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Africa, Ghana e Costa D’Avorio accusano le multinazionali del cacao

I due Paesi denunciano che le grandi aziende si rifiutano di pagare i premi qualità sulle fave di cacao raccolte che garantirebbero un adeguato reddito ai coltivatori

Pubblicato:22-06-2021 19:19
Ultimo aggiornamento:22-06-2021 19:19

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ROMA – I governi di Ghana e Costa d’Avorio dicono basta allo sfruttamento della forza lavoro nelle coltivazioni di cacao e minacciano di “screditare” i grandi marchi del cioccolato mondiale, rivelandone l’identità. Secondo i governi locali, queste aziende realizzano ottimi profitti dalla commercializzazione del cacao ma continuano a pagare ai coltivatori prezzi troppo bassi, lasciando tante famiglie in povertà.

In particolare, i due Paesi denunciano che le grandi aziende si rifiutano di pagare i premi qualità sulle fave di cacao raccolte, in modo da garantire un adeguato reddito ai coltivatori. Tali premi, almeno in Costa d’Avorio, ammontano a 400 dollari alla tonnellata. Durante la pandemia, il prezzo del cacao sul mercato è crollato a causa della contrazione della domanda. Nelle ultime settimane, però, hanno spiegato alla stampa internazionale responsabili del Coffee and Cocoa Council (Ccc), “si è assistito a una ripresa dell’attività economica e quindi della domanda, ma nonostante questo i grandi gruppi si sono rifiutati di pagare” il premio.

I due Paesi, che insieme valgono circa il 60 per cento della produzione mondiale di cacao, avevano sospeso lo scorso anno per sei giorni le licenze a un’azienda che si rifiutava di pagare il premio. Ora il Ccc promette battaglia: “Stavolta saremo più duri. Questa situazione è inaccettabile”.


I premi qualità erano stati annunciati nel 2019. I 400 dollari la tonnellata, secondo i promotori dell’iniziativa, dovrebbero garantire un reddito di sussistenza ai contadini produttori. Delle intese con Ghana e Costa d’Avorio, relative al raccolto dell’annata 2020-2021, avevano riferito tra le altre multinazionali come Cemoi, Sucden, Barry Callebaut, Cargill e Olam.

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