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Report del Consiglio grande e generale del 22 maggio – Seduta mattutina

SAN MARINO - I lavori consiliari riprendono in mattinata concludendo il dibattito sulle ultime cinque istanze d'Arengo

Pubblicato:22-05-2017 13:21
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:15

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SAN MARINO – I lavori consiliari riprendono in mattinata concludendo il dibattito sulle ultime cinque istanze d’Arengo rimaste all’Ordine del giorno, dedicate al tema previdenziale, istanze che vengono infine tutte respinte. L’ultimo ad intervenire nel dibattito è il segretario di Stato Guerrino Zanotti, in sostituzione di Franco Santi, segretario di Stato per la Sanità, assente per impegni istituzionali a Ginevra. Zanotti conferma l’orientamento del governo contrario alle 5 istanze e l’impegno di inserire le problematiche sollevate in una “cornice più ampia di riforma del sistema previdenziale in approntamento in questi mesi”. Dalla minoranza, Pasquale Valentini, Pdcs, concorda con la necessità di affrontare le problematiche sollevate “non singolarmente, ma all’interno di un quadro di riforma del sistema pensionistico”. Infine le istanze sono messe al voto, finendo tutte e 5 respinte a larga maggioranza. In dettaglio:

– L’istanza n. 39. Perché la contribuzione fiscale a fini pensionistici sia proporzionata alla pensione reale da percepire e che i versamenti eccedenti al tetto vengano restituiti ai contribuenti interessati. Respinta con 43 voti contrari, 3 a favore e 1 astenuto.

– n. 40. Perché – su richiesta e se non presente in graduatoria personale medico con le stesse caratteristiche – a tutto il corpo sanitario sammarinese sia possibile richiedere di rimanere in servizio sino al compimento del 67° anno di età. Respinta con 40 voti contrari, 5 favorevoli e 2 astenuti.
– n. 41. Per l’introduzione della possibilità di riscatto degli anni di laurea universitaria a fini pensionistici e per una rivalutazione più congrua del valore del riscatto Respinta con 39 voti contrari, 3 favorevoli e 5 astenuti.
– n.42. Perché la contribuzione fiscale a fini pensionistici sia proporzionata alla pensione reale da percepire e che i versamenti eccedenti al tetto vengano restituiti ai contribuenti interessati o – alternativamente – perché a chi al momento del pensionamento veda la propria pensione decurtata in funzione del tetto, sia consentito affiancare al percepimento della pensione anche l’esercizio di una forma di attività professionale regolamentata. Respinta con 37 voti contrari, 6 favorevoli e 4 astenuti.
– n.43. Perché l’attuale tetto alle pensioni sia trasformato in una decurtazione percentuale uguale per tutte le pensioni. Respinta con 35 voti contrari, 6 favorevoli e 4 astenuti.


L’Aula passa poi ad affrontare quindi il comma 6, l’esame in prima lettura di due progetti di legge dedicati al tema dello sviluppo: il Pdl presentato dal segretario di Stato Andrea Zafferani “Modifiche e integrazioni alle norme in materia di sostegno allo sviluppo economico” e quello a firma del gruppo consigliare Pdcs, “Provvedimenti atti a sostenere lo sviluppo economico”. Nel corso del dibattito i consiglieri di minoranza rilevano i punti deboli della proposta dell’esecutivo, sottolineano le forti critiche ricevute sia da sindacati sia dalle categorie economiche, quelli di maggioranza invece rimarcano i punti di forza, primo fra tutti la capacità di dare risposte al problema dell’occupazione interna. “Oggi viene presentato un progetto di legge che dovrebbe dare delle prime risposte urgenti- spiega infatti Eva Guidi di Ssd- cui dovrà seguire un intervento più organico”. Sempre dalla maggioranza, più voci si alzano in favore del confronto in commissione tra i due progetti di legge presentati oggi: “E’ bene trovare la sintesi migliore- auspica Luca Santolini, C10- spero il confronto si faccia in modo costruttivo”. E ancora, Lorenzo Lonfernini, Rf estende l’invito al dialogo fuori dall’Aula: “Nè governo, né maggioranza hanno volontà di andare a testa bassa, eludendo il confronto con gli attori chiamati in causa”. Dall’opposizione, il Pdcs coglie con favore la disponibilità annunciata dalla maggioranza, Francesco Mussoni si dice favorevole a lavorare su una sintesi dei due pdl in Commissione, ma invita “a guardare un po’ oltre” i confini del Paese nella redazione della normativa. “Esprimo preoccupazione- puntualizza infatti- sulla norma riscritta sui frontalieri, credo vada rivista, non sono così sereno sulla sua tenuta nel rapporto bilaterale e nell’accordo con l’Ue”. I consiglieri di Rete portano in Aula dubbi e perplessità su entrambe le proposte di legge: Gian Matteo Zeppa punta il dito sugli ulteriori incentivi concessi alle imprese, per Marianna Bucci occorreva “più coraggio”, Davide Forcellini punta il dito contro la concessione di residenze non accompagnata da riscontri sui possibili impatti interni. Infine per Alessandro Mancini, Ps, il Pdl del governo rischia di generare ulteriore confusione e burocrazia: “L’esigenza politica di portarlo in aula solo a fronte dell’impegno preso con gli elettori- stigmatizza- andava valutato diversamente”.
Il dibattito sui due progetti di legge per lo Sviluppo proseguirà nella seduta pomeridiana.

Di seguito un estratto degli interventi della mattina.

Comma 6. Progetto di legge “Provvedimenti atti a sostenere lo sviluppo economico” presentato in 1^ lettura dal gruppo del Pdcs; Progetto di legge “Modifiche e integrazioni alle norme in materia di sostegno allo sviluppo economico”. Presentato in 1^ lettura dal governo.

Andrea Zafferani, segretario di Stato per l’Industria, il Commercio, l’Artigianato e il Lavoro dà lettura della relazione al Pdl:
Il progetto di legge che andiamo a presentare, intitolato “Modifiche e integrazioni alle norme in materia di sostegno allo sviluppo economico”, contiene alcuni interventi ritenuti prioritari dalla coalizione Adesso.sm e resi noti già prima delle elezioni nel programma di Governo per i primi 6 mesi di legislatura.
4 in particolare meritano menzione, che citiamo testualmente: – dare alle imprese la possibilità di assumere la persona che si ritiene più idonea, definendo un quadro di incentivi e disincentivi che favoriscano l’assunzione di lavoratori residenti e di categorie “deboli”; – sviluppo di un piano di incentivazione fiscale e contributiva per le imprese già esistenti, legata alla messa in campo di comportamenti virtuosi (occupazione interna, investimento in ricerca e sviluppo, innovazioni in campo ambientale ed energetico, ecc. .. ); – creazione di una forma di residenza senza costi per il welfare pubblico dedicata ai piccoli investitori che aprono una impresa a San Marino e occupano lavoratori residenti in territorio; rafforzare gli incentivi al part-time imprenditoriale, cioè la possibilità di avviare un’impresa mantenendo a part-time la propria occupazione;
Obiettivi che ovviamente fanno parte del programma di governo per la legislatura, ma che sono stati ritenuti prioritari da Adesso.sm per dare migliori condizioni e competitività alle imprese stesse.

LIBERALIZZAZIONI E INCENTIVI. Rispetto al punto l, gli articoli 2, 4, 5 e 6 della presente legge pongono in essere importanti cambiamenti nel nostro mercato del lavoro, in tre passaggi: si consente alle imprese la comunicazione nominativa anche dell’assunzione di lavoratori non iscrrtti alle liste di avviamento al lavoro, così come già avviene per gli iscritti alle liste, semplificando anche le procedure per l’avvio al lavoro di lavoratori non iscritti alle liste: in tal senso si introduce quindi nel sistema la possibilità per le aziende di assumere sempre, con facilità, la persona che si ritiene più idonea per poter sviluppare la propria attività nel migliore dei modi.Si introduce poi un meccanismo incentivante per l’assunzione di personale iscritto alle liste di avviamento al lavoro. L’articolo 2 infatti prevede un incremento dell’aliquota contributiva per il finanziamento della Cassa Ammortizzatori Sociali in modo da riportarla al punto di autofinanziamento che era stato sancito dalla legge 73/2010, da cui ancora oggi siamo molto lontani (come si vede dai dati relativi al 2015). Tuttavia, l’articolo 4 prevede una serie di interventi incentivanti, che configurano un meccanismo di politiche attive del lavoro molto mirato e che vanno a ridurre il costo del lavoro per le imprese rispetto a quanto oggi previsto (aliquota dell’l,9%). Infatti, la proposta prevede un abbassamento dell’aliquota di finanziamento della Cassa Ammortizzatori Sociali per le imprese che assumono lavoratori iscritti alle liste di avviamento al lavoro, con un meccanismo di incentivazione crescente nei primi 3 anni di assunzione e che si stabilizza, dal quarto anno, ad un livello leggermente più basso di quello odierno: l’obiettivo chiaro è quello di facilitare l’assunzione di lavoratori sammarinesi o residenti e quindi ridurre le uscite della Cassa per gli Ammortizzatori Sociali.

Ma la riduzione del costo del lavoro per le imprese ha luogo anche per le assunzioni di lavoratori non iscritti alle liste di avviamento al lavoro fino ad una Quota del 35% dell’organico aziendale: in tal modo, lo Stato supporta le imprese che necessitano di professionalità non reperibili all’interno delle liste, consentendogli l’assunzione libera ed una aliquota contributiva comunque competitiva. Sappiamo infatti che esistono varie professionalità che per molte ragioni non sono presenti all’interno del nostro piccolo mercato e che possono non essere formabili nel breve periodo, per le quali le imprese necessitano di rivolgersi al mercato esterno: il 35% è infatti la soglia che rappresenta esattamente il rapporto oggi esistente nel settore privato fra lavoratori non residenti e quelli residenti (pari al 34,8% per la precisione). La logica è chiara: assunzioni libere per le imprese senza vincoli burocratici rigidi e lungaggini compensate però da politiche contributive incentivanti per l’assunzione di lavoratori iscritti alle liste di avviamento al lavoro. Cosa che, finalmente, può anche favorire le politiche di formazione interna all’impresa in tutti i casi in cui ciò sia possibile, piuttosto che il semplice ricorso a personale non residente: sarà semplicemente interesse dell’impresa assumere un lavoratore residente perché godrà di un importante incentivo economico. Sono previsti incentivi ancora più forti per l’assunzione di categorie “deboli” del mercato, quali inoccupati o disoccupati continuativamente da almeno tre mesi che non percepiscono ammortizzatori sociali, lavoratori disoccupati continuativamente da almeno un mese con età anagrafica superiore a 50 anni che non percepiscono ammortizzatori sociali, donne in reinserimento lavorativo dopo la maternità o l’adozione, fino al terzo anno del bambino, lavoratori con una invalidità certificata superiore al 40%: per loro l’aliquota contributiva è azzerata ed in più sono previsti incentivi a carico della Cassa per gli Ammortizzatori Sociali che ne rendano ancor più conveniente l’impiego.

PARIFICAZIONE DELLE CONDIZIONI NORMATIVE TRA TUTTI I LAVORATORI. Le norme di cui all’art.2 e all’art.4 in materia di nuove aliquote valgono solo per le nuove assunzioni effettuate a partire dall’entrata in vigore della presente legge, ad esclusione dei rinnovi di permessi già concessi, facendo quindi salve le scelte aziendali fatte in pendenza di una normativa differente. Questa scelta, peraltro, favorisce il mantenimento nel posto di lavoro dei lavoratori non iscritti alle liste di avviamento al lavoro attualmente impiegati nelle aziende, che rimangono sottoposti all’aliquota contributiva precedente (a prescindere che la loro azienda abbia più o meno del 35% di lavoratori non iscritti alle liste). Questo tema non è irrilevante nel momento in cui si compie la scelta, all’art.6 comma 2 della presente proposta di legge, di procedere alla parificazione normativa fra tutti i lavoratori, iscritti e non iscritti alle liste: che significa la possibilità anche per i non residenti di essere assunti a tempo indeterminato o vedersi trasformare il contratto a tempo indeterminato dopo 18 mesi di lavoro presso la stessa impresa, come previsto per i lavoratori sammarinesi o residenti. Tema posto a più riprese negli anni da varie organizzazioni, in particolare quelle sindacali, e che necessita di essere sancito in una legge dello Stato. L’entrata in vigore di questa disposizione è subordinata alla ratifica di apposita intesa con il Paese di residenza del lavoratore non iscritto alle liste di avviamento al lavoro, che preveda anche le regole per il trattamento economico e normativo dei periodi di disoccupazione. È evidente infatti che se parificazione deve essere, lo deve essere a tutti i livelli, compreso negli importi degli ammortizzatori sociali, nella sottoscrizione del Patto di Servizio e nella disponibilità del lavoratore non residente a svolgere lavori socialmente utili, fare corsi di formazione, accettare proposte occupazionali, ecc… come avviene per i lavoratori sammarinesi o residenti. Come noto oggi l’accordo vigente, in particolare con la Repubblica italiana, impone a San Marino di pagare sussidi senza poter esercitare alcun controllo sulle attività che il disoccupato svolge, e questa situazione ovviamente deve essere cambiata nel momento in cui si va verso una parificazione dei trattamenti. Il tema della parificazione normativa fra lavoratori, peraltro, è un elemento che può favorire l’occupazione di sammarinesi o residenti, giacché il fatto di poter assumere lavoratori non residenti con regole più flessibili è una ulteriore spinta per le imprese a ricercare questo tipo di manodopera. E quindi è senz’altro un elemento da perseguire. Il medesimo articolo 6, al comma l, prevede ovviamente la revisione del Decreto 169/2005, che ad oggi prevede regole precise per l’assunzione di non residenti (come la preventiva verifica della presenza di residenti nelle liste per la medesima occupazione o l’obbligo di assumere lavoratori frontalieri a tempo determinato) che non sarebbero più in linea con le nuove disposizioni.
Infine, sempre l’articolo 6, al comma 3, prevede un intervento della Commissione per il Lavoro nella verifica del corretto inquadramento contrattuale dei lavoratori, qualora vi siano elementi che facciano pensare ad un ingiustificato sotto inquadramento. (….)

CREDITI D’IMPOSTA PER COMPORTAMENTI VIRTUOSI Quanto al punto 2 del programma di Governo dei primi mesi di legislatura richiamato in premessa, gli articoli 1 e 3 danno una prima parziale risposta rispetto a questo tema. Infatti, si vanno a modificare gli articoli 69 e 70 della riforma tributaria del 2013 andando ad introdurre un meccanismo di sostegno fiscale, tramite crediti d’imposta, alle imprese che hanno alle loro dipendenze o vanno ad assumere lavoratori iscritti nelle liste di avviamento al lavoro. All’articolo l, che modifica l’art.69 della legge tributaria, si prevede che non si parli più di riduzione della base imponibile ma di credito d’imposta, in modo da uniformare i due meccanismi che si andranno a creare con la modifica dell’art.70.
Si precisa poi meglio cosa si debba intendere per “numero medio di lavoratori dipendenti occupati”, precisando che sia la somma algebrica dei dipendenti subordinati assunti dalle liste di avviamento al lavoro, con contratto a tempo indeterminato o a tempo determinato di almeno dodici mesi, e dei dipendenti subordinati assunti al di fuori delle liste di avviamento al lavoro, a prescindere dalla durata del contratto. Somma che poi viene ponderata per il numero di mesi dell’anno in cui i lavoratori risultano alle dipendenze dell’operatore economico ed è calcolata per ogni singolo periodo d’imposta. Si precisa poi a partire da quando un lavoratore assunto a tempo determinato con contratto di durata inferiore a 12 mesi entra a far parte del “numero medio” e si dà mandato all’Ufficio del Lavoro di calcolare tempo per tempo questo valore, trasmettendolo all’Ufficio Contributi e all’Ufficio Tributario per l’applicazione di quanto previsto dalla presente legge. L’art, 3, che modifica l’art.70 della normativa fiscale, prevede sostanzialmente 2 ipotesi:
1. la prima ipotesi prevede un credito d’imposta basata su una fotografia del numero medio di lavoratori dipendenti assunti dalle liste di avviamento al lavoro occupati ogni anno: in sostanza, più aumentano i lavoratori assunti dalle liste di avviamento al lavoro nell’organico aziendale più alto è il credito d’imposta di cui l’azienda può godere, purché in quel determinato anno non abbia effettuato una riduzione del numero di lavoratori complessivamente occupati. Di fatto si tratta di una politica di sostegno fiscale costante, valida ogni anno, basata sull’impegno dell’azienda rispetto all’assunzione di lavoratori sammarinesi o residenti.
Si prevede che il credito d’imposta sia ridotto della metà per aziende con un numero di dipendenti inferiore a 5 e che non sia concesso per quelle con un numero inferiore a 2: questo per evitare che i piccoli numeri di dipendenti in organico possano facilmente falsare le percentuali di lavoratori sammarinesi o residenti assunti, generando un credito d’imposta non legato a reali politiche di assunzione.
Si prevede altresì che in caso di assunzione di categorie “deboli” del mercato (definite all’art.3 comma 4), che normalmente faticano a collocarsi e ricollocarsi, ogni assunzione venga computata come due assunzioni nel calcolo del numero medio, aumentando quindi la percentuale di credito d’imposta utilizzabile. Tenendo conto che la grande maggioranza delle imprese sammarinesi hanno meno dì 10 dipendenti, l’effetto incentivante è evidente. Infine, sono previste specifiche categorie di lavoratori, in particolare i soci e gli amministratori della società e tutta una serie di loro parenti o affini, che non possono essere considerate nel numero medio di lavoratori assunti, per ovvie ragioni di possibile aggiramento della ratio della normativa. 2. La seconda ipotesi, alternativa alla prima e descritta al comma 6 e successivi, prevede invece un credito d’imposta di diverso (e più elevato ammontare) utilizzabile qualora l’impresa, in un determinato anno, incrementi il numero medio di lavoratori dipendenti occupati di almeno una unità, purché almeno il 50% di essi provenga dalle liste di avviamento al lavoro e ferme restando le esclusioni di cui al comma 5. In questo caso, ad essere premiate maggiormente (con livelli di credito d’imposta più elevate) sono le piccole imprese con numero di dipendenti minore dì 5, per le quali gli incrementi occupazionali e dimensionali sono più complessi e maggiormente da incentivare.Sono previsti, anche in questo caso, crediiti d’imposta di ammontare più elevato per l’assunzione delle categorie “deboli” definite, nonché delle soglie massime del credito d’imposta erogabile. In tale caso il credito d’imposta può essere goduto, su opzione dell’impresa, in sede di presentazione della dichiarazione dei redditi per l’esercizio in cui avviene l’incremento o entro i due esercizi fiscali successivi: essendo infatti legati all’incremento occupazionale realizzato in un determinato periodo, necessita di un limite per il suo godimento. In sostanza il primo meccanismo prevede un credito d’imposta (più basso) basato ogni anno sulla fotografia dei lavoratori iscritti alle liste di avviamento al lavoro assunti ed utilizzabile solo in caso che il personale non sia stato ridotto. Il secondo meccanismo prevede un credito d’imposta (più alto) per gli incrementi occupazionali realizzati in un determinato anno, ed è usufruibile entro i successivi due esercizi. Anche le aliquote previste in questo articolo saranno modificabili con Decreto Delegato, in base a quello che succederà sul mercato del lavoro, il cui andamento come detto sarà strettamente monitorato nel corso dei mesi.

RESIDENZA PER MOTIVI ECONOMICI
L’obiettivo, era la “creazione di una forma di residenza senza costi per il welfare pubblico dedicata ai piccoli investitori che aprono una impresa a San Marino e occupano lavoratori residenti in territorio” ed infatti l’articolo 7 della legge introduce la “Residenza per motivi economici”, che viene concessa al titolare dell’impresa individuale oppure in caso di attività d’impresa svolta in forma societaria, alla persona fisica che detiene la percentuale maggiore di capitale sociale. La concessione di residenza, ed il suo mantenimento, è legata, nel caso di nuove imprese, all’assunzione di almeno 1 lavoratore dipendente dalle liste di avviamento al lavoro o, nel caso di assunzione dì un numero maggiore di lavoratori, al fatto che almeno il 50% di questi provenga dalle liste di avviamento al lavoro. Questo per i settori da incentivare, che saranno individuati con Decreto Delegato come previsto al comma 4: si precisa che si intende trovare una modalità per definire in maniera precisa questi settori, evitando diciture generiche come quelle previste all’art.1 del Decreto 63/2014 (Decreto emesso in attuazione della Legge 71/2013, la cosiddetta legge sullo sviluppo), che obbligherebbero a creare altre commissioni di valutazione discrezionale che non vogliamo. In linea di massima, i settori saranno quelli previsti nel programma di Governo della coalizione Adesso.sm come settori da far crescere nel territorio della Repubblica. Ci impegnamo a consegnare bozza di decreto in Commissione tra prima e seconda lettura. Per gli altri settori, il requisito occupazionale per poter ottenere la residenza viene elevato a 3 dipendenti assunti dalle liste di avviamento al lavoro fermo restando che, nel caso di assunzione di un numero maggiore di lavoratori, almeno il 50% di questi deve provenire dalle liste di avviamento al lavoro.
Si parla sempre di dipendenti assunti a tempo pieno e si prevede anche, al comma 16, che con Decreto Delegato siano eventualmente elencati i settori economici per i quali, per ragioni di eccessiva saturazione di mercato, di eccessivo carico urbanistico o per altre ragioni di politica economica, non possa in nessun caso essere ottenuta la residenza per motivi economici. Nel caso di una attività economica già esistente, si può comunque ottenere la residenza se vengono rispettati i parametri sopra descritti.
Il comma 5 elenca 3 cause, compresa quella della presenza di debiti con lo Stato superiori a 20 mila euro in capo all’impresa o a società controllate dal socio residente, all’avverarsi delle quali occorre regolarizzare la propria posizione oppure scatta la revoca della licenza. Ed in tal caso, come previsto al comma 7, il coniuge o i parenti di primo grado che intendano svolgere una attività sostanzialmente equivalente, eventualmente, non potranno ottenere la residenza qualora aprissero una attività: norma, questa, creata con l’evidente scopo di evitare abusi e distorsioni delle norme e che potrà essere estesa anche ad altre fattispecie di concessione della licenza. La residenza, che prevede ovviamente la possibìlìtà di ricongiungimenti familiari di cui al comma 8, non dà titolo di accesso alle prestazioni sociali e sanitarie, per le quali è richiesta la stipula di una polizza assicurativa con copertura annua minima di 30.000€, e prevede il pagamento di una somma annua pro capite a titolo di contributo per le prestazioni degli altri servizi sociali e di pubblica utilità (comma 9). In questo caso, quindi, si sancisce l’assenza di costi per il welfare pubblico, come previsto dal programma di Governo. Inoltre, al comma 10 è richiesta la presentazione di una fideiussione bancaria o assicurativa di importo almeno pari a 75 mila euro, che entro un anno dovrà essere sostituita dall’acquisto di un immobile, da destinare ad abitazione di residenza dell’imprenditore o a sede dell’attività economica, di valore almeno pari all’importo della fideiussione, su cui lo Stato iscriverà privilegio. Fideiussione o immobile fungeranno da garanzia per eventuali debiti di natura fiscale o contributiva, oppure per il pagamento delle eventuali retribuzioni non godute dai lavoratori, in caso di chiusura dell’impresa (comma 11). La residenza per motivi economici si intende consolidata dopo 10 anni ed il provvedimento di consolidamento si estende anche al nucleo familiare del soggetto beneficiario (comma 13). Il comma 15 prevede il contingentamento di queste residenze (50 all’anno, cifra modificabile con Decreto Delegato) ed il comma 17 prevede infine una costante informativa alla Commissione Affari Esteri sull’andamento di questo genere di residenze. (…).

TITOLO V DELLA NORMA: REVISIONE LEGGE 71/2014. II titolo V della norma, infine, in particolare tramite l’articolo 19, dà risposta ad un altro punto importante del programma dì Governo dei primi 6 mesi di Adesso.sm: rendere crescenti nel tempo gli incentivi all’occupazione per premiare, anche economicamente, quelle imprese che investono sul lavoratore nel corso degli anni, mettendo sullo stesso piano i lavoratori con e senza ammortizzatori sociali. Un impegno importante e atteso, che consente di ridurre il fenomeno che da qualche anno il nostro Paese vive: quello della presenza di 2 mercati, quello dei disoccupati con ammortizzatori (che hanno possibilità di ricollocarsi perché si portano una “dote”, tramite gli incentivi di cui possono godere le imprese che lì assumono) e quello dei disoccupati senza ammortizzatori (che hanno grandi difficoltà a ricollocarsi perché non hanno alcuna dote da portarsi dietro).
Ed inoltre, opera per ridurre il fenomeno che oggi avviene a causa della struttura degli incentivi (altissimi all’inizio e poi progressivamente più bassi fino ad azzerarsi dopo 18 mesi), e cioè il fenomeno del turnover dei lavoratori, dovuto al fatto che le imprese cercano sempre nuovi lavoratori da avviare con la “dote”, con gli incentivi. L’articolo 19 della legge rivede questa struttura prevedendo, per i lavoratori iscritti alle liste di avviamento al lavoro: 1. incentivi crescenti nel tempo e pari al 2% nel primo anno di assunzione, al 4% nel secondo anno di assunzione e al 6% nel terzo anno di assunzione: questo stimolerà le aziende a mantenere nel tempo in organico il lavoratore, ad investire su di lui, per poter godere dell’incentivo crescente nel tempo, evitando il turnover; 2. incentivi uguali per tutti i lavoratori: di fatto l’intervento si configura come un’opera di riduzione del costo del lavoro per le imprese per le assunzioni di lavoratori residenti crescente nel tempo, che eviterà la creazione dei 2 mercati sopra descritti. È previsto in più uno sgravio contributivo (abbassato al 20%, vista la situazione dei fondi previdenziali) per 3 anni; ed è sancito che in caso di assunzione a tempo determinato è riconosciuto soltanto il 50% dell’incentivo, fermo restando che se il datore di lavoro non trasforma entro 6 mesi il contratto in un contratto a tempo indeterminato, perderà il diritto all’erogazione dei successivi incentivi. Crediamo che l’interesse a mantenere in organico il lavoratore sia importante dal momento che si passerebbe da un incentivo del 1% ad un incentivo potenziale del 6% nel terzo anno dì assunzione.
Per le categorie “deboli” del mercato del lavoro, già definite in precedenza, tutti gli incentivi sono aumentati del 10% al fine di favorirne l’occupazione. Le aliquote, le soglie, le procedure e le limitazioni possono essere anche qui modificate con Decreto Delegato sulla base dell’andamento delle liste di avviamento al lavoro.
Di fatto questo articolo 19, con queste nuove caratteristiche, riassume gli articoli 7, 8 e 9 della legge 71/2014 andando a creare anche un’opera di semplificazione normativa.
Così come si parla di semplificazione normativa per gli articoli 17 e 18, che rivedono e riuniscono gli articoli 3, 4, 5 e 6 della legge 71/2014 in materia di apprendistato. Non vi sono novità sostanziali in questi articoli se non appunto una unificazione delle logiche che sottendono i vari articoli precedenti sull’apprendistato, evitando differenziazioni basati sulle caratteristiche di età o sulle condizioni occupazionali precedenti del lavoratore. Tra le novità si segnala che:

  1. la retribuzione è ridotta per 2 anni, fino ad un massimo del 30% rispetto alle tabelle contrattuali, migliorando notevolmente le condizioni previste rispetto ad alcune delle attuali forme di apprendistato (ed in particolare quelle di cui agli articoli 3 e 4);

  2. è previsto uno sgravio contributivo pari soltanto al 50%, contro il 100% precedente: l’innalzamento al 100% dello sgravio contributivo durante i periodi di apprendistato viene concesso solo alle aziende che assumono coloro che hanno svolto un corso di formazione di secondo livello presso il Centro di Formazione Professionale a seguito dell’indagine condotta annualmente con il “Questionario sui fabbisogni formativi delle imprese” avviato dalla Segreteria di Stato al Lavoro in collaborazione con Il CFP stesso;

  3. l’assunzione è sempre a tempo indeterminato. (…)

CONCLUSIONI. Eccellenze, consiglieri, si ritiene di avere dato spiegazione dei vari punti contenuti all’interno della normativa e di come tale testo attui parte degli impegni che la coalizione Adesso.sm ha preso nei confronti dei cittadini e che ha indicato come prioritari. II testo contiene interventi di cui si discute da molti anni ma su cui la pOlitica non è riuscita a dare risposte. Interventi che, si ritiene, possano semplificare la vita alle imprese, favorire le assunzioni di personale residente, facilitare gli investimenti esteri, ridurre la spesa pubblica e migliorare il processo di incontro fra domanda e offerta di lavoro.

L’augurio è che i passaggi che avranno luogo prima della seconda lettura possano ulteriormente ampliare la portata del testo ed introdurre ulteriori elementi a sostegno dello sviluppo economico, attraverso interventi subito attuabili e capaci di generare un impulso all’economia.In questo senso la Segreteria di Stato si impegna fin da ora a mantenere aperto un ampio confronto sia con le organizzazioni sindacali sia con le associazioni di categoria sia con le forze di opposizione, per far si che il testo possa migliorare ed essere ancora più ricco di idee utili a far crescere il nostro sistema e generare occupazione.

Marco Gatti, Pdcs, dà lettura della relazione illustrativa del Pdl del gruppo Pdcs
E’ un progetto di legge aperto al confronto, nonostante sia frutto del confronto avuto con le associazioni sindacali e datoriali, riteniamo ogni articolo debba essere riconfrontato perché nell’ambito della discussione può essere ulteriormente approfondito. Il Pdl rappresenta per il gruppo del Pdcs un contributo propositivo che ha l’obbiettivo di migliorare una serie di norme che costituiscono una prima risposta per la semplificazione amministrativa e la riduzione del contenzioso interpretativo ed operativo che genera incertezza e rallenta lo sviluppo e la crescita economica del Paese. Il progetto prende spunto dalla constatazione del particolare momento economico che stanno vivendo San Marino e l’Europa. In questa fase di forte recessione infatti sarebbe sbagliato verificare, decontestualizzandoli, i risultati delle norme introdotte in questi ultimi anni per favorire lo sviluppo economico, per poi procedere con l’abrogazione o la sostituzione delle stesse. Si correrebbe il rischio di intervenire su norme che in fasi economiche normalizzate possono essere attrattive ed incentivanti per gli investimenti in Repubblica. Per queste ragioni il gruppo del Pdcs ha inteso intervenire sulle norme vigenti con l’obiettivo di conseguire la migliore sintesi per affinare, correggere e introdurre quanto nella pratica quotidiana ci è stato segnalato come problematico dalla associazioni datoriali e sindacali. Il progetto di legge intende per tanto rispondere a due direttive 1. facilitare e favorire la realizzazione in territorio di nuovi investimenti; 2. facilitare e sostenere l’impresa sammarinese già presente che, in questi anni difficili, ha creduto nelle potenzialità del Paese e ha dimostrato di essere la vera ossatura della nostra economia. (..)
L’articolo 3: non possiamo non constatare che la scelta di vincolare alla Smac Card la certificazione dei ricavi ha prodotto difficoltà organizzative nelle imprese e condizionato a una doppia certificazione dei ricavi quelle aziende che emettono fatture anche verso i privati. La modifica pertanto, senza mettere in discussione l’obbligo di certificazione, introduce per l’operatore la possibilità di scegliere la modalità di certificazione autorizzata dall’amministrazione che più si adatta alla propria struttura aziendale. Nello specifico, potrà optare nell’utilizzo di registratori di cassa collegate al portale Smac dell’ufficio tributario, nell’utilizzo di terminali o strumentazioni elettroniche collegate al portale Smac, o all’emissione di fatture, parcelle o documenti analoghi e trasmissione dei dati al portale Smac. Per gli operatori che operano in locali aperti al pubblico o somministrino alimenti e bevande non è prevista l’ultima opzione. Articolo 5: il pdl si propone la parificazione dell’impegno occupazionale richiesto a tutti i settori a 5 unità (invece di 8) al fine di richiedere benefici richiesti dalla legge sviluppo. Art. 6 su concessione di residenza, si propone l’eliminazione della fidejussione bancaria e la possibilità di prestare garanzia a favore dello Stato con la costituzione di privilegio sull’immobile o in alternativa con garanzia reale su deposito bancario. L’articolo 8 norma il permesso di soggiorno per motivi imprenditoriali e il permesso di soggiorno per residenza elettiva. Il primo si rivolge ad amministratori unici, presidenti di Cda che investono in territorio sammarinese nei settori della produzione di beni e servizi tecnologicamente avanzati, del’economia verde, delle arti e della cultura, (…) che insediano in territorio attività di direzione, sviluppo, marketing, relazioni internazionali, formazione e ricerca. Con questa tipologia di permesso l’imprenditore che soggiorna stabilmente sul territorio sammarinese diventa residente fiscale. Il permesso per residenza elettiva è rivolto allo straniero che intenda investire e soggiornare e che possieda risorse sufficienti a mantenersi autonomamente senza esercitare attività lavorativa subordinata. Condizione per la richiesta è l’acquisto di un immobili per un valore minimo di 500 mila euro o in alternativa un deposito bancario presso un soggetto vigilato sammarinese con una giacenza minima di pari valore da mantenersi per tutta la durata del permesso. Il richiedente deve stipulare una polizza assicurativa a copertura delle eventuali spese socio sanitarie. (…).

Alessandro Mancini, Ps
Sostenere economia presente, nostre aziende e dotarle di strumenti efficaci e innovativi, poter attrarre nuovi investimenti sono i due obiettivi da perseguire per lo sviluppo. Come fare? Quattro le coordinate di indirizzo: un sistema fiscale snello e concorrenziale, un sistema bancario e finanziario che possa sostenere con il credito le imprese, un sistema di regole armonizzate con organismi internazionali, per ultimo degli impianti legislativi snelli con regole chiare e uguali per tutti. Tralascio i primi due argomenti, riforma fiscale in parte ha mantenuto un sistema fiscale leggero, non voglio parlare di banche, sappiamo i problemi, mentre il traguardo della questione europea è lontano. Apprezzo lo sforzo del segretario di portare correttivi ma credo l’impostazione non sia quella giusta, un’impostazione a 360 gradi con cui si modificano altre leggi in materia fiscale, di lavoro..c’è un rimando a decreti e un livello eccessivo di burocrazia. Il mio invito è che tra prima e seconda lettura si possano rivedere in profondità gli obiettivi, avrei preferito tre leggi, fisco, previdenza e riforma del mercato lavoro. Con questo Pdl si genera ulteriore confusione e burocrazia, l’esigenza di politica di portarlo in aula solo a fronte dell’impegno preso con gli elettori andava valutato diversamente. Infine il progetto è stato fortemente criticato sia dai sindacati che dalle categorie economiche, credo ci sia qualcosa che non va.

Luca Santolini, C10
Su questa legge si è sentito di tutto, o è il testo di legge peggiore nella storia della Republica o le critiche sono preventive e strumentali. La maggior parte delle polemiche si sono concentrate sui primi articoli, come quello che è stato inteso come discriminazione tra lavoratori. Il Segretario parla al contrario di superare il blocco di assunzione per i frontalieri, superato spesso ad oggi con scappatoie, parallelamente permettere la stabilizzazione dei frontalieri tramite il rimando a un decreto, ed è quanto chiedono i sindacati da anni. Si otterranno due obiettivi: eliminare discriminazioni nelle assunzioni e tra lavoratori. Un Paese piccolo come San Marino deve per forza mantenere comunque forme di incentivazioni per i suoi residenti. C’è poi abbattimento di aliquota crescente per le aziende che fanno assunzioni: per la maggioro parte dei lavoratori il costo sarà quindi più basso, aumenterà solo per le aziende che assumeranno una percentuali di frontalieri superiore al 35% del totale dei propri dipendenti. Da qui a chiedere il ritiro della legge e passarlo come catastrofe legislativa ne passa di acqua sotto i ponti.
Inoltre, la legge è chiamata ‘legge sviluppo’ perché mantiene molti altri passaggi interessanti, anche in ottica di sburocratizzazione: credito do imposta per aziende “virtuose”, strumenti per evitare alle aziende colloqui inutili, forme di residenze che non pesano sul welfare.. nella progetto di legge del Pdcs c’è una proposta che va in questa direzione, e fra prima e seconda lettura su queste due proposte è bene trovare la sintesi migliore, spero il confronto si faccia in modo costruttivo.

Fabrizio Perrotto, Rf
Oggi viene presentata in Aula una legge di impatto economico e sociale notevole. Adesso.sm ha promesso un cambio di passo nel settore economico. Gli attori del mondo lavorativo e occupazionale devono essere consapevoli della necessità di riforma e di buon senso. Il lavoro è una priorità, le normative emanate nell’ultima legislatura non hanno dato i frutti sperati, non per manifesta incapacità della politica, ma per una serie di fenomeni concomitanti, in primis la recessione economica. Oggi l’impresa non trova ciò che gli serve tramite l’ufficio del lavoro, giusto riformarlo. Mi auguro l’intervento risolva problema di reperimento lavoro. Cosa non ha funzionato nel crocevia di domanda e offerta lavoro? La mancanza di manodopera richiesta, l’eccessiva burocrazia, i colloqui farsa per le imprese, la trafila di lungaggini che allungavano i tempi di assunzione. A chi giovava?

Francesco Mussoni, Pdcs
Ferma disponibilità a trovare sintesi comuni nei due progetti che sono entrambi ‘per il Paese’. Valutazioni generali sul progetto di governo e maggioranza; non ho partecipato alle così dette polemiche ma considerazioni vanno fatte. Non c’è stata concertazione con le opposizioni, ma la presentazione all’ultimo del progetto. Condivisione con gli attori del mercato del lavoro non c’è stata, ho assistito da lettore del giornale le forti contestazioni di associazioni e sindacati sul metodo. Poi questo Pdl ricalca perfettamente le norme esistenti del Paese, non mi si stia a dire che ‘stiamo facendo la rivoluzione copernicana’. Sono norme che vanno in continuità, non è la riforma del mercato lavoro ma una riforma spot. Nel facilitare l’insediamento di imprese nel Paese piuttosto c’è un problema di semplicità di norme e di credibilità, è necessario parlare di efficienza tra pubblico-privato. Manca una visione generale del Paese, abbiamo un’economia internazionale che viaggia veloce, imprenditori che chiedono semplicità e velocità, mi sembra invece che stiamo lavorando ancora dentro casa nostra e che non ci confrontiamo adeguatamente con l’esterno. E in questo esprimo preoccupazione sulla norma riscritta sui frontalieri, credo vada rivista, non sono così sereno sulla sua tenuta nel rapporto bilaterale e nell’accordo con l’Ue. Dobbiamo riflettere il sistema alla luce dell’impostazione del mercato del lavoro che deve tenere conto di un’apertura prevedibile con l’accordo di associazione, certamente tutelando residenti e sammarinesi, ma temo non secondo questa impostazione. Sono favorevole a lavorare su una sintesi dei due pdl in Commissione, il mio consigli è di guardare un po’ oltre.

Nicola Selva, Rf
Il lavoro è una priorità del governo e del paese, Toccare più temi con più progetti di legge avrebbe richiesto tempi molto più lunghi, ma ci sono urgenze e questo Pdl è un primo passo. Sicuramente si può dire che si poteva fare meglio, ma il Segretario ha avuto il merito di affrontare temi che nessuno aveva affrontato prima. Questo governo si fa carico dei veri problemi del Paese e li affronta. Vogliamo anche dare un messaggio forte a chi viene ad investire, al contempo proteggendo occupazione sammarinese. Un esempio arriva dalla concessione di residenze a imprenditori che preferiscono assumere residenti e sammarinesi, seguendo però regole che devono essere ferree, come la fideiussione bancaria obbligatoria o l’acquisto di un immobile a garanzia per lo Stato. Questo testo potrà determinare il rilancio dell’occupazione e la crescita economica, ogni suggerimento in fase di confronto sarà ben accetto.

Elena Tonnini, Rete
E’ sicuramente importante portare una legge sullo sviluppo, ma l’efficienza non è nel rispettare tempistiche quanto nel portare effettivamente legge che abbia calcolato bene gli impatti sul nostro sistema. Ogni critica non può poi essere etichettata come strumentalizzazione. Nella legge vediamo obiettivi molto alti ma non riscontrabili nei suoi impatti. A nostro avviso non è sufficiente continuare a ragionare unicamente sul discorso fiscale e incentivi ad aziende, è necessario ragionare sulle precondizioni. Ben venga il discorso sulla fiscalità ma non solo quello, perché se no diventa solo un gioco al ribasso verso paesi vicini e con fisco concorrenziale, per esempio la vicina Slovenia. Altri elementi determinanti per richiamare le aziende? Infrastrutture tlc quale la fibra ottica attiva. Poi chiarezza e semplicità delle norme e togliere discrezionalità politica nel rilascio nulla osta attività economiche. Quindi agire sulle cause della crisi: per esempio diminuzione consumi. Non è poi un testo unico ma l’imprenditore che viene dovrà leggersi almeno otto leggi, più i decreti citati.

Eva Guidi, Ssd
Siamo di fronte a criticità e le soluzioni da tempo si stanno provando a trovare e ad applicare in un contesto difficile. Per noi priorità è dare risposte ai disoccupati, aumentati da 500 a 1.300 in pochi anni, abbiamo perso il 20% delle nostre imprese e l’accesso alla Cassa integrazione triplicata. Abbiamo bisogno di sostenere lo Stato sociale senza fare tagli allo stato sociale, dando risposte urgenti ai disoccupati: in questo ambito viene presentato un progetto di legge che dovrebbe dare delle prime risposte urgenti cui dovrà seguire un intervento più organico.

Davide Forcellini, Rete
Assistiamo a una campagna dai toni trionfali su una semplice normativa che mira a incentivare imprese fiscalmente, senza dare un progetto più ampio di sviluppo. Questo Pdl prevede un credito di imposta calcolato sui dipendenti, se sono di numero superiore a 5. Come citato da Unas, si penalizzano così le piccole imprese che rappresentano la maggior parte del nostro tessuto economico. Sorge spontaneo chiedersi quindi se il Pdl inciderà solo le grandi imprese e se sarà poco incisivo per il tessuto sammarinese. Tema più delicato è la residenza per motivi economici che è al ribasso, bastano 75 mila euro per averla. Poi si viene a creare uno status di residenze di serie A e di serie B. Possono essere concesse 50 l’anno e dopo 10 anni sarà possibile estenderla ai familiari. Ma sono stati fatti i calcoli di sostenibilità a questo incremento di popolazione?

Gian Matteo Zeppa, Rete
Con questo Pdl ci troviamo di fronte ad altri sgravi e concessioni ad aziende, come se non ne avessero avute abbastanza a San Marino, sono state sempre messe pezze normative a vantaggio di imprenditori e subite da lavoratori. E’ un pdl fortemente contestato sia da sindacati che da categorie perché ognuno ha il suo modo di vedere lo sviluppo e si sarebbe dovuto avere un dialogo che non c’è stato. Concessione di residenze: il governo non ha specificato i settori da incentivare nel futuro decreto. Il part time imprenditoriale allargato a Pa mi preoccupa molto. Chi è quel folle che chiede l’esodo in questo momento sociale?

Lorenzo Lonfernini, Rf
Il Pdl trae le sue ragioni direttamente dal programma di governo. Nè governo, né maggioranza hanno volontà di andare a testa bassa, eludendo il confronto con gli attori chiamati in causa. Ma auspico tutti gli attori leggano attentamente il testo per riportare dibattito in termini più reali. Ho ascoltato i dubbi sul rapporto bilaterale e il negoziato in corso con l’UE, su questo garantisco massima prudenza e rispetto, pur rivendicando la liceità di mettere in campo politiche per rilanciare l’occupazione dei sammarinesi. No a vantaggi solo per il settore manifatturiero, vorremmo rivolgere le nostre attenzioni anche ad altri comparti qualificanti, indicati nel programma di governo. Il Pdl mira a una prima riduzione della burocrazia e a semplificare la vita a imprese e cittadini. Seguiranno altri segnali incisivi.

Mariella Mularoni, Pdcs
Il Progetto del governo è stato fortemente criticato dalle categorie che lo hanno bocciato perché non aiuta a rilanciare sviluppo. Al contrario il progetto del Pdcs è frutto del confronto con chi opera nel settore, nostra priorità è far ripartire l’economia, rendendo il sistema attrattivo anche per imprenditori esterni. Vogliamo fare proposte costruttive anche dall’opposizione. Questo pdl nasce per rilanciare l’economia e consentire la ripresa economica del Paese. Nella nostra proposta introduciamo permessi di soggiorno per imprenditori e la residenza elettiva per chi compra immobili o trasferisce somme nei nostri istituti di credito. Crediamo il Pdl possa rappresentare una risposta importante, considerando che ben poco oggi si stia facendo per lo sviluppo economico. Auspichiamo un confronto per trovare una sintesi comune.

Marianna Bucci, Rete
Ogni nuovo governo in carica ci tiene a portare nei primi mesi di legislatura una legge sullo sviluppo, per poi rinnegarla nella legislatura successiva. Le due proposte oggi in esame vengono chiamate leggi per lo sviluppo ma entrambe non sono testi unici, così creano già ostacolo allo sviluppo incrementando la sovrapposizione normativa. Ci siamo chiesti quali sono i presupposti per sviluppo sostenibile? Chiarezza normativa e fine della discrezionalità del congresso di Stato, chiarezza anche sui settori da incentivare che sono rinviati al congresso e non nell’Aula consiliare, così che la legge per lo sviluppo nei prossimi anni con nuovi futuri governi cambierà ancora. Occorre più coraggio per portare un Pdl su questi temi. Fa ridere sentire la Dc lamentarsi per la mancata condivisione, forza che è maestra nella finta condivisione. Alcuni aspetti positivi, lo studio delle professionalità per esempio lo apprezziamo, ma sono poche cose nella legge che ci piacciono. Sul Part time imprenditoriale, che valutazione è stata fatta su eventuali conflitti di interesse?

Massimo Andrea Ugolini, Pdcs
Apprezzo l’invito alla condivisione dei due testi per arrivare a una sintesi, è un progetto di legge che mette al centro il lavoro, un valore aggiunto per il paese. Noi come Dc abbiamo presentato un testo che mira a migliorare il disposto normativo che ha visto la luce nella precedente legislatura ma che aveva manifestato una serie di limiti e abbiamo così cercato di andare anche incentivare certi settori per sviluppare un’economia sana a San Marino.

Guida Mattia, C10
Il punto da tutti trattato è quello all’articolo 4, ma partiamo dalla condizione di partenza per un’azienda che ha un’aumento di lavoro e la necessità di implementare il numero di dipendenti. Con la legge attuale possono occorrere anche tre mesi per trovare risorse umane con le conseguenze che ne derivano a livello di danno economico. La legge viene incontro alle aziende e allo stesso tempo tutela i lavoratori residenti. E supera la sciagurata divisione tra lavoratore disoccupato di seria A e quello serie B, con e senza incentivi per la loro assunzione. Poi si richiede fideiussone e acquisto di un immobile agli imprenditori esterni per tutelare lo Stato e i dipendenti eventualmente lasciati senza stipendio. Siamo disponibili al confronto con le proposte dell’opposizione, incluso il Pdl del Pdcs. Auspico in Commissione si possa avviare un confronto costruttivo con tutte le forze di opposizione nel Paese, con le forze sociali e datoriali.

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