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VIDEO | La mamma di Cuneo ai figli: “Non mollerò, vi porterò a casa”

E' l'appello accorato alla Dire che la mamma di Cuneo, rivolge ai suoi figli, divisi e portati in casa famiglia, al termine della conferenza stampa che si è tenuta questa mattina alla Camera dei deputati

Pubblicato:22-07-2020 13:52
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:40
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https://youtu.be/v-8VYqZa2TE

ROMA – “Chiedo ai servizi sociali, alla Neuropsichiatria di Cuneo di farmi avere notizie dei miei figli. Mi mancano da morire e non so nulla dal 10 luglio: come stanno, come vivono questa situazione. Dovrei essere più forte, ma non riesco. Ho vissuto sempre con loro, 24h su 24. Maria (nome di fantasia) è piccola, ha 6 anni, avrà la sua bambola; si è sempre appoggiata alla sorella più grande, come farà da sola? Chiedo di vederli e sentirli per poterli rassicurare. La mamma non mollerà, ce la farò e riuscirò a portarvi a casa“. E’ l’appello accorato alla Dire che la mamma di Cuneo, Anna (nome di fantasia), rivolge ai suoi figli, divisi e portati in casa famiglia, al termine della conferenza stampa che si è tenuta questa mattina alla Camera dei deputati sul suo caso.

LEGALE CONTRO TRIBUNALE MINORI: C’ENTRA DON RICCA?

“Al Presidente del Tribunale dei minori del Piemonte e Val d’Aosta chiedo se il pregiudizio che ha pesato sulle decisioni dei giudici sia per caso legato a Don Domenico Ricca, cappellano del carcere minorile di Torino e zio del padre dei quattro fratelli di Cuneo, il sospetto pedofilo, visto che il prelato da sempre vantava di avere buoni rapporti con il Tribunale dei minorenni e di essere stimato negli uffici giudiziari. Attendo di essere chiamato dagli organismi disciplinari della magistratura per dire ciò che a porte chiuse mi è stato confessato sul perito di questo caso, non in stima nello stesso Tibunale”. Tuona il legale Domenico Morace, nella conferenza stampa alla Camera dei deputati, indetta oggi dalla deputata Veronica Giannone. E lancia precise accuse come avvocato della mamma di Cuneo, anche lei presente in conferenza stampa, i cui figli sono stati portati in casa famiglia e divisi tra di loro e per i quali è iniziato uno sciopero della fame, a staffetta, nella società civile, tra i Comitati delle mamme, ma anche tra alcuni rappresentanti delle Istituzioni e volti noti dello spettacolo.


Da quasi quindici giorni i quattro fratelli di Cuneo, Giacomo 11 anni, Laura 14, Carlo di 16 e Maria di 6 (nomi di fantasia), sono stati trasferiti in casa famiglia, la più piccola in una famiglia e da allora “la mamma- come riferisce Morace- non può sentirli. Sono stati sequestrati, detenuti, privati dei loro telefoni, pc, indumenti, libri, beni per l’igiene personale e la mamma, che ha intatta la responsabilità genitoriale, non può nemmeno sapere dove siano. Quello che sta accadendo a questa madre, una lavoratrice, che li ha allevati per anni, può accadere a qualsiasi famiglia. Sono figli nostri” dice con una voce commossa l’avvocato che ammette: “In 30 anni di carriera non ho mai ha visto niente di tutto questo, esiste un condizionamento ambientale degli uffici giudiziari di Cuneo e Torino che- dichiara- come operatore di giustizia mi lascia amareggiato”. Il calvario di questi fratelli inizia con la confessione di aver subito “attenzioni e toccamenti” dal proprio padre. Confessione che porta la mamma, già separata dall’uomo, ad attivarsi e a tutelare i figli.

“Una relazione confessoria che il padre- riporta l’avvocato Morace- in un primo momento scrive e sottoscrive, salvo poi ritrattare tutto e iniziare una sceneggiata, fatta anche di un tentato di suicidio di cui abbiamo acquisito la cartella clinica solo pochi giorni fa, da cui si evince che non gli è stata fatta alcuna lavanda gastrica”. Ma il caso si complica, come accade analogamente in molte di queste storie, nel corto circuito penale-civile. “La madre- ricorda infatti l’avvocato- presenta denuncia penale e in Questura la testimonianza dei bambini viene considerata genuina. Alla scoperta, durante la perquisizione, di una foto nel pc del padre, con le natiche in primo piano e le mutandine nei glutei di uno dei figli, il PM chiederà l’arresto dell’uomo, ma il giudice Alberto Boetti assegnerà invece una misura cautelare con il solo divieto di avvicinamento”.

A questo passaggio penale ne segue uno civile, quando la signora fa istanza al Tribunale Civile di Cuneo per avere l’affido dei figli, “per tutelarli. L’uomo, il sospetto pedofilo, risponde chiedendo altrettanto”. Si arriverà così alle perizie, alla CTU “falsa, una porcata” come la descrive Morace, “che ignorerà il penale e manipolerà i test di Rorschach”, trasformando sulla carta la mamma in una donna “matta e alienante. Nessun giudice ascolterà mai questi minori– ricorda il legale- che saranno così portati a vivere dai nonni paterni, i genitori del sospetto pedofilo, dove subiranno pressioni – anche fonoregistrate- al fine di ritrattare le loro dichiarazioni, pena la minaccia esplicitata dalla nonna ‘di essere portati in casa famiglia’, cosa che puntualmente è avvenuta”.

La deputata Veronica Giannone, che ha preso parte alla staffetta dello sciopero della fame, ha rinnovato il suo impegno nel fare chiarezza su questi vulnus del sistema legato alla tutela dei minori, ammettendo che “purtroppo una volontà politica sembra non esserci oggi in Parlamento”, riferendosi anche agli emendamenti che non sono passati nel voto di ieri sulla materia, soprattutto sull’abolizione dei tribunali per i minorenni e la riforma totale del sistema per fare chiarezza nelle ‘ombre che ci sono sul sistema affidi’, nome scelto, non a caso, per la conferenza di oggi. Punta il dito la deputata, segretaria della Commissione parlamentare su Infanzia e Adolescenza, anche sugli aspetti economici: “Curatori del minore che si autonominano come avvocati, facendosi dare rimborso e presentando fattura come legali del minore. E ancora richieste di rimborso di tutori da 1600 euro, per aver visto magari un minore una volta al mese. Bisogna limitare il potere di CTU e servizi sociali“. La stessa conclusione dell’avvocato Morace: “Non decidono nemmeno più i giudici, ma i periti e i servizi sociali. Altro che tribunali, qui siamo al sotto scala del Bar dello Sport. Devo forse arrivare al punto di convincere questi ragazzi a dire il falso per poterli riportare a casa dalla loro madre?”.

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