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A Bologna 70 autisti dell’autobus senza green pass: a casa senza stipendio

Secondo i delegati Usb, Tper deve garantire i tamponi gratuiti ai dipendenti, perché "è fuori da ogni logica pagare per andare a lavorare"

Pubblicato:22-10-2021 13:32
Ultimo aggiornamento:22-10-2021 13:32
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BOLOGNA – Settanta autisti ‘irriducibili’ sospesi a casa senza stipendio, che non vogliono dotarsi di green pass, e -se obbligati- chiedono a Tper tamponi gratuiti per ottenerlo perché “è fuori da ogni logica che io debba pagare per andare a lavorare”. È quanto denunciano gli stessi lavoratori davanti alla Prefettura di Bologna, con una protesta promossa da Usb alla luce del mancato accordo con l’azienda proprio per la gratuità dei tamponi. E intanto il sindacato porta avanti la richiesta di sciopero. “Attualmenti, sospesi, cioè a casa senza paga, siamo circa una settantina- enumera Daniela Di Michele, delegata Usb in Tper- a livello aziendale nel turno di novembre siamo passati tutti di sostituzione, non abbiamo più il turno, in più è stato progettato un taglio di circa 40 corse. Ovviamente Tper ha lasciato libertà a ognuno di decidere sul green pass che comunque è una questione personale. Ognuno di noi cercherà nei limiti del possibile di sopportare questa situazione”.

In piazza Roosevelt intanto partono i cori “No green pass”, “libertà”. Il presidio infatti non è solo per richiedere i tamponi gratuiti, ammonisce Di Michele, ma contro l’istituzione stessa del green pass, che è “una roba improponibile”, un sistema “che non regge e non può reggere”, chiarendo tuttavia che “non è una battaglia contro l’utenza. Ci dispiace creare disservizi, ma crediamo fortemente che la libera scelta debba essere portata avanti anche e soprattutto nei posti di lavoro che non possono essere toccati. È fuori da ogni logica che io debba pagare per andare a lavorare”. Per questo finché non si arriverà a un accordo, proseguirà la linea dura. “Continueremo così finchè ce la facciamo- promette la sindacalista- ma speriamo di raggiungere un accordo prima”.

Ancora sul green pass: “riteniamo che sia una misura che nulla a che fare con la salute e la sicurezza dei lavoratori, mentre altra cosa sono i tamponi”. Infatti, ricorda Luigi Marinelli di Usb, “siamo qui a denunciare il fatto che oltre a subire questo provvedimento che mette a rischio i lavoratori, gli vengono negati diritti contrattuali, come i congedi, la 104, le ferie, la malattia… e oltre a questo devono anche pagare i tamponi”. Per questo il delegato invoca l’applicazione dello Statuto dei lavoratori, “per garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro, non solo contro il contagio ma anche per il resto. Denunciamo che su salute e sicurezza si continua a morire, ci si continua ad ammalare, e i provvedimenti da parte del governo sono assolutamente insufficienti. Ieri è morto Yaya, il ragazzo di 22 anni all’Interporto: queste sono emergenze vere. Ovviamente non neghiamo la pandemia o la pericolosità del Covid, ma queste non sono le soluzioni”.


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