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Attivisti contro il G20 a Napoli occupano l’ingresso dell’autorità portuale

La protesta nasce con l'obiettivo di contestare la riunione del G20 su Ambiente, Clima ed Energia iniziata in mattinata nel palazzo Reale di Napoli

Pubblicato:22-07-2021 11:52
Ultimo aggiornamento:22-07-2021 13:06
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NAPOLI – L’ingresso dell’autorità portuale di Napoli è stato occupato. Gli attivisti di Beesagainstg20 hanno operano l’azione dopo i blocchi di stamattina ai cancelli delle aziende della logistica portuale. “Non è la prima volta – ricordano – che veniamo in questa sede, sia per lottare per il reintegro dei lavoratori licenziati, sia affinché le aziende nocive e che hanno sversato illegalmente nel porto vengano sanzionate e provvedano alla bonifica dei territori inquinati. Quelle stesse aziende che scaricano le navi piene di armi che non solo tolgono la vita con le aggressioni militari ma radono al suolo interi paesi”. Il G20 sull’ambiente, sostengono, “è solo una farsa sulle nostre vite”. “Torniamo al porto – concludono – con l’arma della lotta e dello sciopero, solo bloccando i profitti degli inquinatori possiamo bloccare la devastazione ambientale e riprenderci la nostra vita, la nostra terra e i nostri mari”.

IN MATTINATA GLI ATTIVISTI AVEVANO BLOCCATO ANCHE LO SVINCOLO DELL’A3

Precedentemente gli attivisti avevano manifestato bloccando lo svincolo autostradale dell’A3 a Napoli est. La protesta nasce con l’obiettivo di contestare la riunione del G20 su Ambiente, Clima ed Energia iniziata in mattinata nel palazzo Reale di Napoli.

attivisti g20

Ad essere bloccata anche la raffineria Q8 di via Galileo Ferraris da un centinaio di attivisti ambientali per dire “no all’ipocrisia del G20 e delle politiche di greenwashing” e per dire “basta ai combustibili fossili”.
“Il continuo rinvio nel tempo degli obiettivi minimi sulla riduzione di Co2 e dei combustibili fossili – spiegano -, la costruzione ovunque di nuovi gasdotti, l’imperversare senza regole di attività e impianti inquinanti, il potere delle compagnie petrolifere e delle elite che grazie a esse costruiscono ricchezze senza fondo, il cinismo delle multinazionali e delle compagnie di trasporto che usano i paesi più poveri del mondo come discarica tossica ci racconta come quelle di cui ci parla in questo momento a palazzo reale siano semplicemente politiche di greenwashing, il tentativo di utilizzare l’allarme climatico e ambientale e strumentalizzare la domanda di cambiamento solo per specularci sopra”. “La biografia del ministro Cingolani, una carriera nell’industria degli armamenti, è – proseguono – una perfetta fotografia dell’ipocrisia di questo consesso. È urgente mettere in discussione questo modello di sviluppo per non lasciare alle nuove generazioni un mondo sempre più tossico e invivibile come ci dicono i disastri climatici che si riproducono in questi giorni e l’emergere di nuove pandemie legate proprio alla distruzione degli ecosistemi. Giustizia ambientale e giustizia sociale sono due lati della stessa medaglia”.


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