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Quando gli italiani andavano in moto a Bologna ogni cantina era un’officina: l’epopea in una mostra

Al Museo del patrimonio industriale dal 26 novembre al 28 maggio 50 anni di storia della produzione locale di motocicli tra meteore e brand che hanno sfidato il tempo

Pubblicato:22-11-2022 12:04
Ultimo aggiornamento:22-11-2022 12:11

Cartolina pubblicitaria della moto Ducati Diana 250, 1961, Enrico Ruffini, Archivio personale
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BOLOGNA- C’è stato un tempo, nella terra che ha visto nascere i marchi più iconici della storia dell’automobilismo e del motociclismo, in cui ogni garage era un’officina, ogni cantina era il laboratorio dove nascevano nuove avventure imprenditoriali su due ruote. Ci sono realtà come Ducati e Motori Minarelli che hanno superato la prova del tempo e se la giocano ad alti livelli (altissimi nel caso della casa di Borgo Panigale), altre piccole esperienze che, soprattutto negli anni ’40 e ’50 come meteore hanno attraversato il firmamento del motociclismo per scomparire nel giro di pochi anni.

50 ANNI DI STORIA DELLA MECCANICA

Se ne potrebbero citare a decine di piccole aziende bolognesi, i cui nomi i sono persi nella memoria, fiorite con l’esplosione del mercato delle due ruote, quando ancora la motocicletta (soprattutto quelle di piccola cilindrata) era, dopo la bici, il più diffuso mezzo di trasporto tra gli italiani, prima che l’automobile diventasse alla portata di (quasi) tutti. Il Museo del Patrimonio industriale di Bologna vuole raccontare questa storia e lo fa con una mostra, “Antologia della moto bolognese, 1920-1970” (26 novembre-28 maggio), che porta a compimento il lavoro di indagine condotto negli anni dall’istituzione sulla produzione locale di motocicli.

IN MOSTRA 32 MOTOCICLETTE

La mostra ripercorre cinquant’anni di produzione, che si è distinta, fin dagli esordi, per l’inventiva e le capacità di numerosi tecnici che si sono cimentati, con diversa fortuna, nella realizzazione di veicoli sempre molto curati. Solo pochi marchi sono riusciti a tradurre l’apprezzamento della critica e dei singoli appassionati in un vero e proprio successo commerciale, tuttavia l’industria bolognese delle due ruote, anche con l’apporto del settore della componentistica, ha lasciato un segno indelebile nella storia del motociclismo italiano. Il percorso espositivo presenta, dunque, 32 motociclette realizzate dai più importanti marchi del cinquantennio ed è arricchito da una serie di materiali multimediali.


QUANDO ANCHE GD PRODUCEVA MOTO

Dagli anni Venti, quando si impongono Gd (oggi uno dei campioni italiani del packaging) e MM, si arriva al dopoguerra, con l’avvio della produzione del Cucciolo nello stabilimento di Ducati, uno dei micromotori che più contribuisce all’affermazione della ‘motorizzazione popolare‘ in Italia. Morini vince il Campionato Italiano 125 nel 1948 e 1949, mentre F.B Mondial, milanese ma interamente progettata e costruita a Bologna, si aggiudica il Campionato del Mondo nel 1949, 1950 e 1951.

NEGLI ANNI ’50 IL BOOM CON 55 MARCHE

Negli anni ’50 lo scenario motociclistico bolognese è estremamente vivace, con ben 55 marche di motocicli finiti, per lo più di piccole e medie cilindrate. Solo alcune si avviano ad avere un assetto ed una organizzazione produttiva moderni, con stabilimenti efficienti e un’adeguata dotazione di macchine: in città Ducati e Moto Morini, a Porretta Terme la Demm, oltre alle lombarde/bolognesi F.B Mondial e MI-VAL. Marche storiche e prestigiose, come C.M e M.M., si avviano invece al declino. In campo sportivo primeggiano Benelli, Guzzi, F.B Mondial, Moto Morini, MV, Parilla, aziende che possono permettersi gli elevati costi delle squadre corsa.

LA MOTO DEL RECORD DI VELOCITA’ DEL 1933

Negli anni ’60, difficili per il settore a causa dell’affermarsi delle case giapponesi e del dilagare dell’auto, si fanno comunque strada nuove case produttrici, come la Italemmezeta, poi Italjet, caratterizzata da una eclettica produzione, e di marchi già conosciuti che trovano una nuova importante dimensione produttiva e commerciale, come Cimatti, Malaguti, Malanca, Testi, apprezzati in particolare per le loro piccole cilindrate. In mostra anche la M.M. 175 del 1933 che consegue il record mondiale di velocità sul chilometro lanciato effettuato nel tratto rettilineo tra l’ottavo e il nono chilometro della strada che collega Borgo Panigale a San Giovanni in Persiceto.

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