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Usura con tassi fino al 200% annuo a Enna, due arresti

La guardia di finanza sequestra beni e denaro per 400mila euro

Pubblicato:22-11-2022 10:04
Ultimo aggiornamento:22-11-2022 10:04
Autore:

blitz oleandro
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PALERMO – Prestiti di denaro con tassi da usurai che in alcuni casi arrivavano al 200% annuo e che portavano le vittime anche a cedere direttamente le aziende ai propri aguzzini per estinguere il debito. Protagonisti due fratelli di Leonforte, in provincia di Enna, finiti agli arresti domiciliari nell’ambito di una indagine condotta dal Comando provinciale della guardia di finanza e dalla tenenza di Nicosia.

IMPRESE IN GINOCCHIO

Il vasto giro di usura, al quale si aggiungono anche le accuse di riciclaggio e utilizzo di fatture false, si è innescato in occasione della crisi pandemica da Covid-19 che ha messo in ginocchio diverse aziende per crisi di liquidità. Le fiamme gialle, al termine di una indagine durata oltre un anno e denominata ‘Full Control’, hanno sequestrato anche beni e denaro per 400mila euro ai due presunti usurai. Sono complessivamente venti le persone indagate, a vario titolo, per usura, estorsione, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, emissione di fatture false e dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

LE VITTIME HANNO COLLABORATO

Decisiva la collaborazione fornita dalle vittime degli usurai. Secondo la guardia di finanza i due arrestati, una volta concesso il prestito ed obbligata la vittima al pagamento mensile di interessi “sempre superiori al limite massimo fissato dalla legge”, davanti alle prime difficoltà manifestate dagli imprenditori li avrebbero costretti a cedere, a titolo di garanzia, le proprie quote societarie, talvolta in modo occulto mentre altre volte attraverso la loro formale acquisizione. L’operazione di acquisto era “accompagnata tuttavia – spiegano le fiamme gialle – da pagamenti fittizi”.


QUOTE SOCIETARIE COME GARANZIA DEL PRESTITO

In altri casi la concessione del prestito sarebbe stata subordinata direttamente all’acquisizione delle quote societarie a titolo di garanzia “e alla conseguente pretesa, per la restituzione del prestito e degli interessi, di una parte dei ricavi aziendali”. Se le attività o i ricavi delle aziende non si rivelavano sufficienti a garantire il pagamento degli interessi e la restituzione del capitale, “veniva richiesto alle vittime, quale garanzia aggiuntiva, il rilascio di cambiali firmate in bianco, con l’intento in questo modo – è la ricostruzione della guardia di finanza – di prolungare il più possibile, anche con violenza e minacce, l’attività usuraria”.

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