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Il commissariato Onu in missione in Veneto, accolto appello ‘Mamme no Pfas’

"L'arrivo dei commissari Onu contribuirà a fare chiarezza su molte questioni rimase senza risposta" sull'inquinamento da Pfas

Pubblicato:22-11-2021 17:42
Ultimo aggiornamento:22-11-2021 17:43

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VENEZIA – L’alto commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani effettuerà una missione in Veneto per verificare la situazione relativa alla contaminazione da Pfas. Lo annuncia il comitato ‘Mamme no Pfas’, spiegando che l’Onu ha accolto l’appello inviatogli dal comitato lo scorso 25 settembre.

Quello che è successo nel nostro territorio è certamente un crimine ambientale, ma quali sono gli effetti sulla popolazione di un disastro di tale portata? Siamo sicuri che siano stati rispettati i diritti delle centinaia di migliaia di cittadini che vivono in quest’area? Soprattutto il diritto all’informazione, alla salute, al rimedio effettivo? Ovvero agli articoli 2, 8, 10 e 13 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo?”, chiede il comitato auspicando che la missione Onu possa dare risposta ai quesiti portando attenzione internazionale alla vicenda.

“Significativo come la mamme No Pfas e Pfas.land si siano dovuti rivolgere all’Onu per esigere quelle risposte che non sono giunte dalle istituzioni“, commenta la consigliera regionale Cristina Guarda (Europa Verde). “La visita della delegazione è un’ottima notizia che però deve far comprendere al mondo politico che la questione non è affatto risolta. Sono certa che l’arrivo dei commissari Onu contribuirà a fare chiarezza su molte questioni rimaste ancora senza risposta: in primis, il diritto alla salute dei cittadini che vivono nelle aree inquinate, anche quelle fino ad ora escluse da controlli ad hoc come le aree classificate Zone Arancioni. Non da meno è poi il diritto all’informazione dato che, ad esempio, si è dovuti ricorrere a denunce, ricorsi ed esposti pur di avere accesso a dati o indicazioni utili ai cittadini”.


Insomma, conclude Guarda, “mi auguro che la presenza dei commissari Onu consentirà di superare una diffusa timidezza che, ancora oggi, non consente di porre rimedio a questioni urgenti quali: la riduzione dell’inquinamento delle acque superficiali, la mancanza di azioni di accompagnamento del mondo agricolo e la necessità di diffondere buone pratiche utili a rendere l’esposizione da Pfas completamente assente“.

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