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Riders ‘scaricati’ a Bologna, Bonaccini: “Convocherò Just Eat”. La multinazionale: “30 passati con noi”

La multinazionale in una nota spiega: "30 fattorini su 49 sono già passati con noi. Gli altri non sono in regola con il permesso di soggiorno"

Pubblicato:22-10-2019 16:39
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:52

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BOLOGNA – Il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini ha incontrato oggi una delegazione di Riders Union Bologna e i rappresentanti dei sindacati, dopo il licenziamento di 49 ciclofattorini della Food pony, la piattaforma che a Bologna fornisce i riders per Just eat. E proprio la multinazionale sarà convocata dalla Regione, nel tentativo di tutelare i lavoratori a rischio.

“Abbiamo voluto capire quale sia la situazione, che è estremamente delicata, con ripercussioni non solo a livello locale- spiega Bonaccini insieme all’assessore alle Attività produttive, Palma Costi- servono indubbiamente correttivi legislativi sul piano nazionale. Noi intanto facciamo da subito la nostra parte, visto che si sono create le condizioni per provare a convocare subito Just Eat e capire la reale disponibilità a un confronto e a una riconsiderazione delle proposte avanzate, insieme all’assessore Marco Lombardo del Comune di Bologna”.


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Just eat ha chiuso l’appalto con Food Pony e il servizio cesserà ufficialmente domani. Ai 49 riders che rischiano il posto di lavoro, spiega la Regione, Just eat sarebbe disposta a offrire collaborazioni occasionali e a cottimo, quindi con “condizioni peggiori e diverse rispetto a quelle del precedente contratto” da collaboratori coordinati e continuativi. “Vogliamo avviare un dialogo con l’azienda- insistono Bonaccini e Costi- partendo da un presupposto per noi irrinunciabile: la dignità dei lavoratori e il mantenimento dei diritti è un fatto essenziale, dal quale non si può derogare”.

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 JUST EAT: A BOLOGNA 30 RIDERS FOOD PONY PASSATI CON NOI

“Al momento quasi 30 rider, che collaboravano con il partner, si sono registrati al nostro network e sono pronti a consegnare in modo diretto con noi”. Lo rende noto Just Eat intervenendo così, con un comunicato, sulla vertenza che si è aperta in questi giorni a Bologna sul destino di alcune decine di ciclofattorini.

Alla luce delle “agitazioni dei rider che operano tramite il nostro partner di logistica Deliveriamo (Food Pony) a Bologna- scrive l’azienda- ci teniamo a precisare che siamo molto dispiaciuti per la situazione creatasi con i lavoratori e con le istituzioni“. Premesso ciò, Just Eat intende “precisare” diversi aspetti.

“Abbiamo iniziato la fase di lancio di una soluzione di delivery basata su una tecnologia proprietaria, anche in Italia- spiega la piattaforma- con l’obiettivo di sostenere e sviluppare il business dei ristoranti e fornire la più ampia scelta possibile ai clienti, come già avviene in altri Paesi”. Per supportare l’avvio di questo modello, che prevede anche la gestione diretta delle consegne, “abbiamo dato disdetta al nostro partner Food Pony e avviato attività di ricerca di rider nella città di Bologna che potranno consegnare in modo diretto con Just Eat a partire dal 24″, continua la nota.

“Abbiamo inoltre comunicato ai collaboratori di Deliveriamo (Food Pony) che, dovessero vedere non rinnovata la loro collaborazione- scrive ancora l’azienda- che possono anch’essi applicarsi per consegnare con Just Eat, se in linea con la documentazione prevista dalla legge”. Ad oggi quasi 30 rider si sono registrati con Just Eat. Altri fattorini di Food Pony, invece, “non hanno potuto ricevere una risposta positiva- scrive Just Eat- in quanto non in possesso dei permessi di soggiorno adeguati a un lavoratore autonomo in Italia”, come previsto dalla normativa.

“Dl imprese? Penalizza i compensi dei riders”

C’è la possibilità di introdurre “ulteriori tutele” per i ciclofattorini, ma è importante che queste “lascino la flessibilità che i rider stessi richiedono”, dice ancora Just Eat nella nota diffusa per intervenire sullo stato di agitazione dei fattorini Food Pony, in cui commenta anche la discussione in corso in senato sul Dl imprese.

I rider che consegnano con Just Eat sono lavoratori autonomi. Siamo convinti, come abbiamo già sostenuto anche con Assodelivery- scrive la piattaforma- che questo modello sia migliorativo per tutti gli attori coinvolti, rider compresi, e che possa ulteriormente migliorare anche tramite una concertata revisione di alcuni aspetti normativi che permettano alle aziende di introdurre possibili ulteriori tutele”. Però va mantenuta la flessibilità, continua Just Eat, evitando cioè di “riclassificare il rapporto come subordinato, il che bloccherebbe i riders e il settore in uno schema non adatto a questa tipologia di mercato”. Continua la nota: “Siamo i primi a pensare che regolare il settore sia corretto, ma senza danneggiare i suoi attori, soprattutto i riders, che oggi si dimostrano per la maggior parte soddisfatti, come risulta sia da ricerche interne, sia da un recente studio dell’Istituto Swg sui rider che operano con Assodelivery”. Sono infatti loro “che scelgono quando, come e quanto lavorare, guadagnando una media di 10 euro all’ora e in molti casi superando questa cifra”, sottolinea Just Eat.

Mentre la norma in discussione “rischia di penalizzare tutta l’industria e soprattutto i compensi dei rider, rendendo questo lavoro anche meno attrattivo”, sostiene Just Eat: “Serve invece conoscenza e comprensione di questo settore e delle sue dinamiche di innovazione, evitando provvedimenti che possano avere conseguenze negative per tutti”.

Sulla Carta di Bologna Just Eat non cede: “Tavoli siano nazionali”

L’appello dell’assessore al Lavoro del Comune di Bologna, Marco Lombardo, va a vuoto: Just Eat non ha cambiato idea e non apre alla possibilità di firmare la Carta dei diritti fondamentali dei lavoratori digitali nel contesto urbano. “Siamo ancora convinti che la carta di Bologna abbia alla base intenti certamente positivi e virtuosi, ma- scrive Just Eat in una nota- siamo altrettanto convinti che il tema e i tavoli di confronto debbano necessariamente essere ricondotti a un livello nazionale, coinvolgendo tutto il territorio e non solo Bologna”. Nella stessa nota, poi, la piattaforma sottolinea che “ci siamo sempre resi disponibili ad avviare un dialogo costruttivo con le istituzioni e lo siamo ancora, anche sul territorio di Bologna”.

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