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Casa a Milano, niente affitto se sei cinese: la storia di Francesco Wu

"Quando si tratta di affittare negozi a cinesi sono tutti in prima fila, se però si cerca un affitto, è quasi impossibile".

Pubblicato:22-06-2018 16:27
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:17
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ROMA – “Quando si tratta di affittare negozi a cinesi sono tutti in prima fila, perché sanno che sono degli ottimi pagatori e spesso pagano anche di più del dovuto. Così anche quando c’è da vendere. Se però un cinese in Italia cerca un affitto, e questo capita molto spesso per case non di basso livello, è quasi impossibile“. Chi parla è Francesco Wu, 37 anni, di Whenzou.

In Italia dal 1989, imprenditore noto nella sua adottiva Milano, spiega alla ‘Dire’ cosa lo ha spinto a postare un appello sul suo profilo Facebook, per denunciare quello che a tutti gli effetti è un razzismo “diverso” e che va sotto forma di difficoltà a reperire una casa in affitto per il fratello, solo perché di cognome fa Wu.

“È vero, è un razzismo diverso, perché non siamo discriminati per il colore della pelle. Però al contempo ci dicono che lavoriamo sempre, che siamo tanti…” scherza Francesco, che si fa invece più amaro quando racconta le dinamiche del paese.


“Nella comunità cinese la Lega non ha attecchito- dice- però credo che un politico come Salvini, al di là delle sparate nel merito, non sia razzista: l’ho ascoltato in Senato, dice che se sei regolare e fai il tuo lavoro hai diritto a stare qui”.

A detta di Wu, “il razzismo, che in Italia c’è, è cresciuto da quando sono arrivato io e viene alimentato dalle boutade che nascono tra le sparate di Salvini e i giornali che le riprendono per andare contro Salvini. A quel punto i veri razzisti si sentono legittimati da questo processo, e in mezzo ci finiamo noi”.

Riflessioni, quelle di Francesco, condite dalla sorpresa del successo di quel post. “Mi sono sorpreso delle condivisioni- dice- e del fatto che molti miei connazionali abbiano commentato dicendo che le stesse dinamiche accadono a Bologna e in altre città italiane“, dice.

Ed è proprio la ‘celebrità’ di Francesco (più di 300 like alla riflessione) ad aver fatto emergere il tema. “Io in questo paese mi sono laureato, ho vinto uno borsa di studio, sono diventato imprenditore: mi ha fatto tanto bene”, ammette. “È per questo che poi mi sorprende, perché tu sei libero di affittare a chi vuoi, ma almeno incontra le persone, prima“.

Francesco infatti racconta come alcuni fingano di avere altre trattative in ballo e usano l’agenzia immobiliare per rispedire al mittente l’offerta, altri invece sono più sinceri e ti dicono che non gradiscono stranieri, o più specificatamente cinesi: “a volte non bastano nove mesi di caparra“, ammette.

“Io però dico: tra qualche anno saremo sempre di più, la città e soprattutto la provincia di Milano è piena di case sfitte- conclude- e prima o poi a qualcuno dovrai affittare“.

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