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Torna in edicola ‘Rugantino’, la storica testata in dialetto romanesco

Dopo 30 anni il 'Rugantino' vuole tornare "con prepotenza a far sentire la sua voce, ma soprattutto la sua lingua"

Pubblicato:22-07-2020 14:35
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:40

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ROMA – Dopo circa trent’anni ‘aritorna a baccaja’ ogni martedi” in edicola il ‘Rugantino’, la storica testata in dialetto romanesco fondata il 13 settembre del 1848 da Odoardo Zaccari. Diretta da Lillo Salvatore Bruccoleri, la rivista in realta’ non ha mai smesso (da 133 anni a questa parte) di far sentire la propria voce, seppur con qualche breve interruzione e continuando ad uscire negli ultimi anni nella sua versione online.

Ma perche’ la decisione di tornare in edicola?

“‘Rugantino’, da sempre voce del popolo romano, ha sentito il dovere di intervenire con forza dopo aver assistito allo ‘scempio’ compiuto di recente sul dialetto romanesco, con alcuni testi vernacolari fatti circolare in rete da alcuni esponenti politici e non- spiega Bruccoleri all’agenzia Dire- Il nostro intento ora e’ di riportare il dialetto romanesco alla sua piu’ genuina dignita’, mantenendo allo stesso tempo lo spirito satirico secondo le migliori tradizioni”. Sotto la spinta di riaffermare il ‘vero’ dialetto romanesco, il ‘Rugantino’ vuole quindi tornare “con prepotenza a far sentire la sua voce, ma soprattutto la sua lingua, patrimonio identitario del popolo di Roma- spiega Bruccoleri- che non puo’ essere lasciata nelle mani di chi non la conosce, con il rischio, gia’ concreto, di farla degenerare in forme spregiative assolutamente lontane dal suo originale”. Ma il ‘Rugantino’ e’ prima di tutto una rivista satirica, sempre pronta a ‘colpire’ con irriverenza “quelli che detengono il potere, chiunque essi siano, senza distinzioni”, sottolinea ancora Bruccoleri. Nessuna veste grafica rinnovata per il ‘Rugantino’, che con le sue quattro pagine e la sua storica testa rimane fedele al suo originale ultracentenario.
Scritta interamente in dialetto romanesco, ad eccezione dell’editoriale (in italiano) che porta la firma del direttore, la rivista si occupa dei principali temi d’attualita’ nazionale e internazionali.


Tra i redattori, oltre al condirettore Marco Navigli e al capo redattore Aristide Bruni, ci sono anche gli ‘storici’ poeti romaneschi Salvatore Taverna, Bruno Fiorentini, Giuseppe Bernasconi, Gianni Salaris, Porfirio Grazioli e Giovanni Roberti.

DA TRILUSSA A FELLINI E ALDO FABRIZI, LE GRANDI FIRME DI “RUGANTINO”

“Sul ‘Rugantino’ hanno scritto praticamente tutti i principali poeti romaneschi, a partire da Trilussa- ricorda Bruccoleri- che giovanissimo esordi’ nel 1887 con il suo primo sonetto ‘L’invenzione della stampa’. Ma non solo: penso a Ennio Neri, paroliere di canzoni come ‘Parlami d’amore Mariu” e ‘Addio mia bella signora’; Aldo Fabrizi, attore tra i piu’ completi e popolari del cinema romano; Federico Fellini, che disegnava vignette con la sigla ‘Fellas‘, solo per citarne alcuni”.

Ma nel panorama della poesia romanesca c’e’ qualche giovane promettente?

“Qualcuno ce n’e’- risponde Bruccoleri all’agenzia Dire- ma il problema e’ che i piu’ giovani, a volte, non hanno voglia di formarsi e di studiare in maniera approfondita la lingua. A volte allora, dopo aver pubblicato un paio di sonetti in dialetto, gli capita di sentirsi gia’ dei grandi poeti. Ed e’ un peccato, perche’ se accettassero insegnamenti, con un minimo di umilta’ in piu’, potrebbero crescere meglio dal punto di vista letterario”. Interpellato infine sulla forza del dialetto romanesco, il direttore del ‘Rugantino’ commenta: “Si tratta di un dialetto molto scanzonato e irriverente, capace di esprimere in poche battute e in maniera immediata qual e’ il suo sentire, senza tra l’altro mai essere sboccato. Perche’, a differenza di quanto si pensi, il popolo romano non e’ ne’ volgare ne’ opportunista. Pensiamo a Sordi e Gassman ne’ ‘La grande guerra’: all’inizio si mostrano scanzonati, ma poi invece alla fine si dimostrano eroici“.

Il ‘Rugantino’, come gli altri fogli politici romani del 1848, dopo pochi numeri fu costretto a sospendere le pubblicazioni, con grande soddisfazione degli ambienti reazionari e del clero, che lo accusavano di essersi schierato apertamente a favore della Repubblica Romana e lo consideravano un pericoloso foglio giacobino. Perche’ le pubblicazioni del ‘Rugantino’ potessero riprendere, bisognera’ arrivare alla Breccia di Porta Pia (20 settembre 1870) e alla conseguente caduta del potere temporale. Ma a ‘riesumarlo’ con forza provvide nel 1887 l’editore Edoardo Perino, vulcanico ed eclettico personaggio, che affido’ la direzione del giornale al poeta romanesco Giggi Zanazzo, grazie a cui raggiunse il suo massimo splendore.

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