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In Sud Kivu le vittime dell’estrazione illegale di oro si uniscono: “Chiediamo giustizia”

Le comunità potranno intentare cause collettive contro le multinazionali accusate di distruggere terreni ed ecosistemi intorno al fiume Elila

Pubblicato:22-12-2022 13:03
Ultimo aggiornamento:22-12-2022 13:03

sud kivu - miniere oro - estrattivismo illegale
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ROMA – Cause collettive per far valere i propri diritti contro chi si appropria di risorse del territorio lasciando dietro di sé inquinamento e devastazione: è la possibilità che si apre in Repubblica democratica del Congo con la nascita di un’associazione che riunisce le vittime dell’estrazione illegale di oro.

La vicenda, riferita da fonti sul posto dell’agenzia Dire, arriva dalla provincia orientale del Sud Kivu e in particolare dalla parrocchia di Santo Spirito a Kitutu. Nell’area, lungo il corso del fiume Elila, operano la Oriental Resources Congo (Orc) e altre aziende cinesi.

SOTTO ACCUSA LE AZIENDE ESTRATTIVE CINESI

Le attività estrattive sono finite sotto accusa in seguito alla pubblicazione di un documentario giornalistico che ha spinto il governatore locale ad avviare un’inchiesta e a chiedere il rispetto di una serie di condizioni, dal pagamento delle tasse alle realizzazione di opere di valore sociale per ricompensare le comunità. Fonti della Dire hanno confermato la distruzione di campi di cassava e di riso e danni per l’itticoltura, le piantagioni di palma da olio e più in generale i terreni lungo gli argini dell’Elila, sventrati dalle trivelle e desertificati.
Nel fine-settimana è stato approvato lo statuto dell’associazione, che sarà depositato ora negli uffici competenti del capoluogo Bukavu grazie all’aiuto dei rappresentanti di una ong locale, Bureau d’Etudes Scientifiques et Techniques (Best).


LE COMUNITÀ DANNEGGIATE POTRANNO FARE CAUSA E CHIEDERE RISARCIMENTI

“I 12 fondatori dell’associazione rappresentano i villaggi più colpiti, dai quali pure sono giunti i circa 80 partecipanti all’assemblea che ha approvato lo statuto” riferisce alla Dire padre Davide Marcheselli, sacerdote diocesano di Bologna animatore dell’iniziativa, al lavoro con i saveriani a Kitutu. “L’impegno è far sì che le vittime possano agire sul piano legale, favorendo indagini delle autorità competenti e magari intentando un processo contro gli abusi, passati e presenti visto le aziende straniere continuano a scavare“.

Lo sfruttamento dei giacimenti auriferi dell’est del Congo è da tempo fonte di preoccupazione. Esperti dell’Onu hanno denunciato la possibilità di “volumi di oro di contrabbando molto superiori rispetto a quelli venduti attraverso canali

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