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A settembre come sarà la nuova (a)normalità? Famiglie più fragili, scuola fondamentale

Le riflessioni di Federico Bianchi di Castelbianco e Magda Di Renzo

Pubblicato:22-08-2020 11:05
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:47

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ROMA – Con il lockdown alle spalle e il ritorno sui banchi che si avvicina, settembre sarà quest’anno, più che mai, il mese della rinascita, della ripresa, del nuovo inizio. Un mese in cui dovremo fare i conti con ciò che è stato guardando a quello che sarà. A cominciare proprio dalla scuola. “I docenti dovranno farsi carico delle situazioni di rottura che la convivenza forzata ha creato in molte famiglie. I ragazzi andranno a cercare negli insegnanti quel confronto con gli adulti che è venuto meno a casa”, Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), lo ribadisce ormai da settimane.

Dunque bisogna farsi trovare preparati perché il panorama sociale è cambiato. “Oggi ci ritroviamo con un numero di famiglie fragili maggiore rispetto a prima del lockdown perché lo sono diventate anche quelle che non lo erano- spiega lo psicoterapeuta dell’età evolutiva- Paradossalmente i nuclei ‘fragili’ per definizione, ossia quelli dove ci sono bambini con disabilità, hanno risposto meglio degli altri al periodo di chiusura, genitori e figli si sono trovati a stare più tempo insieme e i bambini con difficoltà ne hanno tratto giovamento. Nelle altre famiglie, invece, la convivenza forzata in molti casi ha acuito i contrasti e scatenato liti creando una rottura di cui bambini e ragazzi hanno risentito molto”.

Lo psicoterapeuta, però, chiarisce: “Non c’è colpa, in quanto non eravamo abituati a stare con i figli. Il lockdown ha invertito la situazione: prima sapevamo che avremmo dedicato un piccolo spazio di tempo allo stare insieme e poi tutti liberi; nel periodo di chiusura è stato il contrario. Abbiamo trascorso un grande lasso di tempo insieme e pochissimo era quello che restava alla libertà personale”. Una nuova dinamica che ha “alterato i rapporti familiari- spiega l’esperto- e ha portato ad un aumento di rigidità e di scontri molto forti”. Secondo Castelbianco “sarà importante, ora che è arrivata l’estate, cercare di allentare questa situazione e poi a settembre fare in modo che i docenti e la scuola ci aiutino. I professori sono gli elementi esterni che si trovano tra i genitori e gli studenti- ricorda lo psicoterapeuta- ma dobbiamo sapere che la situazione resterà difficile soprattutto per le famiglie”.


E’ una fotografia che l’IdO ha potuto scattare grazie ai progetti messi in atto fin dall’inizio dell’emergenza Covid-19, come gli sportelli online ‘IdO con Voi’ e ‘Lontani ma vicini, 30 psicologi in ascolto’, promossi nell’ambito della task force del ministero dell’Istruzione e in collaborazione con la Società italiana di Pediatria (Sip). “Sono state tantissime le famiglie che si sono rivolte a noi per avere sostegno- continua Castelbianco- e più di 5.000 gli insegnanti che si sono iscritti ai nostri corsi per imparare ad affrontare al meglio la didattica a distanza e a gestire i ragazzi da remoto, un modo molto diverso da quello delle lezioni frontali cui erano abituati”.

A fronte del ruolo fondamentale che avrà la scuola a settembre, secondo Castelbianco “il primo mese dovrà essere basato sull’accoglienza, sulla capacità di far sentite i ragazzi in una situazione positiva e protetti”, evidenzia lo psicoterapeuta. Perché quello che ha messo in rilievo la pandemia “è che non abbiamo solo famiglie fragili ma anche istituzioni fragili– dice Castelbianco- proprio quelle istituzioni che dovrebbero tutelare i nostri minori”.

Una considerazione a cui fa eco Magda Di Renzo, responsabile Terapie dell’IdO, che già da tempo ha lanciato un appello: “I primi mesi del prossimo anno scolastico dovranno essere considerati un periodo intermedio in cui riprendere tutto ciò che non è stato fatto durante il lockdown. I bambini e i ragazzi hanno un arretrato e non tutti hanno potuto essere seguiti allo stesso modo- sostiene la psicoterapeuta- Questa riflessione va fatta soprattutto nei passaggi tra un ciclo e l’altro, perché non si può fare un salto, non ci deve essere fretta di compensare. Una ‘zona cuscinetto’ in cui elaborare le loro emozioni ora diventa ancora più importante. Dare tempo, questo è l’appello alle insegnanti. E l’appello ai genitori è quello di capire che l’insegnante che indugia è quella veramente valida e aiuterà i bambini”.

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