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Solidarietà e 10mila posti di lavoro: ecco come il Messico accoglie la carovana dei migranti

"La gente porta cibo, vestiti e medicine ai migranti. E non solo qui. A Città del Messico ad esempio c'è chi offre servizi medici e psicologici gratuiti o ricreativi per i bambini"

Pubblicato:22-11-2018 14:33
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:49

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ROMA – “Il Servizio per l’impiego del Messico ha messo a disposizione 10mila posti di lavoro temporanei per rifugiati, migranti e stranieri residenti. I posti sono disponibili in tutto il Paese, e in particolare nelle città attrversate dalla carovana. E’ un modo concreto per rispondere all’arrivo della carovana, per aiutare persone che non possono tornare indietro e per combattere i sentimenti di xenofobia”. Così all’agenzia ‘Dire’ Francesca Fontanini, responsabile comunicazione in Messico per l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr).

Alla frontiera con gli Stati Uniti, conferma la portavoce dell’Unhcr, continuano ad aumentare i migranti partiti dall’America centrale. A Tijuana se ne contano al momento 2.500 “temporaneamente alloggiati in un centro sportivo, altri 300 si trovano negli alberghi”.


In 2.500 sono poi a Mexicali – altra città di frontiera a due ore da Tijuana – mentre a Jalisco, nel Messico centro-occidentale, la stampa locale riferisce di 4mila persone giunte ieri nell’ambito della seconda carovana partita una settimana dopo quella principale.

A Tijuana sono attese ancora 1.800 persone, e se arriveranno tutte, spiega la portavoce, le difficoltà rischiano di aumentare: “Lo stadio ha una capacità di massimo 3mila posti e ne ospita già 2.500. Tutti e 20 gli alberghi offrono invece 700 posti e già 300 sono occupati”. Per circa 900 persone l’Unhcr sta cercando soluzioni alternative.

E a Tijuana domenica c’è stato chi ha protestato per gli arrivi dei migranti. “Qui non sono una novità ma è la prima volta che si vede un afflusso così massiccio. E’ normale che si registrino reazioni diverse, anche di paura” sottolinea Fontanini. Che tiene a evidenziare anche i gesti di solidarietà: “La gente porta cibo, vestiti e medicine ai migranti. E non solo qui. A Città del Messico ad esempio c’è chi offre servizi medici e psicologici gratuiti o ricreativi per i bambini”.

La xenofobia, dice Fontanini, “si potrebbe attenuare se la gente conoscesse i motivi per cui queste persone lasciano le loro case: violenze, persecuzioni, paura, povertà. La maggior parte dei migranti non può tornare indietro, perché equivarebbe a una condanna a morte”.

Dove è presente, lo staff di Unhcr fornisce informazioni ai migranti sulle procedure con cui chiedere asilo, “e da lunedì l’Autorità messicana per le migrazioni, grazie al nostro supporto, ha iniziato ad accogliere le domande“, aggiunge la portavoce.

L’Unhcr in Messico, aggiunge Fontanini, si occupa anche di “formare avvocati volontari che ci aiutano in questo tipo di consulenza“.

Per quanto riguarda chi vuole invece proseguire il viaggio verso gli Stati Uniti, si starebbero raccogliendo i nominativi. Preoccupa il blocco all’ingresso dei richiedenti imposto dal presidente Donald Trump con un decreto. Lunedì però, un giudice della California ha bloccato la misura definendola illegale, in quanto “non si può rivedere la legge sull’immigrazione con un decreto”.

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