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La Cgia bocca il salario minimo: “Siamo già sopra i 9 euro lordi”

L’Ufficio studi smonta la proposta grillina: "La materia contrattuale è molto complessa, riduttivo analizzarne esclusivamente la retribuzione oraria lorda"

Pubblicato:22-06-2019 09:39
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:26
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ROMA – Salario minimo orario a 9 euro lordi per legge ? No grazie. Già oggi nei principali contratti nazionali di lavoro dell’artigianato, che presentano i livelli retributivi tra i più bassi fra tutti i settori economici presenti nel Paese, le soglie minime orarie lorde complessive sono comunque superiori alla proposta di legge proposta dal Movimento 5 Stelle. Va tenuto conto anche del salario differito. A smontare la proposta grillina è l’Ufficio studi della CGIA, giunto a tale conclusione facendo presente che la materia contrattuale è molto complessa ed è estremamente riduttivo analizzarne solo ed esclusivamente la retribuzione oraria lorda.

“Quando le parti sociali rinnovano un contratto di lavoro- segnala il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo- nello stabilire gli aspetti strettamente retributivi si tengono in considerazione anche gli altri istituti che non hanno un impatto diretto sulla busta paga, ma sono altrettanto importanti, poiché vanno a comporre il cosiddetto salario differito. Ci riferiamo alle festività, ai permessi, alle malattie, alla maternità, alla formazione, etc. Se, inoltre, teniamo conto anche degli straordinari, del Tfr, della tredicesima/quattordicesima mensilità e, ove esistono, del welfare aziendale e dei contratti integrativi territoriali, già oggi il salario minimo orario dei lavoratori interessati dai contratti collettivi nazionali è nettamente superiore ai 9 euro lordi chiesti dai 5Stelle”.

Nonostante ciò, continua la nota, se la proposta sostenuta dal Ministro Di Maio diventasse legge, l’aggravio di costo in capo alle imprese artigiane sarebbe di almeno 1,5 miliardi di euro all’anno. Una penalizzazione che colpirebbe un settore che assieme alle piccole imprese e al mondo delle partite Iva, è attualmente l’unico in grado di creare nuovi posti di lavoro.


“Tale costo aggiuntivo- afferma il Segretario Renato Mason- è comunque sottostimato in quanto non tiene conto dell’effetto trascinamento che l’introduzione del salario minimo per legge avrebbe nei confronti dei livelli retributivi che oggi si trovano sopra i 9 euro lordi. Appare evidente che, se si ritocca all’insù la retribuzione per i livelli più bassi, la medesima operazione dovrà essere effettuata anche per gli inquadramenti immediatamente superiori. Diversamente, molti lavoratori si vedrebbero ridurre o addirittura azzerare il differenziale salariale con i colleghi assunti con livelli inferiori, pur essendo chiamati a svolgere mansioni superiori a questi ultimi”. Oltre a ciò, l’Ufficio studi della CGIA segnala che l’introduzione del salario minimo per legge avrebbe delle conseguenze molto negative per le aziende artigiane ubicate nelle aree economiche più arretrate del Paese che, per ragioni storiche e culturali, non applicano compiutamente i contratti nazionali. Probabilmente, l’aumento dei costi salariali in capo alle aziende spingerebbe molte realtà produttive a licenziare i beneficiari di questo provvedimento di legge, facendo così aumentare l’esercito dei lavoratori in nero. In alternativa alla proposta dei 5Stelle, l’Ufficio studi della CGIA osserva che è “necessario ridurre il cuneo fiscale, in particolar modo la componente fiscale in capo ai lavoratori dipendenti. Una proposta molto semplice e auspicata anche da molti esponenti di Governo. Tuttavia, pare difficilmente praticabile: quando a dover pagare il conto è chiamato il fisco, nel nostro Paese è estremamente difficile passare dalle parole ai fatti”.

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