NEWS:

Onu: “Per fenomeni estremi 2 milioni di morti e 4.300 miliardi di danni in 51 anni”

L'Organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni unite aggiorna così i dati del suo Atlante della mortalità e delle perdite economiche dovute a rischi meteorologici, climatici e legati al ciclo dell'acqua

Pubblicato:22-05-2023 09:30
Ultimo aggiornamento:22-05-2023 18:11

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – Gli eventi meteorologici, climatici e idrici estremi hanno causato quasi 12.000 (11.778) disastri dal 1970 al 2021. Le perdite economiche sono state di 4,3 trilioni di dollari (4.300 miliardi) e risultano in aumento. Il bilancio delle vittime è di 2 milioni, con il 90% che si è verificato nei paesi in via di sviluppo. Se le perdite economiche sono aumentate vertiginosamente, il miglioramento degli allarmi precoci e la gestione coordinata dei disastri hanno ridotto drasticamente il bilancio delle vittime umane nell’ultimo mezzo secolo. I decessi registrati per il 2020 e il 2021 (22.608 in totale) infatti “indicano un’ulteriore diminuzione della mortalità rispetto alla media annuale del decennio precedente” ma “le perdite economiche sono aumentate, la maggior parte delle quali attribuite alla categoria delle tempeste“. L’Organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni unite aggiorna così i dati del suo Atlante della mortalità e delle perdite economiche dovute a rischi meteorologici, climatici e legati al ciclo dell’acqua.

LA SITUAZIONE IN EUROPA E NEGLI STATI UNITI

In Europa tra 1970 e 2021 ci sono stati 1.784 disastri che hanno causato 166.492 morti e 562 miliardi di dollari di perdite economiche. Nel periodo in esame in Europa si è verificato l’8% dei decessi segnalati in tutto il mondo. Le temperature estreme sono state la principale causa dei decessi segnalati mentre le inondazioni sono state la principale causa di perdite economiche.
I soli Stati Uniti, invece, hanno subito danni per 1,7 trilioni di dollari (1.700 miliardi), rappresentando il 39% delle perdite economiche mondiali negli ultimi 51 anni. “Ma i paesi meno sviluppati e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo hanno subito un costo sproporzionatamente elevato rispetto alle dimensioni delle loro economie”, denuncia l’Onu.

IL SUD DEL MONDO

“Le comunità più vulnerabili purtroppo sopportano il peso maggiore dei rischi meteorologici, climatici e legati all’acqua”, avverte il segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale Petteri Taalas. “La tempesta ciclonica estremamente violenta Mocha ne è un esempio- spiega- Ha causato vaste devastazioni in Myanmar e Bangladesh, colpendo i più poveri tra i poveri. In passato, sia il Myanmar che il Bangladesh hanno subito decine e persino centinaia di migliaia di vittime”. Grazie agli allarmi precoci e alla gestione dei disastri, però, sottolinea, “questi tassi di mortalità catastrofici sono ora per fortuna storia passata. Gli allarmi precoci salvano vite”, sottolinea Taalas.


LE PERDITE UMANE ED ECONOMICHE

Oltre il 60% delle perdite economiche dovute a disastri meteorologici, climatici e legati all’acqua sono state segnalate per le economie sviluppate, rileva l’Onu in occasione del World Meteorological Congress, evento quadriennale che si apre oggi. Tuttavia, proseguono le Nazioni unite, in più di quattro di questi disastri nelle economie sviluppate su cinque le perdite economiche sono state equivalenti a meno dello 0,1% del prodotto interno lordo (PIL) per le rispettive economie. Non sono stati segnalati disastri con perdite economiche superiori al 3,5% del PIL dei rispettivi paesi.
Nei Paesi meno sviluppati, invece, il 7% dei disastri per i quali sono state segnalate perdite economiche ha avuto un impatto equivalente a più del 5% del PIL dei paesi interessati, con diversi disastri che hanno causato perdite economiche fino a quasi il 30% del Pil.
Nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo, poi, il 20% dei disastri con perdite economiche dichiarate ha avuto un impatto equivalente a più del 5% dei rispettivi PIL, con alcuni disastri che hanno causato perdite economiche superiori al 100%.
In Africa, tra il 1970 e il 2021, sono stati segnalati 1.839 disastri attribuiti a condizioni meteorologiche, climatiche e idriche estreme, rileva l’Onu. Hanno causato 733.585 morti e 43 miliardi di dollari di perdite economiche. La siccità ha rappresentato il 95% dei decessi segnalati. Il ciclone tropicale Idai nel marzo 2019 è stato l’evento più costoso in termini di danni che si è verificato in Africa (2,1 miliardi di dollari).
In Asia sono stati segnalati 3.612 disastri attribuiti a condizioni meteorologiche, climatiche e idriche estreme, con 984.263 morti e 1,4 trilioni di dollari (1.400 miliardi) di perdite economiche. Tra il 1970 e il 2021, l’Asia ha rappresentato il 47% di tutti i decessi segnalati in tutto il mondo, con i cicloni tropicali come principale causa di decessi segnalati. Il ciclone tropicale Nargis nel 2008 ha provocato 138.366 morti. Il Bangladesh ha il bilancio delle vittime più alto in Asia con 520.758 morti a causa di 281 eventi.
In Sud America sono stati segnalati 943 disastri attribuiti a condizioni meteorologiche, climatiche e idriche estreme, di cui il 61% inondazioni. Hanno provocato 58.484 morti e 115,2 miliardi di dollari di perdite economiche.
In Nord America, America centrale e Caraibi sono 2.107 i casi segnalati legati a condizioni meteorologiche, climatiche e idriche, e hanno provocato 77.454 morti e perdite economiche per 2.0 trilioni di dollari (2mila miliardi). Tra il 1970 e il 2021, la regione ha rappresentato il 46% delle perdite economiche segnalate in tutto il mondo. Gli Stati Uniti da soli hanno subito 1,7 trilioni di dollari (1.700 miliardi), pari al 39% delle perdite mondiali negli ultimi 51 anni. La maggior parte delle perdite economiche segnalate sono state attribuite a disastri legati alle tempeste e, più specificamente, ai cicloni tropicali.
Nel sud-ovest del Pacifico sono stati segnalati 1.493 disastri dovuti a condizioni meteorologiche, climatiche e idriche estreme. Hanno provocato 66.951 morti e 185,8 miliardi di dollari di perdite economiche. I cicloni tropicali sono stati la principale causa di morte.

Il World Meteorological Congress si apre con un dialogo ad alto livello sull’accelerazione e il potenziamento dell’azione per garantire che i servizi di allerta precoce raggiungano tutti sulla Terra entro la fine del 2027. Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres vuole garantire che sia colto questo risultato, segnalano dall’Organizzazione meteorologica mondiale.
“Si tratta di una misura di adattamento al clima comprovata ed efficace, che salva vite umane e fornisce un ritorno sull’investimento almeno dieci volte superiore”, avverte l’Onu. Tuttavia, “nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo, nei paesi meno sviluppati e in Africa solo la metà dei paesi dispone di sistemi di allerta precoce con una copertura particolarmente bassa”, lamentano dalle Nazioni unite.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it