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Global Health Summit, Aidos: “Impegni deboli sul genere”

Sono il 55%, secondo l'ultimo Rapporto Unfpa, le ragazze e le donne che a livello globale, ancora affrontano limitazioni alla libertà di scelta, con conseguenze anche gravi su salute, benessere e qualità della vita

Pubblicato:22-05-2021 11:34
Ultimo aggiornamento:22-05-2021 11:34
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ROMA – Il Global Health Summit e co-ospitato dall’Italia e dalla Commissione europea, ha approvato la cosiddetta “Dichiarazione di Roma”, una serie di principi che devono fare da guida per favorire la cooperazione multilaterale e affrontare con maggiore preparazione future crisi sanitarie.

“Accogliamo con interesse gli impegni presi durante il Summit e la Dichiarazione ma la riteniamo debole da un punto di vista di genere, diventa quindi necessario ribadire quanto già contenuto nel comunicato del Gender Working Group del Civil 20, coordinato da Aidos”. Così in un comunicato stampa l’ Associazione italiana donne per lo sviluppo.

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“La pandemia attuale ha mostrato sicuramente la necessità dell’accesso alla salute e di servizi di qualità, così come la mancanza di preparazione nella risposta pandemica e l’impatto di decenni di insufficienti finanziamenti per i sistemi sanitari pubblici; ma soprattutto sono emerse con forza le disuguaglianze strutturali preesistenti, in particolare quelle di genere. Questa situazione- sottolinea Aidos- sta infatti colpendo soprattutto le donne, le ragazze, le persone Lgbtqi+ e le comunità emarginate che vivono sulla propria pelle l’intersecarsi di varie forme di discriminazione. È ormai noto come, anche a causa delle misure di contenimento della pandemia, sono aumentate le diverse forme di violenza di genere, in particolare quella domestica. Inoltre vi sono ripercussioni sulla salute mentale delle donne che hanno visto l’aumento delle responsabilità di cura, del lavoro non retribuito, della protezione sociale carente o inesistente e i più alti tassi di disoccupazione e povertà. I dati raccolti in tutto il mondo mostrano come l’accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva, compresa quella materna, neonatale e infantile sia stato difficoltoso quando non esplicitamente contrastato. Come nel caso dell’attacco alla possibilità di abortire, in sicurezza, con un conseguente aumento delle gravidanze non pianificate e indesiderate, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito. Nonostante ciò e nonostante le donne rappresentino più della metà della forza lavoro sanitaria globale, non sono al centro delle politiche sanitarie”.

“Quello che chiediamo- dice Maria Grazia Panunzi, presidente di Aidos- è di affrontare la pandemia con una prospettiva e un approccio di genere, in modo che nessuna sia lasciata indietro ma soprattutto riteniamo necessario superare la logica emergenziale e affrontare fenomeni strutturali come le disuguaglianze di genere, di cui la violenza è la più evidente, dobbiamo lavorare per un effettivo e ampio diritto alla salute e al benessere di tutte e poter contare su fondi per la medicina di genere”.

“Chiediamo inoltre, come già ribadito nel comunicato citato: la creazione di centri per la salute delle donne; la promozione di un’educazione sessuale completa nelle scuole; la garanzia della disponibilità di acqua e servizi igienici nelle strutture sanitarie; l’accesso garantito a tutti i servizi di salute sessuale e riproduttiva, compresa l’interruzione di gravidanza. Sappiamo che l’autonomia corporea e l’autodeterminazione sono fondamentali per il benessere di donne e ragazze, che devono essere libere di decidere sul proprio corpo e sul proprio futuro, senza subire violenza o coercizione. Sono il 55%, secondo l’ultimo Rapporto Unfpa, le ragazze e le donne che- conclude- a livello globale, ancora affrontano limitazioni alla libertà di scelta, con conseguenze anche gravi su salute, benessere e qualità della vita, loro e dei Paesi in cui vivono”

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