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Candidata FdI all’Assemblea regionale siciliana ai domiciliari per corruzione

L'inchiesta della Procura etnea coinvolge Barbara Mirabella ma anche medici e aziende

Pubblicato:22-09-2022 12:44
Ultimo aggiornamento:22-09-2022 12:44

Barbara Mirabella
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PALERMO – Arresti domiciliari per l’ex assessora alla Cultura e all’Istruzione del Comune di Catania, attuale candidata di Fratelli d’Italia all’Assemblea regionale siciliana, Barbara Mirabella. La donna, arrestata dalla squadra mobile di Catania, è coinvolta in una indagine portata avanti dalla Procura etnea ed è accusata di corruzione. Misure cautelari anche per altri due indagati.

L’ORGANIZZAZIONE DEL CONGRESSO SIC

Il filone di inchiesta che coinvolge Mirabella, candidata nel collegio di Catania, ruota attorno all’organizzazione del 123esimo Congresso nazionale della Sic (Società italiana di chirurgia). Secondo la Procura di Catania Mirabella, che aveva anche la delega per i Grandi eventi, avrebbe avuto degli “stretti rapporti” con Francesco Basile, presidente della Sic e direttore dell’Unità operativa complessa di Clinica chirurgica del Policlinico Rodolico-San Marco e gli amministratori della New congress Srl, che organizzò l’evento. Rapporti che, secondo i magistrati, sarebbero andati “oltre la fisiologia”, nel momento in cui gli amministratori della società “avrebbero accettato di pagare 10.000 euro alla Expo Srl, della quale era socia Mirabella, per la prestazione di servizi – si legge nella nota della Procura – non necessari alla organizzazione dell’evento”.

“SOLDI IN CAMBIO DI FORNITURE OSPEDALIERE”

La cifra, secondo la Procura di Catania, sarebbe stata sborsata “al fine di ottenere l’incondizionato ausilio dell’assessora e, dunque, dell’amministrazione comunale, per tutte le necessità dell’organizzazione del congresso”. Gli amministratori della New congress sarebbero stati “indotti” a pagare da Basile, che questa mattina è stato sospeso per un anno dal suo ruolo in ospedale. Il medico è accusato, inoltre, di concorso in 14 reati di falso, due di corruzione e due di concussione. Nella fase preparatoria del congresso, infatti, sarebbero emerse “condotte concussive da parte di Basile nei confronti dei rappresentanti di due aziende farmaceutiche”. L’obiettivo, in questo caso, sarebbe stato quello di “ottenere cospicui contributi per il finanziamento del congresso”.


IL RUOLO DI BASILE

In una occasione, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbero stati elargiti ottantamila euro. I magistrati parlano a questo proposito anche di una “esplicita minaccia” che sarebbe stata rivolta ai rappresentanti delle case farmaceutiche che avrebbero negato il contributo riguardo alla sospensione da parte del Policlinico di Catania degli acquisti dei prodotti delle aziende interessate. La Procura di Catania riporta anche un episodio che riguarda l’amministratore delegato dell’azienda farmaceutica Medical TI Spa, Giovanni Trovato, che avrebbe consegnato un contributo di cinquemila euro per ottenere, “grazie all’intervento di Basile”, l’incremento da parte del Policlinico dell’acquisto di dispositivi realizzati dalla propria azienda. Nei confronti di Trovato è stato disposto il divieto di esercitare l’attività imprenditoriale nel settore delle forniture ospedaliere per 12 mesi: è accusato di corruzione.

“MEDICI IN PENSIONE OPERAVANO AL POLICLINICO”

Il secondo filone dell’inchiesta vede sempre al centro Basile, che secondo i magistrati avrebbe permesso a due medici da qualche anno in pensione, ma che erano stati in servizio al Policlinico, “di continuare a utilizzare indebitamente e reiteratamente per i propri pazienti privati gli ambulatori dell’ospedale“. Su quelle stanze, come fanno notare dalla Procura, erano rimaste le targhe con i loro nomi, le specializzazioni e i loro recapiti telefonici. I due medici avrebbero quindi continuato a utilizzare gli strumenti del Policlinico avvalendosi anche del personale.

RIFLETTORI SU 14 INTERVENTI

Gli inquirenti hanno individuato 14 interventi chirurgici che sarebbero stati eseguiti dai medici in quiescenza e in relazione ai quali sarebbero stati commessi dei falsi nella compilazione delle cartelle cliniche: falsi che riguarderebbero le parti concernenti l’identità del medico chirurgo. Anche in questi casi sarebbero stati utilizzati indebitamente i mezzi e il personale dell’Azienda ospedaliera universitaria. Gli interventi, inoltre, sarebbero stati inseriti nel programma operatorio ufficiale “con il beneplacito di Basile” ed eseguiti materialmente dai medici in pensione che però non comparivano, ovviamente, nelle cartelle cliniche. I documenti sarebbero stati firmati da altri medici “compiacenti” e regolarmente in servizio.

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