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Madri allontanate dai figli, l’avvocato: “Sugli affidamenti servono decisioni più rapide”

Ascari (M5S): “Su Pas e allontanamento la fine della legislatura non fermerà il nostro impegno”

Pubblicato:22-07-2022 19:15
Ultimo aggiornamento:22-07-2022 19:15

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ROMA – Le norme che hanno istituito un coordinamento tra i giudici civili e le Procure della Repubblica, nei casi di violenza previsti dal cosiddetto ‘Codice rosso’, prevedono l’obbligo di comunicazione di alcuni atti da parte della Procura della Repubblica al giudice minorile o al giudice della famiglia. Data la lentezza delle indagini, tuttavia, questo coordinamento non è sufficiente e, nei fatti, i casi che secondo il Codice rosso dovrebbero essere trattati con estrema velocità non lo sono e così, dopo un avvio rapido, il procedimento si arena e prende i tempi di un normale procedimento penale, quindi anche un anno o un anno e mezzo. Tempi che non sono compatibili con quelli richiesti per le decisioni relative all’affidamento dei minori. Andrebbe potenziato questo coordinamento e i procedimenti che riguardano l’affidamento dei minori dovrebbero percorrere una strada ulteriormente preferenziale, per sveltire le indagini e consentire al giudice civile di decidere rapidamente ma con piena conoscenza dei fatti”. Lo pensa Giacomo Tranfo, avvocato cassazionista del Foro di Roma, che ha partecipato oggi al convegno ‘Madri allontanate dai figli. Così la Pas autorizza prelievi coatti’, tenutosi presso la sala Matteotti della Camera dei deputati.
Secondo Tranfo, sarebbe inoltre necessario rafforzare la preparazione tecnica, non solo in campo giuridico, dei giudici dei tribunali minorili e potenziare i controlli sull’operato degli assistenti sociali da parte dei magistrati. Questi due interventi consentirebbero, secondo l’avvocato penalista, di limitare o interrompere la tendenza dei giudici “a copiare e incollare le valutazioni effettuate dagli assistenti sociali e dalle Ctu nelle sentenze e nei provvedimenti”.

La promotrice dell’evento, la deputata Stefania Ascari, sostenuta dalla collega Veronica Giannone, non si è fatta fermare dalla crisi politica e dallo scioglimento delle Camere e ha voluto ribadire il proprio sostegno, insieme a quello di tante deputate e senatrici, alle madri che da anni lottano per riavere con sé i figli che sono stati loro tolti in nome della Sindrome dell’alienazione parentale (Pas).

“Questo evento non ha simboli politici perché la tutela dei minori richiede lavoro di squadra– ha chiarito Stefania Ascari- È stato un percorso lungo e difficile, di questo tema ci siamo occupati subito dal 2018, a partire dai fatti gravissimi di Bibbiano. Eventi a seguito dei quali è stata istituita la Commissione di inchiesta sugli allontanamenti di minori, in seno alla quale abbiamo fatto decine e decine di audizioni e riunioni per mettere in risalto le falle del sistema di tutela dei minori. C’è ancora tanto da fare, ma si sono poste le basi per proseguire il lavoro nella prossima legislatura. Ce l’abbiamo messa tutta, nel nostro piccolo, per fare voce a chi nei tribunali voce non ha”.

“Punzecchieremo chi verrà dopo di noi se noi non saremo rielette- ha assicurato Veronica Giannone- ma il nostro impegno potrà comunque continuare. Possiamo e dobbiamo farlo perché questo sistema riguarda tutti noi e può colpire tutti noi, combatterlo significa garantire il corretto sviluppo dei bambini che sono il nostro futuro. Se lasciamo che questo sistema vada avanti, cresceremo generazioni di cittadini violenti, che penseranno sia giusto fare quello che fanno anche quando è sbagliato. I bambini vanno rispettati”.


Antonio Voltaggio, avvocato cassazionista del Foro di Roma, ha sottolineato gli importanti passi avanti contenuti nella legge Cartabia, ricordando soprattutto l’obbligo, introdotto dalla riforma, di ascoltare i minori dai 12 anni in sù e di valutare l’opportunità dell’ascolto per i bambini di età inferiore ai 12 anni. “Ancora troppo spesso i minori non vengono ascoltati– ha ribadito- anche se c’è un dettato di legge che obbliga la magistratura a farlo”.

Nel messaggio di saluto che ha inviato alle organizzatrici del convegno, Fabio Roia, presidente vicario del Tribunale di Milano, ha sottolineato “la difficoltà nell’affrontare un tema così delicato che coinvolge diverse esigenze, a volte soltanto apparentemente contrapposte, ma che dovrebbe trovare un momento di sintesi e di orientamento applicando i principi del diritto alla tutela della salute, fisica, psicologia, emotiva, del soggetto minorenne allontanato dai legami affettivi ma anche quello della tutela della dignità e del rispetto del soggetto adulto legato al minorenne stesso (normalmente la madre).

L’esecuzione dei provvedimenti dovrebbe sempre avvenire evitando forme anche involontarie di traumatizzazione e con modalità tali da trovare competenze, sensibilità, capacità nei soggetti coinvolti, modalità non sempre riscontrate nella realtà. Si tratta dunque di lavorare, senza generalizzazioni pericolose, per aumentare le capacità di comprensione e il bagaglio professionale di chi opera in un settore di fragilità che non può mai trovare cedimenti in forme forzose che contrastano con il senso del rispetto sempre dovuto alle persone”.

C’è una eccessiva ingerenza dello Stato nella vita privata delle famiglie, delle madri che vengono valutate e giudicate per come amano i loro figli– ha osservato Silvia Mari, giornalista dell’agenzia Dire che da tempo porta avanti un’inchiesta dedicata alle ‘madri coraggio’- La Dire ha scelto di raccontare queste vicende e di prendere una posizione. Un’attenzione che dimostra la sensibilità della testata e in particolare del direttore, Nico Perrone”, ha tenuto a sottolineare.

“Le leggi ci sono a tutela dei minori,il diritto all’ascolto, il supremo interesse del minore di cui tanto sentiamo parlare, ciò che manca è il controllo su chi deve applicare tali regole processuali- ha commentato Sara Fiorino avvocata del Foro di Bari, nel suo messaggio di saluto- Purtroppo al risveglio delle coscienze non è seguito un richiamo all’applicazione delle norme a tutela dei minori e continuiamo a vivere giornalmente con prelievi che come detto dalla Cassazione non sono di un paese democratico. I passi in avanti sono stati fatti, ma siamo ancora molto lontani dal raggiungimento dell’obiettivo ‘allontanamenti zero’, perché manca una volontà politica condivisa da tutti”.

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