NEWS:

Violenza sulle donne, Mari e Somma: “In tribunale strapotere Pas, ma c’è pregiudizio”

'Demetra, donne in aiuto', convegno 'Processo civile: criticità e aspetti positivi nei percorsi di uscita dalla violenza delle donne'

Pubblicato:22-11-2021 20:59
Ultimo aggiornamento:22-11-2021 20:59
Autore:

giustizia-tribunale
FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – “In Romagna negli ultimi giorni sono state uccise 5 donne da uomini con cui erano in relazioni di intimità”. Così oggi pomeriggio Nadia Somma, referente di Demetra donne in aiuto, al convegno ‘Processo civile: criticità e aspetti positivi nei percorsi di uscita dalla violenza delle donne’, organizzato dall’associazione Demetra. “Una di loro- ha precisato- è stata uccisa dal marito che soffriva di Alzheimer, quindi forse non è propriamente corretto definirlo femminicidio ma gli altri 4 sicuramente sì”.

Somma si è quindi soffermata sul caso di Juana Cecilia Hazana Loayza, uccisa ieri dall’ex compagno Mirko Genco, “nonostante ci fossero dei provvedimenti di allontanamento nei confronti dell’assassino e fosse condannato a 2 anni con la condizionale perché aveva accettato di fare un percorso in un centro di ascolto per uomini maltrattanti. Ha partecipato a 2 incontri- ha spiegato Somma- e poi ha ucciso. Viene il dubbio che accettare questi percorsi sia strumentale a non andare in prigione. Le donne denunciano ma poi vengono uccise“.

LEGGI ANCHE: Violenza sulle donne, l’85% delle vittime non aveva denunciato. Il magistrato: “Sfiducia nel sistema giudiziari”


Nadia Somma ha messo in evidenza che Genco “è figlio di una donna vittima di femminicidio, perché la sua mamma è stata uccisa nel 2015: è chiaro il grave problema della trasmissione intergenerazionale della violenza e mostra quanto sia importante intervenire per togliere i ragazzi dai contesti di violenza, perché non la reiterino”.

A proposito della violenza assistita dai minori, è intervenuta al convegno la giornalista dell’Agenzia di stampa Dire Silvia Mari che, attraverso l’inchiesta ‘mamme coraggio’ di Dire Donne, è venuta in contatto con decine di casi di mamme a cui, in caso di separazione e spesso con denunce per violenza o maltrattamenti a carico del marito, vengono tolti i figli in quanto giudicate ‘alienanti’ o ‘malevole’. “La nostra attenzione si è focalizzata moltissimo sulle ctu, che assumono un’importanza dirimente in questi procedimenti. Sono storture che si ripetono e vengono reiterate in questi procedimenti, è un filo rosso”. 

Le ctu che determinano l’allontanamento dei minori dalle madri fanno tutte riferimento, in modo più o meno esplicito, alla Pas, la sindrome di alienazione parentale “sconfessata in tutte le sedi scientifiche- ha sottolineato Mari- e che prevede una manipolazione del bambino operata dalle donne contro i padri. Non solo la Pas è stata smentita, ma è evidente che in un contesto di violenza domestica, i minori vivono la cosiddetta ‘violenza assistita’, in realtà a tutti gli effetti una violenza diretta che determina e plasma il comportamento dei bambini e provoca loro danni psicologici fortissimi e riscontrabili”.

LEGGI ANCHE: Violenza sulle donne, Bonetti presenta le misure del Governo: “In aumento vittime e denunce”

È la paura dei bambini di un genitore violento “non instillata dalle madri ma data da ciò che hanno visto”, eppure proprio la Pas, ha detto la giornalista, “è la prima stortura delle ctu, con bambini che hanno sempre difficoltà a vedere le madri, in un contesto in cui la violenza domestica viene ignorata dalle consulenze, non entra nella diagnosi” . A tal proposito Mari ha citato il caso di un padre “seguito da percorso psicologico per istinti sessuali nei riguardi della propria figlia e rispetto cui egli stesso aveva deciso di prendere provvedimenti. Questo padre esternava con email, che io ho letto, questa sua attrazione e si diceva spaventato eppure anche in questo caso i diritti di visita dovevano essere del tutto liberi, senza controllo da parte della madre e non in spazio neutro”.

Anche Somma ha portato l’esempio di un padre cui sono stati garantiti i diritti di visita alla figlia “nonostante la sua condizione di cocainomane all’ultimo stadio: per il dogma della bigenitoralità, a questo padre sono stati concessi incontri con la figlia: è arrivato delirante, ha scambiato la bambina per la sua ex e l’ha aggredita. Gli assistenti sociali hanno chiamato le forze dell’ordine, che sono intervenute. Tutto- ha detto- per la follia di seguire la bigenitorialità, che è solo un modo per restaurare il patriarcato“.

“La bigenitorialità non è un diritto del padre o della madre, è un diritto del minore- le ha fatto eco Mari- ma ora si persegue il desiderio del padre di incontrare il figlio e questo capita anche con padri che non hanno riconosciuto i figli quando sono nati, irrompono nella vita dei minori, si impongono e pretendono un avvicinamento al bambino a colpi di incontri che cadono dall’alto sulla vita dei bambini”.

Questo accade anche “con bambini più grandi e se poi i padri hanno addosso l’ombra della violenza domestica o del maltrattamento è ancora più grave: ci sono casi di padri condannati che hanno ottenuto l’affido. Il ritornello- ha spiegato Mari- è che un uomo violento verso una donna possa comunque essere un buon padre. Ma come fa un uomo violento a essere buon padre?”. D’altra parte, ha detto ancora Mari, anche gli stessi allontanamenti dei minori da madri giudicate alienanti dalle ctu, avvengono in maniera forzata e violenta, “con blitz, portati via via da portabagagli, come avvenuto recentemente. Vengono prelevati forzatamente, portati in casa famiglia quando hanno nuclei familiari adeguati viventi”.

Altro problema delle ctu, ha spiegato Silvia Mari, è il lessico: laddove non si parli di Pas, si parla “di mamme iperprotettive, accudenti, simbiotiche. Ricordo un caso recente in cui si rimproverava a una mamma l’atteggiamento iperprotettivo verso figli che avevano subito maltrattamenti dal padre. Perché una mamma non dovrebbe essere protettiva verso i figli a rischio di violenza?”. Questo, per Mari, “è un attacco profondo alla figura materna: in tutti i casi di pas io ho incontrato solo due padri”.

D’altra parte, come ha ricordato Somma, un report della psicologa Santonocito sulle ctu “ha rilevato che hanno in testa molti stereotipi e pregiudizi verso donne, soprattutto quando denunciano violenza. Sono convinti che la donna sia un elemento irrazionale e disturbante che provoca la violenza. Se i misogini entrano in tribunale- ha concluso- non parla la scienza ma la misoginia“.

Lo strapotere delle ctu nei provvedimenti di affido e allontanamento dei minori, anche a discapito di donne vittime di violenza, “pone all’osservatore un dubbio sul peso del potere giudiziario e della psicologia: psicologia- denuncia infine Mari- che ha ruolo, sì, ma non può scrivere leggi e sentenze”. Per la giornalista, “c’è una pervasività psicologica nei nostri tribunali che mette a rischio il diritto. Tra l’altro- ha concluso- si tratta di psicologia giuridica, non del trauma, un aspetto, come la violenza, totalmente ignorato”. 

AVVOCATO VOLTAGGIO: DA SENTENZE CASSAZIONE SU PAS SEGNALE POSITIVO

“La Cassazione ha rimproverato aspramente anzitutto i consulenti tecnici e il problema della precedente sentenza era stato proprio che il Tribunale dei minori aveva dato mandato in bianco alle Ctu a decidere quale fosse il genitore più idoneo“. Lo ha affermato l’avvocato Antonio Voltaggio, in merito alla sentenza della Corte di cassazione di Venezia che lo scorso maggio aveva rovesciato un provvedimento di Appello con cui una bambina era stata allontanata dalla madre in quanto alienante.

Intervenuto oggi pomeriggio al convegno ‘Processo civile: criticità e aspetti positivi nei percorsi di uscita dalla violenza delle donne’, organizzato dall’associazione Demetra, donne in aiuto, l’avvocato ha ricordato che “in questo caso non c’era un pregresso di violenza ma era nato tutto da un riconoscimento tardivo del minore da parte del padre”. In quel caso, ha ricordato Voltaggio “la bambina era stata prelevata a scuola dalla consulente e consegnata al padre ancor prima del provvedimento del Tribunale”.

Il rovesciamento della situazione da parte della Cassazione, che con la sua sentenza aveva paragonato la diagnosi di ‘sindrome della madre malevola’ della Ctu alla teoria della ‘colpa d’autore’, sorta in Germania durante il nazismo e per cui sarebbe stato lecito punire un soggetto per un suo modo di essere e non per le sue azioni, “è un messaggio positivo”. Così come positiva “è la risoluzione del Parlamento europeo del 7 ottobre, che ha raccomandato agli stati membri di vietare questa teoria nei loro ordinamenti. In più la riforma della giustizia con il nuovo Tribunale per la famiglia e persone asserisce che il minore va ascoltato personalmente dal giudice, che non può delegare al consulente”.

Voltaggio ha poi citato un altro caso di sentenza rovesciata dalla Cassazione: quello con cui è stata fermata l’adottabilità di una bambina la cui madre, vittima di violenza, era stata giudicata inadatta da una Ctu perché “assoggettata al marito violento”. “È paradossale- ha detto Voltaggio- perché questa donna caveva cresciuto molto bene 3 figli nati da un precedente matrimonio. Non mi pare che ci fosse l’incapacità che le veniva attribuita”.

La sentenza di Cassazione aveva stigmatizzato la relazione della Ctu “come laconica e apodittica e responsabile di aver imputato alla donna il fatto di essere in uno stato di soggezione rispetto al marito ed aver ritirato per questo la denuncia”. Per l’avvocato, “siamo all’assurdo e la nuova sentenza di Cassazione avrà un impatto molto importante su tutte le situazioni. In questo caso- ha detto ancora- siamo davvero in presenza di violenza e la precedente sentenza colpevolizzava la donna vittima con un marchio indelebile“.

Voltaggio ha poi citato altri casi di bambini allontanati dalle mamme contro il volere di entrambi e a seguito di valutazioni di Ctu come quello di “un bambino in casa famiglia che non vede la madre da 150 giorni e che ha confidato agli operatori paura e disagio perché ha nostalgia della mamma”. E a tal proposito ha stigmatizzato il comportamento di alcuni giudici che “si affidano a esperti che, invece di essere imparziali, sono apertamente schierati a favore di certe teorie sottoscrivendo anche appelli pubblici, come il documento psicoforense di 64 esperti e ancora prima- ha concluso- il memorandum di 130 esperti a favore di Pas” .

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it