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L’appello di Black Post per i figli della nuova Italia: “Aspettano solo di essere riconosciuti”

Dalla testata con radici migranti un appello alla politica: "Sono ragazze e ragazzi, sono parte di questo Paese"

Pubblicato:22-09-2022 15:41
Ultimo aggiornamento:19-10-2022 16:47
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ROMA – Bambini ed adolescenti “non messi al primo posto”. Di più, solo perché figli di genitori con origini molteplici e diverse, “costretti a sentirsi estranei”. Colpa di una legge approvata ormai 20 anni fa, che esclude “un milione di figli dell’Italia” che “pure sono qui, sono parte di questo Paese e aspettano solo di essere riconosciuti”. Parole e denuncia di Black Post, testata d’informazione con radici migranti.

“PARLIAMO DI RAGAZZE E RAGAZZI, BAMBINI E ADOLESCENTI”

“Quando si parla d’immigrazione si parla di un concetto molto più profondo di ciò che viene descritto dai media e, di certo, di quello che viene esposto dai politici” si legge in un articolo, condiviso con l’agenzia Dire. “Strumentalizzare l’immigrazione, purtroppo, mette un velo sulla realtà impedendoci di vedere i veri bisogni legati a questo fenomeno”.
Nel testo si ripercorrono dinamiche del passato ma si guarda anche al futuro. “L’immigrazione in Italia non è un fenomeno recente” scrive Black Post. “Le prime migrazioni di massa sono cominciate negli anni ’70 e ’80. Con il passare del tempo si sono poi intensificate e diversificate. Secondo i dati dell’Istat, la popolazione straniera nell’anno precedente alla legge n.91 del 1992 era di 629.165. Il primo gennaio del 2022 invece, sono stati registrati 5.193.669 cittadini stranieri residenti nel territorio nazionale, di cui più di un milione minori. Oggi possiamo parlare non solo degli immigrati, ma anche di seconde e/o addirittura di terze generazioni”.

(Foto crediti Black Post)
Nell’articolo si legge ancora: “I numeri bastano a mostrare la necessità crescente di una nuova misura sulla cittadinanza, questi però non sono solo numeri. Parliamo di ragazze e ragazzi, bambini ed adolescenti nati o cresciuti in questo paese. La legge in vigore prevede lo ius sanguinis, ovvero l’acquisto della cittadinanza italiana di diritto alla nascita, se almeno uno dei due genitori è cittadino italiano. Ma la legge di 20 anni fa può rispondere veramente alle esigenze di milioni di minori? Sembra di no.


BAMBINI E ADOLESCENTI NON AL PRIMO POSTO

Bambini ed adolescenti di prime e seconde generazioni non vengono messi al primo posto. Sono costretti a sentirsi estranei. Sono costretti a non realizzarsi come desiderano e di conseguenza sono costretti a non poter dare il massimo anche se lo volessero. Basta immaginare che dovrebbero ottenere un visto per una gita scolastica all’estero mentre gli altri compagni di classe circolerebbero liberamente. Una volta cresciuti non potrebbero avere una formazione all’estero perché dovrebbero mantenere l’obbligo di residenza per ottenere la cittadinanza. Devono pensare e ripensare per ogni decisione perché devono mantenere il loro permesso di soggiorno anche se non hanno mai conosciuto il loro paese d’origine. Non possono partecipare ai concorsi pubblici e devono solo aspettare il traguardo, i 18 anni”.

CHE DIFFERENZA FA DOVE SONO NATI O DOVE SONO NATI I LORO GENITORI?

Quello di Black Post è anche un appello alla politica in vista delle elezioni di domenica. “In Italia oggi ci sono più di 5 milioni di stranieri” si legge nell’articolo. “Tutti qui per contribuire, in un modo o nell’altro, a questo Paese. I loro figli, 1 milione, sono i figli dell’Italia, perché sono qui e vivono questa terra nel bene e nel male. che differenza fa dove sono nati o dove sono nati i loro genitori? Sono qui e rappresentano l’Italia, perché loro sono parte di questo paese. Aspettano solo di essere riconosciuti”.

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