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Neonato morto al Pertini, parla l’esperto: “Tragica fatalità, se fosse accaduto in casa si parlerebbe di morte improvvisa”

A uccidere il neonato all'ospedale Pertini è stato un collasso post natale, evento rarissimo: l'analisi di Luigi Orfeo, presidente della Società italiana di Neonatologia

Pubblicato:23-01-2023 15:44
Ultimo aggiornamento:24-01-2023 16:13
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ROMA – “Se fosse successo 24 ore dopo, sarebbe avvenuto in casa e anche lì forse nessuno sarebbe potuto intervenire. È accaduto in ospedale, dove è chiaro che episodi simili sono meno frequenti proprio perchè vi sono più controlli. È evidente che si cercano delle responsabilità: fosse accaduto a casa, probabilmente sarebbe stato un evento di morte improvvisa, come purtroppo accadono e che spesso non hanno alcuna spiegazione”. Lo spiega all’agenzia Dire il presidente della Società Italiana di Neonatologia (Sin), Luigi Orfeo, commentando la morte per soffocamento all’ospedale Pertini di Roma di un neonato di tre giorni mentre la madre lo stava allattando.

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“IL COLLASSO POST NATALE SI VERIFICA IN UN CASO OGNI 10.000”

“Solo l’autopsia sarà in grado di fare chiarezza- continua- ma sembra che il seno della madre abbia bloccato la respirazione del bambino, essendosi la mamma addormentata. Questa è una delle cause che, fortunatamente, sono estremamente rare ma che, purtroppo, ancora accadono”.
“Poi- prosegue Orfeo- c’è il problema dell’evento che si è verificato che, purtroppo, rientra nell’ambito di eventi che conosciamo e che passano sotto il nome di ‘Collasso post natale‘, il ‘Sudden unespected postnatal collapse’, noto come ‘Supc’, evento inaspettato e improvviso che può provocare anche la morte del bambino e che ha una frequenza di circa uno ogni diecimila nati, quindi davvero molto rara”.


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“IL ROOMING IN È FONDAMENTALE PER L’ALLATTAMENTO AL SENO”

“Per noi è assolutamente fondamentale difendere il percorso di ‘rooming in’– sottolinea il presidente della Sin- ovvero la possibilità che in tutti i punti nascita i bambini e le mamme stiamo assieme 24 ore su 24: si tratta di una indicazione di tutte le società internazionali e dell’Organizzazione mondiale della sanità, fondamentali per la promozione dell’allattamento al seno. Il nostro timore, al di là della tragedia avvenuta, è che questo evento possa in qualche modo modificare routine assistenziali consolidate come le migliori possibili”.

“La tragedia- ricorda inoltre- è avvenuta nonostante la tecnica del ‘rooming in’ sia in qualche modo controllata: il personale non può certo verificare ogni cinque minuti ma in genere ci sono protocolli di reparto che prevedono controlli a scadenza di tempo proprio per valutare come la mamma stia gestendo il proprio bambino”.

“LA MORTE È AVVENUTA NELLA TERZA GIORNATA”

“Naturalmente- dice ancora- a monte ci dovrebbe essere una preparazione della madre e degli operatori a rendersi conto se la mamma è in grado di provvedere immediatamente al proprio bambino. La tragedia, tra l’altro, è accaduta nella terza giornata, nelle prime due la mamma aveva tenuto il bimbo senza problemi. Purtroppo questa volta si è addormentata e questa, forse, potrebbe essere stata la causa iniziale di tutto quello che è poi accaduto”.

“Come Servizio sanitario nazionale- tiene a precisare il presidente della Società Italiana di Neonatologia- l’Italia è tra i Paesi che mantengono in ospedale per più tempo i bambini e le mamme. Ad esempio, in Inghilterra mamma e figlio vengono mandati a casa dopo 6 ore, perchè una donna che ha partorito e un neonato sano possono andare a casa anche immediatamente. Noi, invece, continuiamo a controllare il bimbo per almeno 48 ma anche per 72 ore, anche se è evidente che il piccolo è affidato alle cure della madre, che è assolutamente in grado di gestire il proprio figlio”.

IL NEONATO ERA STATO VISITATO DA POCO

“D’altronde- afferma inoltre- nel caso specifico, il bambino deceduto al Pertini era stato sottoposto meno di un’ora prima a un prelievo per la bilirubina, dunque il personale lo aveva visitato da poco. I controlli sono molto frequenti nelle prime due ore di vita del bambino, quando il rischio di questi episodi è molto alto, mentre diventano meno frequenti ogni 3-6 ore, perchè il rischio è estremamente basso”.

Intanto il padre del neonato morto accusa il nosocomio romano di aver lasciata sola per ore la moglie e di averla ignorata dopo il parto. “I tempi però non tornano- afferma Orfeo- l’uomo parla di 17 ore di travaglio che, però, è avvenuto tre giorni prima. Sicuramente le partorienti sono molto stanche, anche dopo un taglio cesareo, e devono essere aiutate a riuscire a coordinare il proprio riposo con quello del bambino. Però, l’elemento fondamentale è che tutte le linee guida internazionali ci dicono che per promuovere un adeguato allattamento al seno è assolutamente necessario che il bambino stia con la mamma 24 ore su 24, dal primo momento della nascita, la cosiddetta ‘separazione zero’, parola d’ordine della neonatologia”.

“Se infatti- conclude- separiamo il bambino, ecco che il piccolo non potrà attaccarsi al seno della madre e sarà alimentato con latte artificiale, tutto il contrario delle nuove linee guida per una corretta alimentazione del bambino, che prevedono il contatto pelle a pelle in sala parto per almeno due ore, il cosiddetto ‘skin to skin’, il ‘rooming in’ e le politiche di sostegno all’allattamento. È evidente che tutto questo va fatto in sicurezza”.

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