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Nella Lega prime crepe, Capitan Salvini si gioca la leadership

L'editoriale del direttore Nico Perrone per DireOggi

Pubblicato:22-05-2019 14:55
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:30

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Non si era mai visto prima. Parlava Capitan Salvini e tutti nella Lega facevano sì con il capo. Oggi non più, a cominciare dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti, pezzo da novanta del partito, che ormai da giorni detta una linea che non coincide anzi è in aperto contrasto con il leader Matteo Salvini. Mentre questi spiega e rispiega che il Governo andrà avanti qualsiasi sia il risultato delle prossime Europee, Giorgetti davanti alla stampa estera ribadisce che questo Governo così non va avanti. Una divisione netta, che oggi emerge e fa discutere.

«Salvini – spiega una fonte qualificata della Lega lombarda – in questa campagna elettorale ha mandato in giro solo peones e se l’è fatta praticamente in solitaria. Proprio perché voleva la massima garanzia che non emergessero posizioni diverse. Oggi Giorgetti ha detto basta, la vecchia guardia si sta ricompattando e aspettano Salvini al varco o si preparano per quello che potrebbe accadere alla Lega». Cosa si teme? «Qui al Nord si avverte il rischio di una iniziativa giudiziaria che potrebbe colpire la Lega direttamente… non solo questo, che la Lega nei suoi territori storici possa perdere molti consensi. Questo crea allarme e fa sì che si cominci a riposizionarsi».

Ci sono segnali di questa insofferenza: Zaia, governatore del Veneto che minaccia la piazza se il M5S, quindi il Governo, non darà via libera all’Autonomia del Nord; l’insofferenza del governatore della Lombardia preoccupato dai segnali che arrivano dai territori; il ‘bravo Giorgetti’ venuto dall’ex leader della Lega, Roberto Maroni, che fino a ieri con il Sottosegretario litigava. Ce n’è per mettere sotto pressione Capitan Salvini, che non avrà vita facile se alle Europee non arriverà almeno a quota 30%. Sul fronte del M5S i ‘grillini’ se la ridono, e rincarano: «Oggi all’assemblea di Confindustria c’eravamo solo noi, nessun big della Lega. Le imprese hanno attaccato proprio i leghisti mentre con noi hanno usato parole al miele».


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