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Cartabia: “Con il nuovo tribunale della famiglia decisioni più omogenee sui minori”

La ministra della Giustizia è intervenuta al Convegno 'Il (non) riconoscimento della violenza domestica nei tribunali civili e per i minorenni', promosso dell'Associazione Donne in rete contro la violenza (D.i.Re)

Pubblicato:22-09-2021 18:37
Ultimo aggiornamento:22-09-2021 18:37

marta cartabia
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ROMA – “Fa pensare la tendenza da parte dei tribunali civili e dei tribunali dei minorenni a non riconoscere la violenza domestica, con ripercussioni notevoli sulle procedure di affido dei figli e sulla dichiarazione di decadenza della responsabilità genitoriale. È una tendenza preoccupante che mi interroga come donna e come madre, oltre che come Ministra della giustizia”. Lo dice la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, nel suo saluto al Convegno ‘Il (non) riconoscimento della violenza domestica nei tribunali civili e per i minorenni’, promosso dell’Associazione Donne in rete contro la violenza (D.i.Re).

La guardasigilli commenta il Rapporto che raccoglie gli esiti dell’indagine condotta dalle avvocate dei centri antiviolenza in risposta alle sollecitazioni e alle raccomandazioni che il gruppo europeo GREVIO ha rivolto all’Italia, anche in vista del pieno rispetto della Convenzione di Istambul. “Molti sono i motivi di riflessione che la lettura di quel rapporto mi ha offerto – osserva Cartabia – pur nella consapevolezza che, come dichiara il vostro documento, si tratta di una indagine condotta a campione, e che pertanto non si presta a generalizzazioni di tipo statistico”.

Dall’indagine, continua, “si evince che nella maggior parte dei casi i tribunali civili e per i minorenni non danno il giusto peso ai contesti di violenza, nonostante le denunce, i referti, le misure cautelari emesse in sede penale, declassandola a mera situazione di conflitto. Difficile e delicato il compito del giudice in questi ambiti. Difficile, delicato eppure indispensabile perché – come si legge in una recente sentenza della sezione famiglia e per i minorenni della Corte d’Appello di Roma – : il superiore interesse del minore non è mai una formula precostituita, ma ‘deve essere sorretto da un adeguato bilanciamento che tenga conto delle situazioni concrete che giungono all’attenzione del giudice’. Per affrontare questi problemi il Ministero della Giustizia sta cercando di fare la sua parte”.


Con le riforme, sul versante civile, spiega la ministra, “l’introduzione del Tribunale delle persone, della famiglia e dei minorenni intende restituire omogeneità alle decisioni complesse e delicate che incidono sul tessuto familiare ed in particolare sulla vita dei minori indifesi rispetto alla violenza agita dagli adulti. La prospettiva è stata quella di realizzare, congiuntamente, sia la specializzazione del giudice, sia quella giustizia di prossimità, che in questa materia è irrinunciabile”.

E ancora: “Altro punto centrale dell’intervento riformatore riguarda l’attuazione del dialogo tra le diverse autorità procedenti (penale, civile e Tribunale per i minorenni) migliorandone il coordinamento. Si tratta da un lato di rendere operativa ed omogenea sul territorio la previsione di cui all’art. 64 bis disp. att. c.p.p., che riguarda l’obbligo di comunicazione dei provvedimenti emessi in sede penale ad ogni autorità giudiziaria civile investita dei procedimenti in materia di affido; dall’altro lato di ampliare la portata della stessa disposizione, prevedendo che il giudice in sede civile possa a sua volta richiedere all’autorità penale i dati sui procedimenti in corso.

Il Ministero, annuncia Marta Cartabia, “sta verificando con un monitoraggio di recente avviato presso i 224 uffici giudiziari il grado di attuazione di questa norma proprio al fine di mettere in campo interventi volti a rendere sempre più efficace questa comunicazione virtuosa tra autorità procedenti. Ma c’è un ulteriore aspetto che ritengo meriti grande attenzione e sforzo da parte di tutti, ovvero quello della prevenzione. Sotto tale profilo, ritengo necessaria una formazione adeguata e costante di tutti gli operatori della giustizia sul tema della violenza di genere, quale strumento fondamentale per garantire da parte dello Stato una tutela più qualificata delle vittime nell’ambito dell’intero percorso nel quale si sviluppa la loro presa in carico da parte delle istituzioni. Con questa consapevolezza – conclude la guardasigilli – ho personalmente sensibilizzato la Scuola Superiore della Magistratura al potenziamento dell’offerta formativa nel settore, favorendo l’attivazione di un confronto costante con psicologi forensi, servizi sociali, mediatori familiari o altri esperti coinvolti nel percorso giurisdizionale”.

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