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A Bologna tornano i turisti, ma non si trovano baristi e camerieri

Secondo Vottero, presidente della Fipe-Confcommercio Ascom, "La crisi ha gettato discredito su tutta la categoria, ora considerata a rischio e non più allettante per i lavoratori"

Pubblicato:22-06-2021 14:33
Ultimo aggiornamento:22-06-2021 14:33

cameriera barista
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BOLOGNA – A Bologna tornano i turisti, ma non i lavoratori di ristoranti, pub e hotel. Chi cerca un impiego si è orientato verso settori considerati meno a ‘rischio’, mancano gli studenti, che rappresentavano un bacino a cui attingere per i locali della città, c’è in molti la convinzione che il settore turistico offra spesso contratti ‘in nero’.

Oltre un anno di crisi, con chiusure indiscriminate per mesi, ha gettato discredito su tutta una categoria, ora considerata a rischio e non più allettante per i lavoratori. In più tutte le dicerie che ruotano intorno al nostro lavoro non fanno altro che disincentivare le persone. Ad esempio, credere che oggi un ristoratore possa inserire nel suo staff dipendenti ‘in nero’ non è plausibile. Si correrebbero troppi rischi, legati ai numerosi controlli o anche semplicemente a un possibile infortunio in cucina”, denuncia Vincenzo Vottero, presidente della Fipe-Confcommercio Ascom Bologna.

“Lavorare per bar o ristoranti ha sempre rappresentato per gli studenti, in particolare fuori sede, un buon metodo per arrotondare e nello stesso tempo i ragazzi per noi erano una risorsa importante. Con la didattica a distanza tutto ciò è venuto ovviamente meno”, spiega lo chef. “Lo stesso è accaduto per tanti lavoratori che hanno lasciato Bologna per tornare nella propria città d’origine e difficilmente torneranno qui se la pandemia continuerà a creare incertezze”, aggiunge il presidente di Federalberghi Bologna, Celso De Scrilli.


Bisogna trovare una soluzione per far sì che chi oggi è in cassa integrazione o si sostiene con la Naspi torni a cercare lavoro, per rivitalizzare il mercato e creare nuove opportunità di impiego”, è l’appello di Vottero. “Inoltre, va abbassato il costo del lavoro, perché in questo momento le tasse in busta paga pesano per circa la metà rispetto al netto che spetta al dispendente. Se la pressione fiscale fosse più bassa, quindi, gli stipendi sarebbero più alti e ancora più allettanti”, sostiene il numero della Fipe.

Iniziano a fare capolino i primi turisti e dopo mesi e mesi di chiusura, si tratta di un bel segnale. Tuttavia con il perdurare di queste politiche assistenzialistiche è praticamente impossibile trovare personale tanto da inserire in portineria quanto in sala o ai piani”, rincara la dose De Scrilli. “È necessario che vengano approntati meccanismi di ripartenza anche per il comparto del mondo del lavoro per permettere alle aziende, già duramente colpite, di poter rientrare sul mercato contando su personale capace e competente”, conclude il numero uno degli albergatori.

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