, che porterà nel 2030 il dispositivo dell’Agenzia spaziale europea a orbitare in quello che è considerato una sorta di ‘micro sistema solare’, catturando per 3 anni dati essenziali alla ricerca scientifica, e osservando l’atmosfera e la magnetosfera di Giove, studiando l’interazione delle lune galileiane con il pianeta.

Ganimede è il satellite più grande del sistema solare, è persino più grande di Mercurio ed è composto di roccia e ghiaccio. Così come Callisto, che nell’orbita di Giove è secondo per dimensioni. In tutte le Lune di Giove si ritiene che ci siano oceani interni. Per questo sono l’oggetto della missione che mira a far luce su due temi chiave della strategia europea Cosmic Vision indagando sull’eventuale abitabilità degli ambienti dei pianeti giganti.

Il coinvolgimento italiano in questa missione e in particolare dell’ASI assieme alla comunità scientifica nazionale è ampio. Tre degli strumenti di cui Juice si servirà sono a guida italiana: il Radar RIME, la camera JANUS, lo strumento di Radio Scienza 3GM. A questi si aggiunge lo spettrometro MAJIS (Moons and Jupiter Imaging Spectrometer) dell’agenzia spaziale francese CNES, sviluppato in collaborazione con l’Italia.


In particolare RIME (Radar for Icy Moon Exploration), è un radar sottosuperficiale ottimizzato per penetrare la superficie ghiacciata dei satelliti Galileiani fin alla profondità di 9 chilometri con una risoluzione fino a 30 metri. Per questo strumento, il cui Principal Investigator è dell’università di Trento, è prevista anche una collaborazione sull’uso e condivisione dei dati scientifici anche con il Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA. JANUS (Jovis, Amorum ac Natorum Undique Scrutator), è una camera ottica per studiare la morfologia ed i processi globali regionali e locali sulle lune e per eseguire la mappatura delle nubi di Giove. Per Janus, Leonardo ha realizzato, anche grazie alla collaborazione dell’Università Partenope di Napoli, la telecamera ad alta risoluzione dedicata al monitoraggio dell’atmosfera di Giove e lo studio delle sue tre lune ghiacciate per la ricerca di ambienti in grado di ospitare forme di vita. La telecamera è stata realizzata anche grazie alla collaborazione con l’agenzia tedesca DLR, che ha partecipato allo sviluppo attraverso un accordo bilaterale con ASI.

Lo strumento 3GM (Gravity and Geophysics of Jupiter and the Galilean Moons) per radio scienza, comprende un transponder in banda Ka ed un oscillatore ultrastabile. Sarà utilizzato per studiare il campo di gravità fino alla 10 armonica di Ganimede e l’estensione degli oceani interni sulle lune ghiacciate. 3GM prevede anche una collaborazione con l’agenzia spaziale Israeliana, ISA, che ha realizzato USO (Ultra stable Oscillator) un l’esperimento di radioscienza. Infine MAJIS (Moons and Jupiter Imaging Spectrometer), è uno spettrometro iper-spettrale ad immagine per osservare le caratteristiche e le specie minori della troposfera di Giove nonché per la caratterizzazione dei ghiacci e dei minerali sulle lune ghiacciate. MAJIS, di responsabilità francese è stato realizzato con un accordo bilaterale tra ASI e CNES.

“Il contributo italiano alla missione JUICE, costituito dalla strumentazione scientifica e non solo- spiega Angelo Olivieri dell’ASI- rappresenta lo stato dell’arte sia dal punto di vista tecnologico che scientifico”. La comunità scientifica è convinta che gli sforzi congiunti porteranno a risultati sorprendenti mai raggiunti prima. Una targa montata sulla scocca della sonda Juice incarna le speranze riposte nella missione: è dedicata all’astronomo italiano Galileo Galilei che nel 1610 fu il primo a osservare Giove e le sue lune maggiori con un semplice telescopio.

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