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VIDEO | Zackova: “Al Montecatone Rehabilitation percorso riabilitativo precoce”

Riferimento nazionale per soggetti cerebrolesi e hub per mielolesioni

Pubblicato:22-06-2020 12:38
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:32

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ROMA – Incidenti stradali e altre gravi patologie possono provocare in alcuni casi lesioni midollari o cerebrali importanti che richiedono cure ad alta specializzazione. Un ospedale di riferimento in Emilia Romagna e non solo per la riabilitazione intensiva delle persone colpite da lesioni midollari e cerebrali acquisite e’ il Montecatone Rehabilitation Institute. L’agenzia di stampa Dire per approfondire l’argomento e il ruolo che svolge la riabilitazione precoce, prevista nell’Istituto, ha intervistato via Skype la dottoressa Monika Zackova, nuovo direttore dell’Area Critica.

– Un ospedale di alta specialita’ riferimento nazionale per la riabilitazione intensiva delle persone colpite da lesioni midollari e cerebrali questo e’ l’Istituto di Montecatone. Quali sono le sue specificita’?


“Il Montecatone Rehabilitation Institute e’ accreditato presso la regione Emilia Romagna per 150 posti di ricovero ordinario di cui appartengono circa 18 posti letto per l’Area Critica e 8 regime day hospital. All’interno del panorama italiano la nostra struttura e’ una specificita’ assoluta perche’ e’ l’unica che e’ dedicata ai pazienti cerebrolesi o con le patologie gravi di mielolesioni che possiede l’area critica. Questo ci permette di accogliere in fase acuta, direttamente dopo la dimissione dalla rianimazione, i pazienti che hanno ancora bisogno di trattamenti intensivi. L’altra peculiarita’ e’ che e’ il piu’ importante Istituto per numero di ricoveri come unita’ spinale piu’ grande d’Italia. Per cui eroghiamo prestazioni di alta specializzazione clinico-assistenziali e clinico-riabilitativa basato sull’approccio integrato sanitario e sociale alla disabilita’. Quello che cerchiamo di offrire al nostro paziente appena entra all’interno del nostro istituto e’ definire il suo percorso piano globale di riabilitazione personalizzato. In questo modo il paziente rimane sempre al centro, qui e’ davvero imprescindibile, e ci consente di stare attenti a preservare la qualita’ della vita del paziente. L’Istituto inoltre fa parte come hub di una rete regionale per le gravi mielolesioni. Vogliamo consentire al paziente di riappropriarsi di un posto nella societa’ utilizzando tutti i mezzi esterni e interni che abbiamo a disposizione, penso alle tecnologie di cui come Istituto ci avvaliamo, nonche’ altri supporti educativi e psicologici che possiamo offrire”.

– Lei e’ stata appena nominata a capo dell’Area Critica, un reparto strategico, per il trattamento di queste patologie. In pratica di che cosa si occupa e quali sono i trattamenti riabilitativi erogati?

“E’ un’area molto importante costituita da due parti per cosi’ dire. La prima e’ l’area intensiva (TI) che assiste i pazienti ventilati e una seconda parte quella della terapia sub-intensiva dove anche questi pazienti possono essere ventilati con ventilazione non invasiva. L’elemento aggiunto che noi offriamo e’ che all’interno della TI e’ affiancato dall’inizio un percorso riabilitativo molto precoce con la presa in carico del paziente appena questo arriva senza perdere nemmeno un giorno. Puntiamo anche allo ‘svezzamento da ventilatore’ al fine di rendere il piu’ possibile autonomo il paziente. Nella prima parte del trattamento ricorriamo ad ausili che per i pazienti sono molto importanti e ‘addestriamo’ inoltre i caregiver a gestire eventuali situazioni di complicazioni che possono intervenire una volta che il soggetto torna a casa. Un altro elemento aggiunto e’ che con la presenza dell’area critica se ci sono complicazioni noi riusciamo a gestirle all’interno dell’Istituto senza dover trasferire il nostro paziente in un’altra struttura ospedaliera e senza interrompere il percorso riabilitativo. In ultimo poniamo una grande attenzione al trattamento del dolore, che per noi e’ gia’ il nostro must visto il tipo di pazienti che trattiamo. Siamo estremamente attenti a poter utilizzare tutte le possibilita’ farmacologiche, strumentali che abbiamo a disposizione nella ‘guerra’ al dolore”

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