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Regionali Lombardia, fonti Pd: “Sala fa il federatore e lavora per Di Maio a un candidato centrista”

Secondo fonti qualificate dem al Senato, il sindaco di Milano punta a esprimere il governatore per lanciare un nuovo soggetto e contare anche alle elezioni politiche. Ma da Peluffo arriva uno stop

Pubblicato:22-06-2022 14:55
Ultimo aggiornamento:22-06-2022 17:36

sala
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MILANO – La bandiera del nuovo centro sulla candidatura a Palazzo Lombardia come leva per contare di più alle politiche. E l’imprimatur di Beppe Sala sul nome, auspice Luigi Di Maio, con l’obiettivo di vincere a Milano per contare di più a Roma. “Adesso cambia tutto. Il ‘grande centro’ ha bisogno di due cose, un federatore e una vittoria politica. L’unico che li può tenere uniti sembra essere Beppe Sala. E per la vittoria, punteranno sulla Lombardia”. Il giorno dopo la scissione nel M5S, fonti qualificate del Pd a Palazzo Madama guardano a Milano e aprono dalla capitale economica del Paese i ragionamenti sulle politiche dell’anno prossimo.

IL ‘PATTUGLIONE’ DEL NUOVO CENTRO

Lo strappo di Di Maio mescola le carte e impone un ripensamento della strategia del ‘campo largo’, fortemente voluta dal segretario dem Enrico Letta. Ma “i tempi della politica sono lenti” e dare per scontato che la composita galassia centrista riesca a trovare l’unità potrebbe essere un errore. La lista degli ‘ex’ che affollano lo spazio moderato, infatti, è lunga. Forse troppo. Ci sono gli ex forzisti Toti e Brugnaro, impegnati in un flirt continuo con la corrente governista degli azzurri, Gelmini e Brunetta in testa. Poi ci sono gli ex Pd, quelli di Italia Viva ma anche quelli di Azione e +Europa. E ora anche gli ex M5S di Di Maio. Senza contare i ‘cespugli’ dei vari Tabacci e Lupi. “Troppi galli nel pollaio”, ragionano i dem al Senato. “La corsa per trovare un federatore è già partita”. E quel federatore sta a Palazzo Marino.

“DRAGHI? NON SI SPORCHERÀ LE MANI”

L’opzione Draghi è da escludere. “Il premier non si sporcherà le mani con la politica, rischiando di perdere la faccia”. Più probabile che resti al suo posto a Palazzo Chigi, anche dopo le elezioni del 2023. Poi, quando i tempi saranno maturi, “Mattarella lascerà e lui prenderà il suo posto al Quirinale“. Ma per trovare l’identikit del ‘federatore’ basta riascoltare le parole di Di Maio. “I nostri primi interlocutori saranno i sindaci”, ha detto ieri il ministro degli Esteri, restringendo il campo dei papabili. Poi sono arrivate le parole dei suoi colonnelli: “Sì al dialogo con Sala, no a Renzi e Calenda“. “Hanno bisogno di un pontiere”, spiegano le fonti dem. “Una persona in grado di dialogare con tutti e che goda di un consenso trasversale. Difficile trovare qualcuno che risponda a questa descrizione meglio di Sala”.


SALA, L’OPZIONE NUMERO UNO

L’interesse del sindaco di Milano per un nuovo soggetto di ispirazione progressista e moderata, del resto, è cosa nota. Solo pochi giorni fa, dal suo isolamento causa Covid, Sala ha tuonato contro la strategia del campo largo “che rischia di non riuscire a coltivare nulla” mentre “sappiamo tutti che uno spazio progressista esiste, ma sembra così difficile metterlo assieme“. Insomma, secondo i dem “Sala il primo passo lo ha già fatto”. Ma per evitare che questo progetto sia la solita aggregazione di sigle elettorali che non sfonda il tetto del 10%, “i centristi ragionano su una battaglia su cui concentrarsi”, che abbia anche il compito di trainare la lista alle elezioni politiche. “È chiaro che puntano ad esprimere il governatore della Lombardia, con l’obiettivo di spaccare definitivamente anche il centrodestra”.

“IL NOME PER LA LOMBARDIA PUÒ ARRIVARE DAL GOVERNO”

Del resto, quella lombarda è la regione più popolosa d’Italia ed andrà al voto nel 2023, insieme alle politiche. “Il tema della coalizione con il M5S non esiste più. Ora ci sono il Pd e la coalizione centrista, che potrebbe mettere il cappello su una vittoria eclatante. E tante forze produttive e sociali guarderebbero con favore ad un’operazione di questo tipo“. Un nome? “Ancora prematuro, ma è difficile possa essere lo stesso Sala. Non è escluso, però – concludono le fonti dem di Palazzo Madama – che il candidato venga direttamente dai banchi del Governo”.

PELUFFO STOPPA SALA: “CAMPO LARGO DA M5S A CIVICI”

Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, “è un protagonista assoluto del campo progressista”. Per questo la sua figura è “imprescindibile per la costruzione di un’alternativa, in Lombardia e a livello nazionale“. Ma le voci, sempre più insistenti, che lo vorrebbero come ‘federatore’ di una nuova forza centrista che potrebbe puntare a esprimere il nome del prossimo candidato a Palazzo Lombardia, non cambiano i piani del Pd lombardo. Parlando con la ‘Dire’, infatti, il segretario regionale dei dem, Vinicio Peluffo, conferma l’intenzione di portare avanti “un progetto aperto che tenga insieme tutte le forze all’opposizione della giunta Fontana“, M5S compreso.

Secondo Peluffo esiste “una straordinarietà della situazione in Lombardia” che si deve riflettere su “una specificità per quanto riguarda la costruzione dell’alternativa al centrodestra a trazione Lega-Fratelli d’Italia”. Per il segretario dem, infatti, il centrosinistra è riuscito “a costruire candidature competitive” quando è stato in grado di creare “coalizioni ampie che, in molte realtà, hanno saputo dialogare con i 5 Stelle e con tantissime realtà civiche”.

Il dirigente regionale del Pd non commenta quindi l’ipotesi che vede i centristi puntare su un proprio nome per Palazzo Lombardia. “Il lavoro che stiamo facendo – spiega Peluffo – è quello di partire dalle realtà territoriali, cioè quelle amministrative, e fare un lavoro sui contenuti per quelle che devono essere le priorità per un progetto alternativo”. Il segretario dem, che non crede che la scissione nel M5S possa avere un effetto sulla Regione perché “si è parlato di una fuoriuscita che riguarda un numero contenuto di parlamentari lombardi e di consiglieri regionali”, ripete poi che “la Lombardia è contendibile e i risultati del primo turno, la vittoria straordinaria di Lodi, l’aver strappato il ballottaggio al centrodestra in comuni importanti come Sesto, Como e Monza, sono lì a dimostrarlo”. Per questo, conclude Peluffo, “crediamo che anche a livello regionale la strada sia questa”, cioè quel ‘campo largo’ dal centro al M5S più volte invocato da Letta.

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