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Patto salute, Sifo: “Serve coraggio per una nuova governance”

Al XL Congresso Sifo si parla di politica sanitaria con una serie di analisi e dichiarazioni sul testo del nuovo Patto per la Salute

Pubblicato:22-11-2019 16:10
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:39
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GENOVA – “L’Italia è il paese più difficile per garantire la salute. Per noi oggi sostenibilità è l’asticella tra il contenimento dei costi e la capacità di garantire assistenza di qualità. In questa fase solo una visione autenticamente rinnovata della governance della salute può salvare il Ssn e rilanciarlo verso il futuro con una marcia in più, liberandolo dai freni di vecchie concezioni, di silos professionali incomunicanti, di soggetti istituzionali che non dialogano tra loro”: con queste parole Francesco Cattel ha introdotto oggi la prima sessione plenaria del XL Congresso Sifo.











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Una sessione in cui il dibattito sulla politica sanitaria è stato il vero protagonista con una serie di analisi e dichiarazioni sul testo del nuovo Patto per la Salute, il documento politico più atteso dal settore che verrà portato in Conferenza Stato-Regioni il prossimo 28 novembre. Tonino Aceti, portavoce della Federazione degli Ordini degli infermieri (Fnopii) ha dichiarato alcune preoccupazioni verso il testo del Patto così come sta circolando in questi giorni: “Prima di tutto sottolineo che rischiamo un nuovo pericoloso dualismo tra Mef e ministero della Salute, in quanto sembra che esistano due testi differenti del Patto: c’è quindi il pericolo che alla Conferenza si presenti un documento condiviso tra Regioni e ministero della Salute, ma non sufficientemente supportato dal ministero dell’Economia. Credo sia assolutamente necessario ricordare che il testo del Patto deve risolvere i problemi di salute della gente, dei cittadini, dei professionisti e delle regioni. La prospettiva opposta – che è quella di un testo che soddisfi le preoccupazioni di sostenibilità del ministero dell’economia anche a scapito della qualità dei servizi ai cittadini – è assolutamente da rigettare”.


Da ultimo Aceti ha sottolineato che la tempistica del documento è ora l’elemento essenziale, visto che “è fondamentale riuscire ad approvare il Patto in tempi corretti, per aver certezza della disponibilità dei già annunciati 2 miliardi in più per la sanità nel 2020”. Le osservazioni e le preoccupazioni di Aceti sono state riprese da Maria Donata Bellentani (ministero Salute) e Federica Di Pilla (Mef), che hanno assicurato che – pur nella diversità di compiti e funzioni che, ad esempio, porta a visioni differenti su commissariamenti e su piani di rientro – i due ministeri stanno procedendo in stretta convergenza e collaborazione sulla stesura del Patto. A conclusione dell’evento Cattel ha ricordato “che una corretta governance richiede di costruire il concetto di rete, concetto molto caro alla Sifo. E’ evidente, quindi, che c’è oggi la volontà tra ministeri di cercare di comprendersi sulle rispettive mission: la speranza è che tutto questo si traduca in un reale risultato concreto che generi ricadute positive su cittadini, pazienti e professioni”.

E i farmacisti ospedalieri, che ruolo e che responsabilità hanno di fronte a tutto questo? “Come professione abbiamo un vantaggio e dobbiamo raccogliere una sfida. In primis abbiamo un vantaggio: siamo in tutti i luoghi della salute, dal ministero alle aziende ospedaliere, perché siamo tramite tra clinico, decisore e paziente, e questo ci da una visione complessiva molto ampia. Ma dobbiamo anche raccogliere una sfida: quella di diventare sempre più formati ed informati, per non perdere il treno dei cambiamenti di sistema e dell’innovazione tecnologica e terapeutica”.

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