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Accoglienza, educazione, lavoro: ‘Cometa’ insegna la bellezza del cuore

‘Cometa‘ è un luogo dove si cresce, si studia, si lavora e s’impara attraverso l’esperienza

Pubblicato:22-05-2020 08:15
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:21
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ROMA – Comincia oggi il viaggio all’interno del progetto ‘Di bellezza si vive’, selezionato nell’ambito del bando ‘Un passo in avanti’ dall’impresa sociale ‘Con I Bambini’ e giudicato tra i diciotto più innovativi nell’individuare una strategia nazionale di lotta alla povertà educativa dei minori, problema di sempre maggiore rilevanza nazionale.

Il progetto, della durata di 4 anni, coinvolge 9 partner e ha un approccio multidisciplinare. Intende creare un metodo educativo originale, validato scientificamente, che dimostri come la bellezza nelle sue declinazioni di musica, teatro, danza, arte visiva, educazione, così come del paesaggio, rappresenti un’esperienza di innalzamento del potenziale degli individui da un punto di vista emozionale, cognitivo e comportamentale.

La prima tappa del viaggio sarà in compagnia dell’ente capofila del progetto, Cometa.


Perché una realtà come la vostra ha accolto l’idea di essere capofila con tanti altri partner? Cosa vi ha attratto? Qual è il valore aggiunto di mettersi insieme?

Penso che sia un onore e una responsabilità essere capofila di questo partenariato formato da realtà così importanti radicate e con un’identità forte, che contribuiscono in modo significativo alla costruzione del bene comune del Paese. Di Bellezza SI Vive ha visto una co-progettazione di un anno e mezzo (siamo diventati amici, partner è anche riduttivo), raggiungerà oltre 1.400 bambini e ragazzi. Il nostro progetto ha l’ambizione di fare la differenza, di contribuire anche a un cambiamento culturale.
La cosa che subito ci ha attratto è il tema, la Bellezza. La Bellezza è l’origine e il punto fondante di Cometa, noi l’abbiamo da sempre declinata come “la corrispondenza ultima dell’attesa che ha ogni uomo”; è il principio regolatore secondo cui ci muoviamo nel mondo è quindi anche il motore dell’innovazione sociale. La bellezza libera energia ed è creativa, generativa di altro, spesso imprevisto, ma certamente di un bene. Crea ordine, un ordine ben diverso da quello mortifero proposto dalla cultura di oggi. Ci siamo messi insieme perché siamo certi che ciò che faremo sarà ben superiore alla somma dei contributi di tutti. Quando realtà si congiungono ci sono due movimenti, uno verticale e uno orizzontale. Il primo permette di andare in profondità all’esperienza in atto, il secondo di condividere. Questi due movimenti devono avere un’armonia e porteranno al raggiungimento dell’obiettivo del progetto, la creazione di un metodo educativo innovativo, che possa essere testato scientificamente: attraverso le nostre esperienze di anni sul campo possiamo dimostrare che la bellezza può estendere il potenziale delle persone da un punto di vista cognitivo emotivo e comportamentale indipendentemente dal contesto in cui nasci, dalla situazione di partenza e dalle condizioni socio-economiche-ambientali che vivi”.

In questi duri mesi di lockdown i bisogni che voi intercettate di solito, si sono certamente ampliati, che Italia emerge dal vostro osservatorio?

“La situazione è di grave emergenza. Gli oltre 1000 bambini e ragazzi e le relative famiglie di cui ci occupiamo normalmente hanno riportato seri problemi legati alla quotidianità: il cibo, i compiti, la mancanza di mezzi tecnologici e, soprattutto, l’assenza di rapporti umani. Il nostro gruppo di educatori, psicologi, professionisti e staff ha garantito una vicinanza costante. Molti genitori, con lavori precari, hanno aggiunto ansie alle loro costanti preoccupazioni, ci siamo trovati a dover distribuire cibo a tante famiglie. Abbiamo fornito materiale didattico o cercato di assicurare PC e tablet a chi non l’aveva. Come dicevo un grosso bisogno è stato quello di relazione. Cometa si è adoperata immediatamente, dando vita ad una vera e propria rete di supporto con interventi mirati. Abbiamo creato una piattaforma digitale con tutorial condotti dai nostri educatori: laboratori di cucina, orto, lettura, esercizi motori e molto altro. E poi abbiamo fornito informazioni alle famiglie, mantenuto vivo il contatto con le agenzie educative. C’è poi un aspetto da tenere presente. I poveri veri non si vedono. Le famiglie in difficoltà fanno fatica a chiedere aiuto, restano nell’invisibilità, potrei dire che i bisogni sono più impliciti meno espressi di prima, dobbiamo sforzarci di intercettarli”.

I minori sono la fascia più colpita da questa situazione…

“I ragazzi mostrano sempre di più angoscia e paura, non riescono a dormire per uno stato d’ansia e preoccupazione che li invade e a cui noi cerchiamo di dare un senso. Ma ci accorgiamo che abitano spesso in case piccole, dove mangiano studiano e vivono nello stesso posto, a volte fanno lezione nella stanza dove dormono i fratelli e non possono parlare a voce alta per non disturbarli o non disturbare la mamma che sta lavorando. Abbiamo riscontrato tanti casi anche di rifiuto della didattica a distanza. Per citarne uno, le racconto quello di una ragazza che si rifiutava di accendere la telecamera ed era scomparsa dal sistema. Il tentativo di fare da mediazione tra lei, la famiglia e la scuola, ha dato ottimi frutti. Per i ragazzi con disabilità, poi, è un momento ancora più duro. Costretti a casa, hanno interrotto la quotidianità del loro impegno lavorativo qui da noi: Le attività legate a Contrada degli Artigiani, la nostra cooperativa B, purtroppo, hanno dovuto interrompere. Da alcune settimane fortunatamente abbiamo potuto riaprire, lentamente e con tulle le fatiche che il nuovo contesto comporta, ma abbiamo ricominciato a lavorare”.

Fase post COVID: Come il progetto DI BELLEZZA SI VIVE può essere una risposta ai bisogni nella “fase tre”. Che cambiamento perseguite, che visione avete?

“Il progetto avrà efficacia perché fin dall’inizio abbiamo voluto legare profondamente la questione della bellezza al reale. Oggi e anche domani avremo sempre più bisogno di comprendere la realtà. Cosa ci lascerà questo periodo? In molti parlano di una rivoluzione tecnologica, nuove forme di socialità, di economia.. ma io non credo che questo sarà l’esito maggiormente significativo di quanto sta accadendo. Sono certo invece che aumenteranno sempre più le disuguaglianze, cosa che già si osserva, e nel frattempo aumenterà l’esigenza di comprendere la realtà, l’elemento che è proprio dell’educazione. I bambini continueranno a portare agli adulti una domanda di senso delle cose che incontrano (senso nella sua duplice accezione, di significato e di direzione da prendere) e il progetto andrà proprio a inserirsi in questa richiesta. Ecco, In un certo senso, dopo il Covid-19, Di Bellezza Si Vive, trova un significato ancora maggiore”.

LA STORIA DI COMETA

“Cometa’ nasce nel 1986 per l’accoglienza di un bambino sieropositivo che nessuno voleva. Negli anni è divenuta casa per centinaia di bambini, ragazzi, educatori, volontari, professionisti e sostenitori. “È luogo dove si cresce, si studia, si lavora e s’impara attraverso l’esperienza. Il metodo è la passione per la vita, motore delle energie affettive e cognitive di ciascuno. Accoglienza, Educazione, Lavoro: questo è ciò in cui Cometa crede e che mette in pratica con costanza, ogni giorno.

I PROGETTI

Cometa “è una realtà dinamica che va a riattivare la curiosità dell’altro- continua il responsabile progetti dell’associazione- affinché diventi protagonista della sua vita. Non ci fermiamo mai, neanche in questo momento di emergenza Covid-19 in cui tutto il terzo settore è stato colpito. Le nostre attività sono sospese e la quotidianità dei nostri ragazzi è stata sconvolta; per questo motivo ci siamo mossi in 4 direzioni. Prima di tutto abbiamo cercato di rispondere ai bisogni concreti: abbiamo ricevuto richieste di famiglie non più per i bambini ma per la spesa e quindi ci siamo adoperati al meglio. Poi, per quanto riguarda i compiti, un gruppo di educatori, sin da subito, ha sostenuto i ragazzi portando loro pc, tablet e materiale didattico per poter seguire le lezioni scolastiche. Abbiamo cercato, poi, di mantenere la quotidianità e la stabilità delle relazioni anche nella distanza attraverso un blog con cui facciamo compagnia ai bambini. Infine, abbiamo curato i compleanni dei bambini per rendere diverso il giorno che ti rende unico e irripetibile: il fatto che tutti si colleghino per farti gli auguri è bellissimo”. “Ricostruire i legami sociali per il bene di tutti, instaurare relazioni non solo tra i soggetti ma anche con le strutture con cui si interagisce, creare legami per permettere lo sviluppo dei ragazzi alla vita adulta, è una nostra responsabilità” conclude Garbagna.

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