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Roma, al liceo Ripetta dopo lo sgombero sciopero dalla Dad

I ragazzi si sono ritrovati nel cortile per manifestare contro i metodi utilizzati ieri dalle forze dell'ordine. La preside: "Nessuno è stato picchiato"

Pubblicato:22-10-2021 14:17
Ultimo aggiornamento:22-10-2021 15:54

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ROMA – Continua la protesta degli studenti del liceo artistico ‘Ripetta’ di Roma. I ragazzi e le ragazze dell’istituto questa mattina si sono ritrovati nel cortile per manifestare contro i metodi di sgombero utilizzati ieri dalle forze dell’ordine e per chiedere nuovamente le dimissioni della dirigente scolastica. Oggi, per effettuare gli interventi di ripristino e la sanificazione, le classi della sede Ripetta avrebbero dovuto continuare la didattica a distanza, ma una parte degli studenti ha disertato le lezioni online e si è ritrovata fuori dal cortile della scuola.

“Ci riprendiamo la parola che ci è stata rubata ieri con uno sgombero. Noi studenti siamo qui per manifestare legalmente. Siamo stufi del terrorismo psicologico– urla dal megafono una ragazza- la preside preferisce salvaguardare il suo edificio piuttosto che la sicurezza dei suoi studenti, che sono stati malmenati e picchiati”.
“La preside non ha fatto nulla, è rimasta ferma
– denuncia una studentessa- Quello che è successo è inammissibile. Il Ripetta ha attuato una resistenza vera”.

Il motivo delle contestazioni studentesche è la mancanza di materiali e laboratori per gli studenti del liceo artistico. “Abbiamo occupato per dare un senso a questa scuola, che un senso non ce l’ha più”, dicono gli studenti fuori dall’istituto. Intanto, questa mattina, altre scuole della città hanno mostrato vicinanza al Ripetta.“Giù le mani dagli studenti”, hanno scritto su uno striscione i ragazzi del ‘Visconti’ e dell”Albertelli’.


DIRIGENTE: “NESSUNO È STATO PICCHIATO”

La polizia aveva l’ordine di non usare il manganello, nessuno è stato picchiato. La polizia ha usato gli scudi per non far entrare altri studenti nella scuola occupata e un ragazzo ha urtato lievemente la guancia contro uno scudo, ma stava bene. Poi l’ho sentito e tranquillizzato. I poliziotti non volevano toccare nessuno, se mai erano alcuni studenti ad essere intraprendenti, soprattutto gli esterni”.

Anna De Santis, dirigente scolastica del liceo artistico ‘Ripetta’ di Roma, racconta alla Dire il suo punto di vista dopo la disoccupazione dell’istituto che ieri ha creato tensione fuori dai cancelli della scuola. La scuola è stata occupata il 20 ottobre dopo un’assemblea straordinaria a cui avrebbero partecipato una sessantina di persone. Poi, secondo la ricostruzione della preside, sarebbe partito un dialogo con gli occupanti durato tutto il giorno, fino a tarda sera. “Ma nel frattempo ho chiamato la polizia e denunciato la cosa– dice Anna De Santis- La scuola ha al suo interno un museo di gessi con opere di valore. Per non parlare di tutti i materiali digitali che sono arrivati nel corso di quest’anno come schermi e pc. Ho visto che fuori si stavano radunando degli esterni e ho chiesto lo sgombero: avevo paura che potessero danneggiare la scuola”.

La polizia, però, ha deciso di non sgomberare ma di limitarsi a sorvegliare l’ingresso, per non fare entrare altri studenti della rete OSA (Opposizione Studentesca Alternativa). “Ieri mattina gli studenti rimasti erano solo una decina. La polizia li ha fatti uscire pacificamente, hanno solo usato gli scudi per evitare che altri giovani entrassero– spiega la dirigente- ora se la prendono con me ma non ero io a gestire la situazione“.

Una studentessa ha anche denunciato dalle pagine social del proprio profilo di essere stata molestata, durante quei momenti concitati, da un agente, e questa mattina un gruppo di alunni ha accusato la preside di non aver fatto nulla. Sono venuta a saperlo oggi. Se è così, la ragazza deve denunciare subito. Io farò quello che posso, per quello che mi compete, anche se è una cosa avvenuta fuori dalla scuola- dice la preside- ma a me non è stato detto nulla. Mi dispiace che la ragazza non mi abbia chiamata per dirmelo, io sono dalla sua parte“.

La disoccupazione è terminata nel pomeriggio di ieri dopo un incontro tra una delegazione di studenti e il prefetto, che ha proposto ai ragazzi un tavolo di confronto. “Mi dispiace molto per quello che è successo, ma almeno la scuola è rimasta intatta. Mi fidavo dei miei studenti, non degli attivisti OSA, che hanno occupato anche altre scuole. Siamo ostaggio di 30 persone che non vogliono dialogare né creare un dibattito politico“.

La dirigente contesta infatti anche le motivazioni della protesta, che si è accesa nelle ultime settimane a causa della mancanza di materiali e degli orari scaglionati. “Abbiamo speso circa 20mila euro in materiali. Li stiamo catalogando e distribuendo in questi giorni. E anche per quanto riguarda gli orari ci stiamo lavorando: ho chiesto una deroga per farli entrare al massimo entro le 9. Se gli studenti ne avessero parlato prima con me, gliel’avrei spiegato, ma non hanno cercato alcun dibattito. Per fortuna però si parla di una minoranza. Tra la sede centrale e succursale questa scuola conta circa mille studenti, e la maggior parte ha espresso solidarietà nei miei confronti. Ora mi confronterò con i rappresentanti di ogni classe. Ho sempre cercato un dialogo con i miei studenti”, conclude la dirigente.

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