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Autismo, Magda Di Renzo: “La terapia diadica all’Ido è una tradizione”

I genitori sono i principali interpreti nella relazione con il bambino

Pubblicato:22-10-2016 11:23
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:12

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bimbo_mamma_bambino_abbraccioROMA – Per l’Istituto di Ortofonologia (IdO) di Roma la terapia diadica è già una tradizione. “Sono anni che la usiamo in ambito terapeutico, sia come terapia con il singolo bambino che nelle situazioni di gruppo attraverso il progetto ‘Mamme a bordo'”, afferma Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie dell’IdO, in occasione del secondo giorno di convegno a Roma. Il concetto “fondamentale della diadica, come viene attuata anche in Israele, con cui abbiamo avuto importanti scambi, è di aiutare il genitore a sintonizzarsi con il bambino, migliorando la sua capacità di interpretare i comportamenti del figlio. La terapia diadica infatti migliora l’insightfulness, quella ‘comprensione empatica’ che sostiene il genitore nell’imparare a guardare il mondo interiore dal punto di vista del bambino coinvolto, ad esempio, in un disturbo dello spettro autistico”.

La terapia diadica proposta dall’Istituto di Ortofonologia è, inoltre, “legata a un approccio di fondo, che prevede sempre la presenza attiva del terapeuta non solo come contenitore mentale, ma anche come attivatore dell’esperienza”. Di Renzo chiarisce la diadica portata avanti dall’IdO: “Il terapeuta stimola il gioco e interviene nella dinamica madre-bambino per facilitare la comunicazione tra i due. Inoltre, è previsto un momento di riflessione in cui è possibile rivedere l’interazione con il genitore. La riflessione è importante perché facilita maggiormente il cambiamento. Quindi, piuttosto che essere solo osservatori e interpreti, i terapeuti dell’IdO entrano nella dinamica genitore-bambino per favorire nuove interazioni”.

LA TERAPIA DIADICA NELL’AUTISMO 


“Nell’autismo la terapia diadica prevede la presenza, nel setting terapeutico, della madre e del bambino. Nel modello israeliano il setting è concepito in una seduta madre-bambino, una seduta padre-bimbo e una terza seduta con entrambi i genitori soli con il terapeuta per parlare delle interazioni. Il modello dell’IdO prevede invece un setting individuale con una seduta con la madre, una con il padre e una con il bambino solo con il terapeuta. Successivamente, c’è una seduta con entrambi i genitori per osservare anche le differenti interazioni del bambino”, spiega Magda Di renzo, responsabile del servizio Terapie dell’IdO.

I GENITORI SONO UNA RISORSA 

“La terapia diadica è un intervento che mira a sostenere i genitori- puntualizza la psicoterapeuta dell’età evolutiva-, considerati i principali interpreti nella relazione con il bimbobambino. Lungi dall’essere una colpevolizzazione, è al contrario una valorizzazione delle risorse presenti. Non è però una sorta di parent training- sottolinea la responsabile dell’IdO-, non sono delle indicazioni che si danno al genitore a priori, sono invece indicazioni che nascono dall’osservare la sua relazione. Guardiamo l’interazione con il bambino e aiutiamo il singolo genitore a migliorare la sua relazione con suo figlio. Si apre tutta una riflessione sugli stili di attaccamento in una visione sempre psicodinamica”. Nel progetto terapeutico evolutivo Tartaruga “utilizziamo soprattutto il progetto ‘Mamma a bordo’, ovvero il lavoro congiunto madri-bambini, e anche la terapia diadica nei casi in cui riteniamo che sia positiva. Nell’autismo- conclude Di Renzo- preferiamo la gruppalità perché, creando più livelli di integrazione, è un aiuto maggiore”.

MAMME A BORDO

‘Mamme a bordo’ è il progetto terapeutico dell’IdO nato per lavorare sulla dinamica relazionale madre-bambino e facilitare, attraverso la condivisione ludica, la sintonizzazione affettiva. Aiuta i genitori a riconoscere i bisogni reali del bambino per poi rispondere adeguatamente alle sue esigenze. Coinvolge i bambini fino ai 3 anni di età con disturbi del linguaggio, della relazione e della comunicazione.

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