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Caserta, attivisti dell’ex Canapificio denunciano: “Rete nazionale Sprar in ginocchio”

Un appello al ministro dell'Interno per "superare il decreto sicurezza garantendo il ripristino di un sistema unico di accoglienza integrata e diffusa"

Pubblicato:23-01-2020 17:34
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:53

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NAPOLI – “Superare il decreto sicurezza garantendo il ripristino di un sistema unico di accoglienza integrata e diffusa per tutti e tutte richiedenti e titolari; il superamento del modello emergenziale Centri di accoglienza straordinaria (Cas); l’apertura di canali legali per il contrasto al traffico di esseri umani e il potenziamento dei corridoi umanitari; l’emersione dall’irregolarità su base individuale in particolare per il percorso di inclusione o in presenza della possibilità di un contratto di lavoro; il ripristino della protezione umanitaria o allargamento dei casi speciali”. Questa la richiesta rivolta al ministero dell’Interno da parte degli attivisti dell’ex Canapificio di Caserta che denunciano lo smantellamento della rete di accoglienza Sprar che aveva reso il capoluogo campano modello europeo di inclusione sociale. “Il nuovo governo – spiegano – sostiene di muoversi in direzione di discontinuità e cambiamento rispetto al governo precedente. In realtà, non solo non ha ancora abrogato i decreti sicurezza, ma li sta applicando nella sua forma restrittiva e addirittura in forma retroattiva, cacciando dai virtuosi circuiti dell’accoglienza anche coloro che vi sono entrati prima del 5 ottobre 2018″. 

56 sono i migranti inseriti nel progetto all’ombra della Reggia vanvitelliana e negli anni hanno costruito percorsi di istruzione: sono accompagnatori volontari del Piedibus, custodi dei giardini comunali sottratti al degrado, stanno imparando un lavoro e hanno predisposto di radicarsi lì per il futuro.

“Tra questi ci sono persone con gravissime disabilità – aggiungono gli attivisti – come non vedenti, vulnerabili e irrimpatriabili. 56 storie a Caserta e migliaia in Italia. L’intera rete nazionale dei progetti Sprar (oggi Siproimi: sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati, ndr) è in ginocchio, malgrado sia stata considerata negli ultimi 20 anni, la misura di accoglienza e inclusione più virtuosa in Europa”. “Oggi – sostengono dall’ex Canapificio – lo Stato caccia senza ritegno queste stesse persone cui aveva chiesto di entrare nel tessuto sociale di una nuova realtà. Oggi queste persone non hanno più diritto ad alcuna accoglienza di qualità: lo Stato dice ai migranti che stanno aspettando risposta alla loro richiesta di protezione internazionale e a chi, avendone ricevuto diniego, è in fase di ricorso: “il tuo percorso nello Sprar è finito. Mentre si decide che fare del tuo permesso di soggiorno, ti sposto come un pacco in un centro di accoglienza straordinario, senza più diritto a scuola, formazione professionale, inclusione sociale”.


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