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Governo, Conte: “Non mi sento in pericolo. Ma la valigia è sempre pronta”

Lo dice il premier Giuseppe Conte a Bruno Vespa in occasione della presentazione del nuovo libro del giornalista

Pubblicato:22-10-2020 11:04
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 20:06

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ROMA – Ha mai sentito traballare la sedia? “Francamente in alcuni momenti particolari c’è stato un chiacchiericcio molto vivace. Fa parte del gioco tutto italiano della politica. Ma non mi sono mai sentito realmente in pericolo“. Lo dice il premier Giuseppe Conte, a Bruno Vespa per il libro ‘Perché l’Italia amò Mussolini e come ha resistito alla dittatura del virus‘ in uscita il 29 ottobre da Mondadori Railibri. 

“Non ho mai indicato un ‘mio uomo’ per nessuna posizione e parenti e amici rimarranno i più penalizzati finché avrò questo incarico pubblico- aggiunge-. Quanto alla tentazione del potere, ritengo che la migliore condizione per mantenersi liberi sia tenere sempre pronta la valigia. Diversamente, si diventa deboli e fragili. Bisogna sempre restare lucidi e vigili: evitare di guardare alla politica dall’angusta visione di una prospettiva personale, ma proiettare sempre le valutazioni e le scelte verso un destino comune”.

UN MIO PARTITO? NON CI PENSO AFFATTO

Ha mai immaginato di formare un suo partito? “Non ci penso affatto”, dice il premier a Bruno Vespa. Qualcuno glielo ha suggerito, insiste Vespa: “Non raccolgo suggerimenti del genere“.


12 INTERVENTI TV IN 8 MESI? MINIMO VISTA SITUAZIONE

Non sono troppi 12 interventi televisivi durante l’emergenza, spesso nelle ore di punta? “Non li ho contati. Ma spalmati su otto mesi – da marzo a ottobre – sono il minimo sindacale per offrire alla popolazione una informazione doverosa e necessaria considerata la situazione drammatica che l’Italia ha vissuto e le scelte dolorose che abbiamo dovuto adottare”..

Conte poi si meraviglia quando Vespa osserva che lui parla superando la linea dei partiti che lo sostengono: “Stia pur certo che le decisioni comunicate al Paese sono state sempre il frutto di una valutazione collegiale con gli altri ministri e sono state assunte tenendo conto con scrupolo della posizione delle forze di maggioranza”.

TROPPI DPCM? CON DECINE DL PARLAMENTO INTASATO

“Avremmo dovuto adottare decine e decine di decreti legge con il risultato di intasare ancor più il Parlamento? Nella nostra Costituzione non esiste una norma che regoli lo stato di emergenza. Lo abbiamo proclamato, però, in linea con le previsioni del codice della protezione civile”, dice il premier. “Quando alle misure restrittive la nostra legislazione ordinaria consentiva di disporle con ordinanza del ministro della Salute- spiega-. Abbiamo preferito intervenire con alcuni decreti-legge, che hanno dettato la cornice e poi calibrare le singole misure restrittive con i decreti del presidente del Consiglio, che prevedono un iter che assicura maggiore collegialità rispetto all’ordinanza di un singolo ministro”.

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