Di Mattia Caiulo e Alessandra Fabbretti
REGGIO EMILIA – La Corte di assise di Reggio Emilia ha accolto la richiesta di incidente probatorio urgente avanzata dalla Procura in seguito al ritrovamento del presunto cadavere di Saman Abbas. È infatti fissato per domani alle 12 il conferimento della perizia tecnica per estrarre e dare un’identità ai resti trovati a Novellara e che si ritiene possano essere quelli della giovane pakistana scomparsa dalla notte tra il 30 aprile e il 1 maggio 2021.
Per la presidente della Corte, Cristina Beretti, “il luogo del rinvenimento e l’accurato sotterramento portano a ritenere altamente probabile che si possa trattare del corpo della giovane donna“. Il processo a carico dei cinque parenti accusati di averla uccisa per aver rifiutato delle nozze combinate – lo zio, due cugini, il padre arrestato di recente in Pakistan e che ora potrebbe essere estradato e la madre (ancora latitante) – inizierà il prossimo 10 febbraio a Reggio Emilia.
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Intanto, si levano nuove voci in favore della proposta di concedere alla 18enne scomparsa la cittadinanza italiana. “Io, Ahmad Ejaz, giornalista pakistano, insieme alla comunità pakistana e alla società civile italiana, chiedo che Saman sia riconosciuta come cittadina italiana anche se il suo permesso di soggiorno è scaduto. Saman deve diventare il simbolo delle giovani generazioni e le seconde generazioni che vogliono vivere senza tradizioni barbariche in piena libertà“. Con queste parole il giornalista Ahmad Ejaz invita a firmare una petizione lanciata sulla piattaforma su Change.org.
Ejaz, che ha collaborato come mediatore con la trasmissione Rai ‘Chi l’ha visto?’, continua: “Nel novembre 2022 è stato arrestato in Pakistan il padre Shabbar Abbas, mentre la madre Nazia Shaheen è latitante. L’uomo, un mese dopo la scomparsa, confessò il delitto in una telefonata. Il 19 novembre vengono trovati resti umani a Novellara: sono in corso accertamenti”. Il giornalista conclude: “Mentre traducevo i messaggi inviati da lei al suo fidanzato mi veniva da piangere, mi sembrava mia figlia, il suo urdu raffinato, la sua voce, e la sua innocenza” e ricorda che in uno di questi messaggi Saman ha dichiarato: “È arrivato l’ordine dal Pakistan di uccidermi, ma io voglio i miei documenti per potermi sposare con il mio fidanzato”.
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