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Donne, nasce il comitato delle ‘madri unite contro la violenza istituzionale’

Il comitato è composto da madri che sono state 'private dei figli o minacciate di perderli': l'intento è denunciare le falle della legge sull'avviso condiviso

Pubblicato:22-09-2019 15:22
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:43

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ROMA – Si è ufficialmente costituito il Comitato madri unite contro la violenza istituzionale. Lo comunica una nota dove si spiega che il comitato, composto da madri vittime di violenza istituzionale (già private o meno dei figli ma comunque minacciate di perderli) intende denunciare con riferimento alla legge 54/2006 sull’affidamento condiviso “le conseguenze nefaste della sua applicazione che si è tradotta in un feroce sistema.

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L’ideologia della bigenitorialità obbligatoria sottesa a questa legge e il suo strumento di applicazione- osserva- hanno costituito una macchina da guerra elevata a sistema su tutto il territorio nazionale, ripristinando, di fatto la violenza del principio patriarcale della Patria Potestà”. La nota sottolinea che “la possibilità che donne e bambini siano ritenuti degni di credibilità e riescano a dimostrare le violenze patite ad opera di padri, o altri rappresentanti maschili, è pressoché nulla, come inefficaci e spesso anche ingiuste le misure di tutela poste a loro disposizione” e la “violenza domestica venga interpretata e ridefinita come mera conflittualità di coppie”.

Il comitato denuncia “la mancata applicazione della Convenzione di Istanbul” e che i bambini “siano costretti di fatto a percorsi psicoterapeutici /psichiatrici contro la loro volontà e senza che ve ne sia necessità” oltre al fatto che “l’applicazione della cosiddetta bigenitorialità obbligatoria viene perseguita nei Tribunali attraverso un ormai sistematico ricorso alle cosiddette Consulenze Tecniche d’Ufficio (Ctu) ad opera di psicologi giuridici o neuropsichiatri che minacciano madri e bambini di allontanamenti e perdita della responsabilità genitoriale”. 

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“Attraverso queste perizie si mette in atto- si legge ancora- una vera e propria vivisezione solo della madre e della famiglia materna e le perizie si traducono di fatto automaticamente in provvedimenti e decreti dei tribunali con cui si arriva a stravolgere radicalmente la vita dei bambini e dell’intero nucleo familiare materno”. Infine “le donne, accusate di essere madri inadeguate o addirittura malevole, si ritrovano rivittimizzate e giudicate pericolose alla crescita di figli e vengono punite con l’allontanamento forzoso dei bambini. Il risultato di tutto questo è anche l’inizio di un vero e proprio calvario giudiziario di anni in cui la madre cercherà, nella quasi totalità dei casi invano, di difendersi dalle accuse ingiustamente mosse nei suoi confronti e più sarà ritenuta dalle istituzioni conflittuale, alienante e ostativa innescando così un circolo vizioso da cui non riuscirà più ad uscire con esiti nefasti per sé e per i figli”.

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