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“Mio figlio nascerà fra 4 mesi”. E lo mette in vendita su Facebook. Ma è un troll

L'annuncio era comparso sulla pagina Facebook  'Compro e vendo tutto'

Pubblicato:22-09-2017 10:29
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:43

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MILANO  – “Sono al quinto mese di gravidanza e metto in vendita il bambino al miglior acquirente. Base d’asta 10.000 euro“. Questo l’annuncio choc comparso nei giorni scorsi (accompagnato per giunta da una foto di un’ecografia)  sulla pagina Facebook  ‘Compro e vendo tutto‘. A pubblicarlo, ha scoperto la Polizia postale, è stata una donna di 28 anni che vive a Milano e che non è incinta. Agli agenti che si sono presentati a casa con un decreto di perquisizione, la 28enne ha spiegato che si trattava di un ‘troll’, ovvero di un messaggio provocatorio con la finalità di creare disturbo e fomentare gli utenti. L’immagine dell’ecografia, ha spiegato, l’aveva presa da un gruppo web di mamme e l’aveva pubblicata insieme all’annuncio per attirare l’attenzione.

A disporre la perquisizione verso la donna è stata la Procura di Catania, dove è stata avviata un’indagine dopo che l’annuncio è stato segnalato alla Polizia postale. La donna è stata iscritta nel registro degli indagati per violazione della legge su adozione e affidamento dei minori (articolo 71 legge). A casa della 28enne si sono presentati gli agenti della Polizia postale di Milano. La donna è sposata e lavora in un negozio: ha subito ammesso di aver scritto lei quel post, ma ha spiegato che era solo un ‘troll’.

DA DOVE ARRIVA LA PAROLA ‘TROLL’

Un troll, termine che deriva dalla mitologia scandinava, nel gergo di internet è un soggetto che interagisce con altri nell’ambito degli spazi virtuali, pubblicando scritti possibilmente falsi, diffamatori, molesti, fortemente provocatori, al fine di attirare l’attenzione, fomentare le discussioni e disturbare. La Polizia Postale consiglia di non rispondere ai troll, ignorando le provocazioni e segnalando, comunque, i contenuti che potrebbero configurare reati procedibili d’ufficio o imminenti pericoli al fine, in ogni caso, di verificarne la fondatezza. Coloro che si rendono autori di tali condotte possono rendersi responsabili di illeciti penalmente o civilmente perseguibili.


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