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Roma, Rampelli (FdI): “Io candidato? Mio nome ovvio, ma preferirei di no. Lega e FI rispettino le nostre indicazioni”

Il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli di Fratelli d'Italia, intervistato dall'agenzia Dire sulle prossime elezioni comunali del 2021 a Roma

Pubblicato:22-10-2020 17:18
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:06

fabio rampelli
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ROMA – “Meloni, Salvini e Berlusconi hanno detto che per vincere a Roma, diversamente da quanto accaduto in passato, dobbiamo trovare persone che funzionano. Ci vorrà un po’ di tempo. Bisogna trovare le persone migliori e certamente Fdi, è abbastanza scontato, a Roma avrà il maggior numero di proposte da mettere in campo e un certo rispetto da parte degli alleati di Fi e Lega Nord a recepire le nostre indicazioni e valutazioni”. Così il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, nel corso di un’intervista con l’agenzia Dire sulle prossime elezioni comunali del 2021 a Roma.


“IO CANDIDATO? MIO NOME OVVIO MA PREFERIREI DI NO”

E’ ovvio che sia in campo il mio nome, non mi stupisco. Anche gli altri nomi- prosegue Rampelli- sono abbastanza prevedibili e siamo in attesa di comprendere come questa selezione, e tra chi, possa essere fatta. Accettare una candidatura se me lo chiedessero i leader? Preferirei continuare a fare quello che sto già facendo. Ho già fatto il consigliere comunale e il consigliere regionale e per quanto io ami profondamente la mia città e abbia idee discrete, che spero di mettere a disposizione di un sindaco di centrodestra, penso che ora mi trovo in una condizione diversa. C’era un filosofo dell’antica Grecia che diceva: ‘nello stesso fiume non si può entrare due volte’“.

 “Non credo esista l’identikit ideale del candidato sindaco di centrodestra– ha poi aggiunto Rampelli- Io credo semplicemente che bisogna trovare la persona migliore che sia nelle condizioni, non solo di acquisire consensi per vincere, ma anche di essere all’altezza di un compito feroce, che è gestire la Capitale, che in quanto tale è già di difficile gestione, e che visto che è stata ridotta come tutti sanno ha anche bisogno di un coefficiente in più di capacità amministrativa, visione e autorevolezza per i confronti indispensabili, che saranno durissimi, con la Regione Lazio e con lo Stato”. 

“POTERI ALLA CAPITALE? CI SONO RESISTENZE, ANCHE DI RAGGI”

“All’Osservatorio sulle riforme per Roma- ha spiegato il vicepresidente della Camera- ci sono parlamentari di tutte le forze politiche, tra cui anche i 5 stelle anche se non sono mai quasi venuti. Stiamo lavorando per arrivare prima delle elezioni ad una piattaforma condivisa, in modo tale che chiunque vinca avrà il sostegno rispetto all’ottenimento di Roma di poteri speciali, risorse finanziarie coerenti e royalties sulla gestione dei propri beni. Se ce la faremo? Realisticamente dico che non sarà facile. Se non ci siamo riusciti fino ad ora vuol dire che c’è una resistenza che si è anche manifestata con la scarsa lungimiranza di Raggi, che si è sempre rifiutata di partecipare a questi tavoli. Non ha voluto incrociare i percorsi con parlamentari che gli hanno chiesto 3-4 incontri per mettersi al servizio della Capitale, e quindi al suo servizio. Lei non ci ha nemmeno mai ricevuti”.

Il rapporto tra Roma e lo Stato italiano è interrotto– ha chiarito Rampelli- è nata da 20 anni un’ostilità conclamata ma non confessata che ha imbarbarito le relazioni e impoverito la città. Ma questo non è più accettabile. Roma, tra l’altro, avrebbe un residuo fiscale per fare da se: il Pil che produce è di gran lunga superiore rispetto a quello che lo Stato gli restituisce. Lo Stato italiano deve comportarsi nei confronti della sua Capitale come la Francia con Parigi, il Regno Unito con Londra o la Germania con Berlino. E così come la Regione Basilicata ha le royalties sul petrolio anche Roma potrebbe averle rispetto ai beni culturali e ai monumenti che appartengono allo Stato ma su cui Roma porta servizi, da pulizia a verde, manutenzione strade, con un costo. Prendiamo l’esempio del Colosseo: cuba 54 milioni di euro l’anno di bigliettazione ma Roma paga 15 milioni di servizi. Per Roma il suo simbolo nel mondo non è fonte di reddito ma un costo secco”. 

“ATAC? SPERIMENTARE COLLABORAZIONE CON PRIVATI”

Dobbiamo mettere in discussione il modello gestionale di Atac. Penso- ha aggiunto Rampelli- che, senza dubbio, i contributi pubblici debbano essere aumentati ma penso anche che Atac possa sperimentare, come Acea, una collaborazione tra pubblico e privato. Naturalmente con il pubblico in posizione di vantaggio, perché deve poter controllare e mantenere nelle sue mani i servizi essenziali, ma magari affiancato da soggetti privati, con quote importanti, che possano stimolarlo a contenere sprechi e ottimizzare meglio la produzione, recuperando magari altre linee come la manutenzione o la pulizia dei mezzi”.

“IN PERIFERIA STATUE ANTICHE E ABBATTERE ECOMOSTRI”

Dobbiamo liberare le periferie di Roma dagli ecomostri, ovviamente- ha specificato il deputato di FdI- con il consenso dei cittadini perché nessuno vuole imporre nulla. Dobbiamo ricostruire quartieri secondo le maglie centuriali romane, con tempi di percorrenza dalle abitazioni ai luoghi significativi di tipo civico o religioso, che non superino i 10 minuti. Si potrebbero poi svuotare anche i magazzini delle Sovrintendenze per portare monumenti nelle periferie“.

“Se un cittadino dalle sue finestre potesse affacciarsi e vedere una statua, una fontana, un portico, una colonna o qualcosa che gli faccia ricordare chi è da dove proviene, e quanto è stato grande il popolo di cui è un erede, credo sarebbe più accorto nel senso civico e anche più incline ad avere relazioni sociali più virtuose. Credo, poi, che tutti farebbero a gara anche per mettere a disposizione le proprie invivibili e frustranti torri, o stecche di un chilometro, tipo Corviale, per avere in 5 o 6 anni una casa migliore. Alemanno a Tor Bella Monaca ha avuto poco tempo a disposizione ma il progetto di Leon Krier era stato incardinato.”. 

“DARE AUTONOMIA A MUNICIPI SU PULIZIA E RACCOLTA” 

“Per quanto riguarda il tema dei rifiuti- ha aggiunto Rampelli- a Roma credo debbano nascere 15 Comuni al posto dei Municipi, sul modello francese, con una loro autonomia. La raccolta e il trattamento deve essere coordinato tra i 15 Comuni e il Campidoglio ma ognuno deve provvedere in modo autonomo alla pulizia delle strade. Si deve lavorare ad una raccolta spinta dei rifiuti, recuperando tutto quello che usiamo, ma siccome per quanto si possa essere virtuosi resterà una quota non riutilizzabile allora quella la dobbiamo trattare in un altro modo. Abbiamo già inceneritori nel Lazio e dobbiamo capire se questi, messi a regime e potenziati, sono nelle condizioni di smaltire quello che resta di una differenziata che Roma può portare al 70% in cinque anni”.

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