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Battere la fame? Ifad: “Focus su giovani e clima” VIDEO

Gilbert Fossoun Houngbo da febbraio e' il nuovo direttore dell'Ifad. Alla DIRE spiega tutte le novità

Pubblicato:22-05-2017 15:18
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:15

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ROMA  – Proseguire la lotta alla fame nel mondo, dando ora la priorita’ a programmi che scommettano sui giovani – soprattutto delle comunita’ indigene – nonche’ sull’agricoltura intelligente, un sistema che concilia le necessita’ della produzione con il rispetto dell’ambiente, anche per prevenire i cambiamenti climatici. Queste le principali novita’ che Gilbert Fossoun Houngbo ha spiegato all’agenzia DIRE, a margine dell’incontro di giovedi’ scorso in Farnesina ‘Costruire un sistema alimentare sostenibile nel 21esimo secolo: l’alternativa agroecologica’, organizzato dall’International panel of experts on sustainable systems – Ipes Food, in collaborazione con il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale.

Houngbo da febbraio e’ il nuovo direttore dell’Ifad, il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, un’agenzia delle Nazioni Unite. Alla DIRE delinea le priorita’ del suo nuovo incarico.


LA LINEA DELL’IFAD

“La politica dell’Ifad e’ semplice: aumentare la nostra capacita’ di intervento per rispondere alla fame tra le popolazioni piu’ povere e vulnerabili, e nei Paesi a basso reddito – sulla scia dell’ottimo lavoro compiuto negli ultimi anni – aggiungendo adesso la questione dei giovani: vogliamo creare opportunita’ di lavoro soprattutto nelle zone rurali, perche’ lo consideriamo un elemento fondamentale”.


In testa anche la promozione “dell’agricoltura intelligente”.

Da oggi fine alla fine del 2018 “tutti i programmi di intervento dell’Ifad saranno integrati dalla dimensione del rispetto dell’ambiente e del cambiamento climatico, della produzione organica, soprattutto nelle zone dei popoli indigeni. Continueremo a collaborare con le altre organizzazioni partner come la Fao – assicura il direttore Ifad – per proseguire i programmi di nutrizione, e cosi’ per portare gli interventi dell’Ifad su scala globale”.

Dall’incontro di Roma sono emersi due dati in forte contrasto tra di loro. Se da un lato si produce molto piu’ cibo di quanto non sia necessario, nel mondo 795 milioni di persone soffre la fame, la meta’ delle quali sono agricoltori.

D’altro canto l’obesita‘ tocca ben 1,9 milioni di persone, mentre due milioni consumano una dieta povera di nutrienti. La chiave per correggere questo squilibrio sta nel promuovere un metodo nuovo, che favorisca la diversificazione della produzione senza lasciare indietro i piccoli produttori.


“Oggi lo sviluppo in se’, e quello agricolo in particolare, non e’ piu’ in aperta contraddizione con le istanze ambientali”, prosegue Gilbert Fossoun Houngbo.

“Noi vogliamo davvero che lo sviluppo sia sostenibile”, e per ottenere questo “bisogna cominciare dalla formazione degli agricoltori sulle pratiche piu’ moderne e rispettose degli ecosistemi, che consentono di aumentare la produzione senza intaccare la qualita’, e rispondendo al tempo stesso alla sicurezza alimentare. Il ruolo di tecnologia e ricerca scientifica in questo sono centrale. La nostra speranza e’ quella di avere piu’ dati per mettere a punto modi piu’ intelligenti di utilizzo dell’acqua e dei fertilizzanti, o per incoraggiare le colture biologiche”.


LA SITUAZIONE DEL TOGO

Gilbert Fossoun Houngbo, tra i vari incarichi ricoperti prima di diventare direttore dell’Ifad, e’ stato dal 2008 al 2012 primo ministro del Togo, Paese da molti considerato tra i piu’ importanti nel settore agroalimentare dell’Ecowas, la Comunita’ economica degli Stati dell’Africa occidentale.

“Oggi nel mio paese non esiste piu’ il problema della fame – spiega ancora l’ex premier – ma in questo momento la produzione e’ sufficiente o eccede per alcuni prodotti, ma non per altri, come ad esempio la soia. Altri sforzi vanno quindi compiuti per colmare il deficit. Per il Togo, come per l’insieme dei paesi dell’Ecowas – prosegue il direttore dell’Ifad – la sfida e’ garantire la sicurezza alimentare a livello nazionale e a livello regionale. In questo senso il mio Paese ha sempre collaborato con istituzioni come Ifad, Fao e Banca mondiale, per sviluppare prima di tutto una politica agricola coerente. L’obiettivo oggi e’ raggiungere l’autosufficienza alimentare e quindi poter esportare. Il prossimo step e’ la creazioni di poli agricoli, per far si’ che l’agricoltura da mezzo di sussistenza diventi uno strumento di creazione di reddito decente per i coltivatori”.

di Alessandra Fabbretti, giornalista

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