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Comunali di Milano, Maran alla Regione Lombardia: “Le case Aler datele a noi”

L'affondo dell'assessore all'Urbanistica e capolista Pd alle amministrative: "I disservizi erp vengono imputati a noi, non è giusto". La replica di Bolognini: "Pensi ai suoi servizi sociali"

Pubblicato:22-09-2021 17:04
Ultimo aggiornamento:22-09-2021 19:38
Autore:

Pierfrancesco Maran
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di Nicolò Rubeis e Marco Sacchetti

MILANO – Una terapia shock per le case pubbliche a Milano, con il passaggio a MM di tutto il patrimonio regionale Aler, “in ritardo” di ristrutturazione in media di “tre anni su cinque”. È l’affondo lanciato su Regione Lombardia dall’assessore all’Urbanistica di Milano e capolista Pd alle amministrative Pierfrancesco Maran, in una lunga intervista alla ‘Dire’ dove fra le altre cose colloca M5s all’opposizione della giunta Sala anche dopo la probabile vittoria elettorale del centrosinistra.

“Parliamo tanto di riqualificare le periferie- spiega Maran- ma i problemi rimangono nei quartieri popolari di proprietà pubblica, dove ci sono case gestite da Palazzo Marino in capo a Mm che hanno fatto dei miglioramenti e poi ci sono quelle di Aler, in mano alla Regione. Se non sono capaci troviamo un accordo con il quale queste abitazioni vadano al Comune”.


Maran marcia con gli scarponi chiodati contro l’azienda regionale, anche perché- protesta l’amministratore dem- non è giusto che le responsabilità dei disservizi ricadano su Palazzo Marino: “Giambellino, via Gola, San Siro, una parte del Corvetto. Sono tutte situazioni critiche che spettano a Regione Lombardia. Tutti pensano che le responsabilità siano del sindaco Giuseppe Sala ma non è così. Noi ci stiamo prendendo delle colpe per una cosa che dovrebbe fare la Regione“.

Anche lo stesso sindaco Giuseppe Sala aveva proposto di creare una società ad hoc per tutte le case popolari di Milano, non persuaso fino in fondo dalla doppia amministrazione. Ma Maran va oltre, assicurando che il Comune è pronto a prendere in mano la gestione: “Lo dici una, due, tre volte- attacca l’assessore- secondo me bisogna superare questa situazione”. Un accordo del genere “toglierebbe anche una scusa ad Mm dove ti dicono che sono meglio di Aler. Ma il nostro obiettivo è che tutti i milanesi vivano bene, anche se sono in case della Regione, non può essere una scusa questa qui”.

L’assessore sveste poi i panni dell’amministratore per assumere quelli del capolista Pd. E detta una linea che terrà sulle spine Giuseppe Conte e il suo progetto di ridisegno al nord del movimento. Il M5S, qualora a Milano dovesse essere riconfermato il sindaco Giuseppe Sala, comincerà il mandato all’opposizione? “Suppongo di sì. Layla Pavone non la conosciamo abbastanza. Ognuno fa la sua strada, poi durante il mandato vediamo se ci saranno delle sinergie. La politica sulle alleanze ha senso che sia costruita e non fatta a pezzi perché poi devi anche governare dopo le elezioni”.

A Milano “era francamente difficile” trovare un accordo con i pentastellati, insiste Maran. “Abbiamo iniziato il mandato con loro che protestavano per la costruzione della metropolitana. Non solo non erano in linea con noi, ma nemmeno con le politiche ambientali in cui credono i milanesi“. E l’arrivo di Conte? “Staremo a vedere- frena Maran- magari è un cambio con cui si possono trovare affinità ma improvvisare scelte è sempre sbagliato. Mantenere le identità in politica “è importante”, specie perché “nelle visioni diverse puoi trovare dei punti di contatto senza dover fare un mischione opportunistico da cui Milano ha saputo stare a distanza”.

Secondo il capolista Pd, convinto che i dem in città saranno “sopra il 26%”, se il Movimento a Milano non ha realmente mai attecchito “uno dei motivi è che in 10 anni non abbiamo mai avuto episodi corruttivi in Comune”. Dunque, “il mantra ‘onestà-onestà è stato praticato con l’idea che non fosse un obiettivo finale ma un prerequisito per fare bene. Questo ha tolto l’acqua ai pentastellati”.

Quanto alla profonda trasformazione urbanistica della città, che il Covid ha solo rallentato ma non sospeso, l’assessore rassicura sul futuro delle palazzine Liberty all’ex Macello, mentre a Porta Genova, nella corsa al riassetto degli scali ferroviari in vista delle Olimpiadi 2026, forse “l’obiettivo di dismettere la ferrovia va rivisto e aggiornato“. Dopo il bando separato andato deserto a luglio per le palazzine la proposta di Redo (la società che già il giorno dell’assegnazione dell’ex Macello si era detta interessata alle Palazzine, tramite le parole del Ceo Fabio Carlozzo) “non è ancora stata formalizzata”, ma potrebbe arrivare in autunno, annuncia Maran. “Va visto se sarà l’unica o se ce ne saranno delle altre”. La svolta è venuta dal bando Reinventing cities proprio all’ex Macello dove nascerà il nuovo campus dello Ied (Istituto di design, ndr) con case e affitti calmierati per 1.200 famiglie e studenti, più della somma di City Life e Porta Nuova.

Ora che però si sa come diventerà l’ex Macello “è più facile per tutti fare proposte”, spiega Maran, come per le palazzine “che sono un bene vincolato e devono essere ristrutturate. Quindi ha senso impostarle verso una vocazione sociale coerente con il progetto futuro dell’ex Macello che potrebbe essere legato all’agroalimentare dell’Ortomercato o all’università sapendo che lì ci sarà il campus dello Ied”.

LA REPLICA DI BOLOGNINI: “IL COMUNE PENSI A SUOI SERVIZI SOCIALI”

Il problema delle case popolari è sociale, non solo manutentivo, dovuto alla difficoltà in cui molte famiglie versano e che dovrebbero essere aiutate a migliorare il loro stato attraverso i servizi sociali che sono del Comune”. Parlando con la ‘Dire’, il commissario provinciale su Milano della Lega, Stefano Bolognini, (che in Regione si è occupato della questione quando era assessore per la Casa, prima del rimpasto voluto da Attilio Fontana a gennaio che lo ha visto ‘migrare’ su altre deleghe, ndr) risponde alla proposta dell’assessore meneghino all’Urbanistica Pierfrancesco Maran, convinto che le case in capo ad Aler, l’azienda lombarda per l’edilizia residenziale di Milano, debbano essere gestite da Palazzo Marino.

Potrei rispondere che Aler potrebbe prendere le case di Mm– prosegue Bolognini- visto che molti inquilini rimpiangono i tempi in cui le loro abitazioni le gestiva la Regione e non il Comune“. In ogni caso, “sono molte le case, non solo Aler ma anche Mm, che sono in condizioni di grave carenza manutentiva. Penso per esempio a via Fleming, via Rilke dove a ferragosto è anche scoppiato un incendio, Quarto Oggiaro, via Don Francesco della Torre, via Saint Bon o al quartiere Savoia in Zona 5″. E al tempo stesso, secondo Bolognini, sono tante anche le abitazioni e i quartieri gestiti da Mm “che sono in stato di degrado“.

Il problema vero, per il commissario meneghino del Carroccio, è che “chi gestisce le case Aler o Mm deve occuparsi della questione immobliare ma anche sociale, visto che la maggior parte dei problemi sono dovuti a questo”.

Comunque, in molti quartieri Mm “l’utenza ha un Isee decisamente più alto rispetto a quello delle case Aler”, dunque, al netto del fatto che un reddito più alto non corrisponde necessariamente a meno problemi, “è indubbio che ci sono contesti dove gli inquilini hanno minori disagi”.

Bolognini risponde a Maran anche su Giambellino-Lorenteggio, zone gestite dalla Regione dove, stando alle parole dell’esponente del Pd, ci sono situazioni critiche. Stesso discorso per via Gola, San Siro e una parte del Corvetto: “Ci sono stati purtroppo dei problemi di bonifica che stanno ritardando molte opere pubbliche, non soltanto Aler”. Il pensiero di Bolognini si rivolge alle metropolitane: “Ne abbiamo alcune che sono in ritardo ormai di 8-9 anni a Milano, per gli stessi problemi che affronta la Regione nelle manutenzioni”.
In Lorenteggio “una serie di criticità hanno rallentato l’avanzamento dei lavori– va avanti il leghista- in un immobile in particolare il Comune aveva rilasciato il permesso a costruire che ha poi revocato successivamente a causa della presenza del cantiere della metropolitana”. Un fatto che ha portato “a un aumento significativo dei tempi rispetto alle operazioni da fare su quello stabile- insiste Bolognini- questo per dire che l’intervento su Giambellino-Lorenteggio, sia per importo sia per numero di abitazioni, è molto complesso”. Tuttavia, “il dato positivo è che la prima volta che gli edifici pubblici ammalorati vengano demoliti e ricostruiti ex novo“.

Quella in atto a Lorenteggio “è una rivoluzione copernicana rispetto all’edilizia popolare“. Poi, “i tempi non sono semplici purtroppo, ma il risultato sarà significativo e vedere questa mattina gli edifici di via Manzoni che sono stati demoliti per essere ricostruiti è un segnale importante”.

Bolognini, in conclusione, non risparmia una stoccata nei confronti di Maran: “Lui è assessore all’Urbanistica– affonda- deve occuparsi degli Scali di Milano. A oggi non ce n’è uno che abbia di fatto iniziato la rigenerazione in maniera effettiva. Mi sembra la prova evidente che nel pubblico i tempi e i modi sono quelli che sono”. Dunque “pensasse agli scali e alle metro– conclude- evitando magari di rilasciare concessioni a costruire per poi revocarli perché si allungano i tempi”.

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