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Richetti: “Con me Pd sul territorio, basta facebook e tv”

Intervista a Matteo Richetti, che chiede il congresso in tempi rapidissimi

Pubblicato:22-09-2018 13:11
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:35

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ROMA – “Io faccio tre iniziative al giorno. Francamente mi sono anche stufato della retorica sul Pd immobile, il partito paralizzato dalle logiche interne. Diciamo meglio: c’è un Pd immobile, che passa il tempo tra facebook e tv, e c’è un Pd che sta sul territorio. Io sul territorio ci sto, tutti i giorni. E per la precisione da ieri a Benevento, ieri l’altro da Avellino, poi a Roma…”.

Matteo Richetti non asseconda le ‘correnti’. Se la vulgata mediatica descrive il Pd come il gigante dormiente, in attesa di un congresso che prima o poi verrà, il senatore dem il partito lo porta ogni giorno tra gli elettori. Domenica sera, sarà a Roma in piazza Bologna, coi Giovani Democratici, la consigliera Valentina Grippo e Andrea Alemanni, all’incontro “Costruiamo l’alternativa, al governo della paura”.

“Le mie sono iniziative del Pd perche’ mai come adesso c’e’ bisogno di fare due cose: avviare un momento di ripartenza del nostro popolo, di ricostruzione del mondo Pd, e creare nel contempo un dibattito per un’alternativa al governo“, spiega Richetti. Insomma il congresso, meglio prima: “Ogni settimana che passa e’ una settimana persa. Spero che dopo la manifestazione di domenica si voglia procedere immediatamente alla convocazione dell’assemblea. Tempi rapidissimi. Altrimenti sarebbe un errore clamoroso perchè qualsiasi azione di allargamento, di rifondazione, di ripartenza la puoi fare solo se esce da un momento congressuale, da un confronto vero e si conclude con un’investitura popolare ampia di una nuova classe dirigente. Serve una legittimazione, un congresso per costruire attorno alla proposta vincente una linea politica. Se premettessimo questo all’espressione della volontà degli elettori faremmo un errore imperdonabile”.


Matteo Orfini immagina che il Pd possa passare per una fase di scioglimento. “Non sono interessato alle polemiche interne, o a rispondere a questo o a quello. E’ un atteggiamento che non so se sia più drammatico o ridicolo. Cosa ne facciamo del Pd lo decidono gli elettori del Pd al congresso”. Lamentano una lontananza dalla base: “Appunto. Sento continui richiami in questo senso. Voglio dire che noi stiamo aggregando, c’è energia, c’è interesse. Anche la storia per cui il Pd non parla con la società non è vera. Facciamo che ciascuno inizia a rispondere delle cose che fa. Perchè c’è qualcuno che ostinatamente lo fa e poi si sente accomunato a un gruppo dirigente che se ne sta a Roma, tra dirette facebook e comparsate tv. E’ una retorica che deve finire. Si sappia che c’è un Pd che sta sul territorio”.

Bersani sarebbe d’accordo con questa impostazione. Proprio l’altro ieri ha detto ‘ritroviamoci’ nel segno di una sinistra popolare. “Ci dobbiamo ritrovare. Ma il Pd è sempre stato al suo posto, è Bersani che si è spostato. Non può essere che sto in un partito se lo guida qualcuno, mentre scappo se lo guida qualcun altro. Mettiamoci d’accordo: nessuno evochi scissioni alla prima difficoltà. Dopo di che è evidente che nessuno basta a se stesso. La prima parte è il Paese, ricostruire un rapporto organico. Dopo di che, da chi è guidato il partito, come si chiama, è tutto in secondo piano. Perchè è evidente che il Pd deve andare oltre da ciò che è, ma lo può diventare chiamandosi ancora Pd. Il suo problema è la credibilità, poi il nome“.

Ma allora non è vero che manca il candidato renziano… “Chiedetelo ai renziani. Anche questa storia deve finire, io da una vita faccio pezzi di strada con persone che condividono idee e progetti. Le correnti che hanno nomi e cognomi vanno interpellate per i nomi e cognomi che portano”.

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