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ROMA – La banda è tornata. Dal 19 luglio sono disponibili su Netflix i nuovi episodi de La Casa di Carta, per la gioia dei fan della serie non inglese più vista di sempre sulla celebre piattaforma streaming. Ma era veramente necessaria una nuova stagione?
Considerando l’epilogo della prima verrebbe da dire di no. La rapina alla Zecca di Stato di Madrid, nonostante gli imprevisti, è andata a buon fine e i componenti della banda che sono sopravvissuti sono riusciti a fuggire. Anche il Professore ha avuto il suo lieto fine, con l’amata agente Raquel che è riuscita a rintracciarlo in una sperduta isola dell’oceano indiano. Allora perché?
A livello produttivo la risposta è semplice: La Casa di Carta ha avuto un successo incredibile e inaspettato, diventando un fenomeno internazionale, tanto che anche ‘l’inno alla resistenza’ intonato dai protagonisti (la canzone “Bella Ciao”) ha subito numerose rivisitazioni in diverse lingue, che hanno spesso snaturato il significato di un simbolo della lotta partigiana.
Se era logico quindi realizzare dei nuovi episodi per accontentare i desideri di tanti fan, riuscire nell’impresa di creare una nuova stagione dallo stesso appeal e carica adrenalinica è stata un’impresa coraggiosa, e, terminata la visione della nuova stagione, possiamo dire riuscita.
A livello superficiale la banda si riunisce per salvare Rio, catturato dalla polizia e oggetto di torture. Per raggiungere lo scopo il Professore decidere di realizzare una rapina ancora più grande della precedente, costringendo gli agenti a liberare il ragazzo. Con lo scorrere degli episodi, gli sceneggiatori ci forniscono però tante altre buone ragioni per rimanere incollati allo schermo, legate a linee narrative solo accennate nella prima stagione e che ora invece trovano più ampio respito.
Ad esempio, quanto sappiamo del rapporto tra i due fratelli Berlino e Salvador (alias Il Professore)? Praticamente nulla. Considerando il fatto che il primo è stato uno dei personaggi più carismatici e amati della scorsa stagione, non c’è da stupirsi che si sia scelto, a ragione, di raccontare attraverso dei flashback il loro legame, stratagemma che ha permesso al defunto Berlino di tornare in carne ed ossa nei nuovi episodi. C’è poi la questione ‘Arturito’ – ‘Stoccolma’: i due hanno avuto un figlio insieme e la fuga della donna ha impedito al direttore della Fábrica Nacional de Moneda y Timbre di conoscere il suo erede. Ecco quindi che ciò diventa lo spunto per riportare nei nuovi episodi uno dei personaggi più fastidiosi della scorsa stagione.
Tornando a Berlino, scopriremo che l’algido Professore a seguito della morte del fratello ha covato un sentimento di vendetta. Questa sarà una ulteriore motivazione che lo spingerà all’azione, spingendolo ad attuare il piano di una nuova rapina realizzato insieme a Berlino. C’è poi Nairobi e il figlio affidato ai servizi sociali, che la madre vorrebbe disperatamente riabbracciare.
Ai vecchi membri della banda fanno da contraltare i nuovi personaggi, tra cui la spietata Alicia Sierra, che prende il posto dell’ispettore Muriño come negoziatore della banda. Astuta e a tratti sadica, l’agente, in dolce attesa, si dimostrerà essere un osso molto più duro della sua collega. Poco del suo passato ci viene rivelato e questo accresce la curiosità di vedere cosa accadrà nella quarta parte della serie, le cui riprese sono già iniziate in Spagna.
Se “La Casa di Carta – Parte 3” parte in sordina, scorrendo abbastanza lentamente nei primi episodi, il finale si rivela essere degno della precedente stagione. L’adrenalina sale mentre la ‘resistenza’ si trasforma in ‘guerra’. Agli spettatori resta ancora una volta l’acquolina in bocca, nell’attesa di un nuovo (si spera) adrenalinico epilogo.
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