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‘Mondo di mezzo’, la Cassazione ribalta la sentenza: “Non fu mafia capitale”

Cade il 416 bis. La sindaca Raggi commenta così: "Questa sentenza conferma comunque il sodalizio criminale"

Pubblicato:22-10-2019 19:01
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:52

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ROMA – La Sesta sezione penale della Cassazione ha negato il carattere mafioso dell’associazione guidata da Salvatore Buzzi e Massimo Carminati. ‘Mondo di Mezzo’ non fu mafia. La VI sezione penale della Cassazione ha riconosciuto la presenza di due associazioni distinte a carattere delinquenziale.

Ecco il testo della sentenza della sesta sezione della Cassazione che ha stabilito l’inesistenza dell’associazione mafiosa agli imputati nel processo ‘Mondo di mezzo’: “Ritenuta la sussistenza di due associazioni, annulla senza rinvio la sentenza impugnata nei confronti di Guarnera Cristiano e Gaglianone Agostino per non aver commesso il fatto. Annulla inoltre la stessa sentenza nei confronti di Brugia Riccardo, Buzzi Salvatore, Caldarelli Claudio, Calvio Matteo, Carminati Massimo, Di Ninno Paolo, Garrone Alessandra, Gramazio Luca, Guarany Carlo Maria, Lacopo Roberto, Pucci Carlo e Testa Fabrizio Franco limitatamente al trattamento sanzionatorio per i reati associativi come riqualificati nonché nei confronti di Panzironi Franco quanto al ritenuto concorso esterno nel reato associativo”.

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PER 9 IMPUTATI SU 32 LA CONDANNA DIVENTA DEFINITIVA

Sono nove su 32 gli imputati del processo al ‘Mondo di Mezzo’ per i quali la sentenza della Cassazione rende definitive le condanne per reati minori. In particolare si tratta dell’ex presidente del Consiglio comunale di Roma, Mirko Coratti (4 anni e mezzo), dell’ex minisindaco del Municipio X, Andrea Tassone (5 anni), dell’ex presidente dell’Isma Istituto di Santa Maria in Aquiro, Guido Magrini (3 anni), dell’ex responsabile dell’ufficio tecnico dell’Ente tiberino Marco Placidi (5 anni), dell’ex segretario di Coratti, Franco Figurelli (4 anni), dell’ex collaboratore di Luca Odevaine, Mario Schina (4 anni), dell’ex consigliere capitolino Giordano Tredicine (2 anni e mezzo), Sandro Coltellacci, e dell’ex funzionario del Servizio giardini Claudio Turella (6 anni), l’unico ad aver patteggiato in appello.

Per 24 persone, invece, si aprirà un nuovo procedimento in appello per rideterminare le pene. La Cassazione, infatti, ha rigettato i ricorsi di Coratti, Tredicine e Tassone.

Coratti e Tredicine sono stati condannati al pagamento delle spese processuali nei confronti di Roma Capitale e della Regione Lazio. Per la Cassazione, Coratti e Tassone non dovranno invece risarcire il Partito Democratico.

La Cassazione, inoltre, ha rigettato i ricorsi di Figurelli, Placidi, Schina e li ha condannati al pagamento delle spese processuali. I supremi giudici hanno inoltre dichiarato inammissibile il ricorso di Turella, che invece è stato condannato al pagamento delle spese processuali e alla somma di 2.000 euro in favore della cassa delle ammende.

RAGGI: CONFERMATO COMUNQUE SODALIZIO CRIMINALE

“Questa sentenza conferma comunque il sodalizio criminale. È stato scritto un capitolo molto buio della storia nostra città. Stiamo lavorando insieme ai romani per risorgere dalle macerie che ci hanno lasciato, seguendo un percorso di legalità e rispetto dei diritti. Una cosa voglio dire ai romani: si va avanti a testa alta“. Lo ha detto la sindaca di Roma, Virginia Raggi, commentando la lettura della sentenza della VI sezione penale della Corte di Cassazione che ha negato il carattere mafioso delle due associazioni a delinquere riconosciute nell’inchiesta Mondo di Mezzo.

PLACANICA (LEGALE CARMINATI): PER CASSAZIONE 416BIS INSOSTENIBILE

“Era una storia giuridicamente un po’ forzata, per annullare senza rinvio vuol dire che la Cassazione l’ha ritenuta giuridicamente insostenibile”. Lo ha detto l’avvocato di Massimo Carminati, Cesare Placanica, commentando la lettura della sentenza della VI sezione penale della Corte di Cassazione che ha negato il carattere mafioso delle due associazioni a delinquere riconosciute nell’inchiesta ‘Mondo di Mezzo.’

NASO (LEGALE CARMINATI): “QUI NON FU MAFIA MA CULTURA MAFIOSA”

“A Roma c’è una cultura mafiosa, che è una cosa ben diversa dal 416 bis, è familismo e controllo del territorio e delle cariche: quello che è successo anche nel Csm”. Lo ha detto Giosuè Naso, avvocato di Massimo Carminati nei primi due gradi di giudizio e di Riccardo Brugia in Cassazione, commentando la sentenza della Cassazione che ha fatto cadere il carattere mafioso delle due associazioni a delinquere riconosciute nell’inchiesta Mondo di Mezzo.

“È una sconfitta del metodo di fare i processi del dottor Pignatone, che per fortuna non è più a capo della Procura- dice ancora il legale- perché fare processi alle persone sulle supposizioni per quello che si ritiene che siano e non per quel che fanno non mi sembra rispetto del principio di legalità. Questa sentenza ristabilisce questo principio che si era indebolito fortemente”.

LEGALE BUZZI: RAGGI DELUSA MA È PAGINA DI VERITÀ

“Con questa sentenza sicuramente la vita del mio assistito è cambiata. Ora è impossibile riquantificare le pene per ragioni tecniche, ma l’annullamento senza rinvio sul 416 bis significa che la Cassazione ha riconosciuto ciò che diciamo sin dall’inizio e cioè che c’era una corruzione, ma non la mafia. Salvatore Buzzi su mia indicazione ammise le corruzioni e segnalò che in Campidoglio c’era un sistema marcio e corrotto, lo abbiamo dimostrato sin dal primo grado, la Procura voleva dire che c’è un gruppo di imprenditori mafiosi, ma la Cassazione gli ha dato torto. Mi dispiace per il sindaco di Roma che questa sera c’è rimasta male, finalmente anche su questo abbiamo scritto una pagina di verità“. Lo ha detto l’avvocato di Salvatore Buzzi, Alessandro Diddi, commentando la lettura della sentenza della VI sezione penale della Corte di Cassazione che ha negato il carattere mafioso delle due associazioni a delinquere riconosciute nell’inchiesta Mondo di Mezzo.

DI MAIO: RESTANO DUBBI E FERITA PROFONDA

“Le sentenze si rispettano, ma restano i dubbi, le perplessità. E non solo: resta una ferita profonda per Roma e per i romani. Per me la mafia, prima ancora dei profili giudiziari, è un atteggiamento”. Lo scrive su twitter Luigi Di Maio.

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