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Catalogna, la linea di Puidgemont: “Rispetto del voto e poi dialogo”

'Lo Stato spagnolo è disposto ad accettare il risultato di ieri?', chiede l'ex presidente catalano

Pubblicato:22-12-2017 15:06
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:01

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BRUXELLES – Il ritorno a patto che venga riconosciuto l’esito delle urne e siano rispettate le garanzie. La richiesta di ascolto all’Europa. Il dialogo con Mariano Rajoy e il governo insieme con Esquerra Republicana e con chiunque voglia porre fine all’unilateralità messa in campo fino ad oggi da Madrid. Il discorso di Carles Puigdemont, ex presidente catalano, durante la conferenza stampa a Bruxelles il giorno dopo il voto per il rinnovo del Parlamento regionale, si snoda lungo questi binari.

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“Lo Stato spagnolo è disposto ad accettare il risultato di ieri?” chiede. “Urne che ha convocato esso stesso con le sue regole e con condizioni atroci per tutti noi? Con un appoggio mediatico senza precedenti e ignorando ogni principio di neutralità anche nel giorno del silenzio. Con un dispiegamento di risorse economiche che dovrà essere spiegato, con un candidato in carcere e uno in esilio. E nonostante queste condizioni, abbiamo vinto le elezioni. Lo Stato rispetterà la democrazia? Sì o no? Perché se la rispetterà, domani mattina stesso siamo pronti a tornare”. Tornare, ma per cosa fare? Innanzitutto, parlare con la sua controparte: il primo ministro Rajoy.

“Sono disposto a incontrare Rajoy – dice Puigdemont – ma so che oggi non è ancora stato riconosciuto il risultato delle urne. Non so quale è la posizione di Rajoy, ma non avremmo problemi a tornare se saranno rispettate le garanzie. Non si può avanzare nessuna proposta se non si riconosce il risultato delle urne e questo è indispensabile in una democrazia e penso che elezioni in cui si ha l’80% di partecipazione, siano un messaggio chiaro. Bisogna politicamente ripartire da lì. Ho molto interesse a sapere qual è la posizione del governo spagnolo di fronte a queste elezioni“. Incontro con Rajoy e dialogo. La partita che si apre appare totalmente politica.


“La via prioritaria di questo Parlamento e del precedente è sempre stato il dialogo. Quello che è successo è che l’unilateralità stava nell’altro lato. E se l’altra parte non vi rinuncia, dobbiamo tutti farci i conti. Le elezioni di ieri possono spingere lo Stato spagnolo ad abbandonare la via unilaterale che ha applicato fino ad oggi”.

Lo scenario che Puigdemont dipinge è quello di un governo con Esquerra Republicana. “Per la prima volta – spiega – possiamo governare con tranquillità con una alleanza di Junts per Catalunya e Esquerra Republicana, perché il gruppo alternativo non può competere, ma ovviamente possiamo allearci anche con la Cup. Ma non solo con la Cup, con chiunque condivida l’idea che se la ricetta spagnola della unilateralità ha fallito, lo Stato spagnolo debba rigettarla e ascoltare il popolo catalano e il suo desiderio di votare per il suo futuro. Perché questo non è grave né criminale. Se ci sono altri che condividono questa visione, saremo contenti di unirci. Vogliamo arrivare a una negoziazione e credo che ci sia una parte dello Stato spagnolo che vuole fare politica, per trovare un compromesso per risolvere la situazione. Pertanto credo che non ci debba essere nessuna condizione e che possiamo parlare di tutto. Non si può chiedere a Rajoy di rinunciare alle sue idee, né a me di rinunciare alle mie”.

A chi gli chiede dell’Europa e della mancanza di una sponda politica da parte di Bruxelles, Puigdemont risponde: “Non chiedo alla Commissione Europea di cambiare idea. Può sostenere la ricetta di Mariano Rajoy anche se questa ricetta non ha funzionato. Io le chiedo solamente di ascoltare le urne. Di ascoltarci. Di ascoltare una parte dell’Europa. Oltre 5 milioni di cittadini europei si sono espressi nelle urne, con una partecipazione massiccia che ha raggiunto livelli storici, credo si siano guadagnati il diritto di essere ascoltati. Non le chiedo di fare cose impossibili o di cambiare le regole del gioco. Certo che deve ascoltare lo Stato spagnolo, ma chiediamo che venga ascoltata anche una parte importante della realtà che è la maggioranza del nuovo Parlamento catalano”.

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